Per una città più equa e resiliente – dialogo con Helen Fernández, sindaca di Caracas

Pur occupando solo il 2% della superficie terrestre, le città consumano il 78% dell’energia mondiale e sono responsabili di più del 60% delle emissioni di CO2. Allo stesso tempo, sono tra le aree più esposte agli effetti dei cambiamenti climatici e in particolare a fenomeni come innalzamento del livello del mare, tempeste, uragani e ondate di calore. Il loro ruolo nel combattere il cambiamento climatico e nello sviluppare la resilienza dei settori più vulnerabili della società è quindi fondamentale.
Abbiamo incontrato Helen Fernández, Sindaca di Caracas (Venezuela) qui alla COP 23 e ci ha spiegato perché combattere per l’uguaglianza di genere è importante per costruire città più sostenibili, resilienti ed inclusive.


Perché l’uguaglianza di genere è fondamentale per costruire delle società più resilienti ai cambiamenti climatici?

Se parliamo di eradicare la povertà, le donne sono la metà della popolazione mondiale: se non si fanno politiche veramente dirette all’equità non si riuscirà mai a raggiungere l’obiettivo. Nella lotta ai cambiamenti climatici le donne hanno un ruolo trasversale perché è la donna che cura l’economia della famiglia, è la donna che educa i figli ed è la donna che sta nella strada a difendersi a tutti i livelli. Per questo è importante formare e dare opportunità alla donna perché possa ergersi. Bisogna rompere il paradigma per il quale viene viene prima l’uomo o viene prima la donna, siamo venuti al mondo assieme e ci complementiamo.


Qual è il ruolo delle città nella lotta ai cambiamenti climatici?

Le città crescono e non rispettano limiti. Anche i cambiamenti climatici non conoscono frontiere. E se non lavoriamo per costruire delle buone città che tengano conto del cambiamento climatico, avremo sempre uno squilibrio. Ed è quello che sta vivendo oggigiorno il pianeta. Credo sia cruciale considerare il cambiamento climatico come un impegno fondamentale rispetto al quale le comunità devono essere indirizzate e orientate. Perché abbiamo una responsabilità grandissima verso noi stessi per la nostra qualità di vita, ma molto maggiore con le generazioni future. Sarà nostra la responsabilità di non aver fatto nulla per lasciare loro un pianeta migliore e delle città vivibili e sostenibili.


Da dove nasce il suo interesse per i cambiamenti climatici?

Caracas è una città che ha tutto. Ha biodiversità, acqua, petrolio, ha moltissime ricchezze, l’oro, la bauxite. Caracas ha avuto due premi, come dico io: la sua posizione geopolitica e la ricchezza. Ma per mancanza di responsabilità siamo arrivati alla situazione disastrosa in cui siamo ora, catalogati come un paese in estrema povertà. L’87% della popolazione vive in povertà e di questo 87 il 93% si trova in povertà estrema, pur essendo un paese che possiede tutto per andare avanti. Siamo un paese molto giovane, ci siamo abituati alle cose facili e a vivere della ricchezza generata dal petrolio. E un bel giorno ci siamo trovati a vivere in un regime che violenta i diritti umani. Questo regime ci ha impoverito.

Che insegnamento possiamo trarre dalla lotta e dai momenti difficili che vivono i venezuelani? Che dobbiamo lavorare per l’oggi e per il domani, dobbiamo prepararci per il futuro. Perché potrà esserci un futuro soltanto se gestiamo bene l’acqua – che è una ricchezza che abbiamo ma che non abbiamo saputo sfruttare -, se gestiamo e conserviamo la biodiversità, se conserviamo il verde, gli spazi pubblici. Tutto quello che realmente compete a una città. Se continuiamo a pensare al petrolio, che in 15 anni non ci servirà più a nulla, e non iniziamo a lavorare per un reale cambiamento, non arriveremo mai ad avere il paese che vogliamo.