A Bonn il primo round della “guerra” del finanziamento climatico
Punto principale dell’agenda della COP29, il futuro del finanziamento climatico dovrebbe causare scontri tra paesi ricchi e poveri durante l’incontro intersessionale di Bonn.
di Climainfo
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È iniziato lunedì il 60º incontro degli organi sussidiari (SB60) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) a Bonn. Tradizionale “termometro” dell’andamento delle negoziazioni pre-COP climatiche, l’incontro di quest’anno ha una missione ancora più delicata rispetto ad altre occasioni: gettare le basi affinché i paesi definiscano i nuovi obiettivi di finanziamento climatico a partire dal 2025.
Come ha spiegato la coalizione brasiliana l’Osservatorio del Clima, ci si aspetta che i paesi inizino a dare forma al Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificato (NCQG, in inglese) di finanza, che succederà all’obiettivo promesso – e scarsamente rispettato, secondo un nuovo studio dell’OCSE – dai paesi ricchi nel 2009 di destinare almeno 100 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2020.
Questo nuovo obiettivo deve essere definito nella COP29 di Baku, programmata per novembre in Azerbaigian. Tuttavia, se i paesi non riusciranno a iniziare questo lavoro ora a Bonn, la missione sarà ancora più difficile alla fine dell’anno, con il rischio non insignificante di un collasso nelle negoziazioni.
Lo scenario non è ottimista. Finora, ci sono molte idee e posizioni, ma mancano accordi. Ad esempio, le cifre ipotizzate per il nuovo obiettivo finanziario variano da 1 trilione a 2 trilioni di dollari all’anno fino al 2030, valori molto superiori ai 100 miliardi di dollari annui promessi nel 2009, ma ancora insufficienti per sbloccare l’azione climatica globale in questo decennio.
Le divergenze sono generalizzate: i paesi non sono d’accordo su elementi come le fonti per il finanziamento climatico, i possibili destinatari di questi fondi, la governance dei fondi, la struttura e le modalità del finanziamento e l’entità di queste applicazioni.
Tutto questo sarebbe già difficile in un mondo pacifico, con i paesi che agiscono in modo cooperativo. Nel contesto attuale, segnato dalle tensioni causate dalle guerre in Ucraina e nella Striscia di Gaza e dagli scontri geopolitici tra Stati Uniti, Russia, Cina ed Europa, il compito assume i tratti di un lavoro erculeo.
Il primo giorno della SB60 ha già dato il tono di queste difficoltà. La plenaria di apertura, occasione in cui viene adottata l’agenda di lavoro, non è stata conclusa a causa delle divergenze tra i paesi riguardo a una proposta della Bolivia, che vuole discutere i piani net-zero per i paesi sviluppati entro il 2030.
Un altro problema, ancora più delicato, è la situazione della delegazione russa all’incontro: il governo tedesco non ha concesso il visto a quattro rappresentanti di Mosca accusati di crimini di guerra in Ucraina. Per questo motivo, la Russia ha dichiarato che bloccherà tutte le discussioni a Bonn finché la sua delegazione non sarà completa.
Per approfondire la tematica è possibile leggere tutti gli articoli sul sito di Agenzia di Stampa Giovanile relativi alle coperture delle scorse Conferenze Onu sul Clima, in particolare di Glasgow, Sharm El-Sheikh e Dubai.