Il 15 marzo in piazza, una lezione di cittadinanza globale

di Paulo Lima, giornalista, presidente dell’Associazione Viração&Jangada e fellow Ashoka, rete di imprenditori sociali a livello mondiale
Fotografia di Roberta Pisani

“Mi avete rotto i polmoni”. È solo uno delle migliaia di slogan che circolano tra i giovani che il 15 marzo scenderanno in piazza durante la manifestazione organizzata da FridaysForFuture per chiedere una soluzione ai cambiamenti climatici. Un assaggio di ciò che la marcia sarà l’abbiamo avuto l’8 marzo, quando una cinquantina di studenti di superiori e università si sono dati appuntamento in Piazza Duomo di Trento per dipingere la loro protesta su cartelloni riciclati.

Ma non saranno soli, i ragazzi trentini. Migliaia di loro coetanei, sostenuti dai genitori, coloreranno le vie di centinaia di città in più di 80 Paesi. Tutti si ispirano alla sedicenne svedese Greta Thunberg. Dall’agosto 2018, ogni venerdì, Greta non va a scuola: protesta davanti al Parlamento del suo Paese per spronare chi decide del suo futuro ad adottare misure adeguate alla crisi climatica che ci travolge. Alcuni ragazzi trentini l’hanno intervistata durante la Conferenza ONU sul Clima di Katowice grazie al progetto “Visto Climatico” dell’associazione Viração&Jangada. Sono rimasti colpiti dal suo coraggio, dalla sua inquietudine e dalla sua determinazione.

Eh già: il movimento mondiale è partito da un’azione solitaria. Ma ormai coinvolge, preoccupa e sprona moltitudini. Finalmente riconosciuto per quello che è (ossia un fatto scientifico comprovato), il riscaldamento climatico ha impatti così devastanti sull’ecosistema e sull’essere umano che è impossibile da ignorare. L’innalzamento del livello del mare, l’aumento di intensità e frequenza degli eventi meteorologici estremi (come siccità e alluvioni), lo scioglimento accelerato dei ghiacciai marini dell’Artico e di quelli continentali di Groenlandia, Antartide e delle grandi catene montuose come le Alpi sono alcuni degli esempi più lampanti di questi danni. Che ci toccano direttamente, dato che ggi l’estensione dei ghiacci trentini si è ridotta a meno di un terzo del suo massimo – raggiunto a metà ’800.

I ragazzi protestano contro la mancanza di azioni concrete ed efficaci da parte degli adulti. Sanno che il loro presente e il loro futuro sono a rischio. E sono sostenuti dai 21 esperti e scienziati trentini che si occupano di clima e che si sono impegnati a spiegare ai ragazzi, nelle loro scuole, i cambiamenti climatici. “Dobbiamo ascoltare le richieste dei ragazzi, lo dobbiamo per la responsabilità che abbiamo come adulti nell’aver contribuito alle condizioni di un mondo prossimo al collasso a causa del sistema di sviluppo economico che abbiamo sostenuto e che rischia di compromettere il futuro di questi giovani e delle generazioni che verranno”, scrivono nell’appello diffuso sui media locali e sui social.

La protesta e le proposte dei giovani crescono, insieme alla loro consapevolezza che provvedimenti seri debbano essere presi subito e da tutti: singoli, famiglie, comunità, Provincia Autonoma di Trento, governo italiano e Stati firmatari dell’Accordo Globale sul Clima di Parigi. Migliorare la situazione è una responsabilità comune e condivisa.

Coerentemente, i ragazzi chiederanno alla politica trentina una risposta alle questioni connesse all’emergenza climatica: l’accoglienza e la cooperazione internazionale. Già nel 1990, infatti, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) metteva in relazione il clima e le migrazioni umane, definendo le ultime come “uno dei più seri effetti del cambiamento climatico”. Secondo il rapporto Groundswell: Preparing for Internal Climate Migration redatto della Banca Mondale a marzo 2018, nei prossimi 50 anni circa 143 milioni di persone saranno costrette a lasciare le proprie case a causa di siccità, alluvioni, degrado del suolo, desertificazione e innalzamento del mare.

La maggioranza dei partecipanti alla marcia di FridaysForFuture ha partecipato a iniziative e progetti di educazione alla cittadinanza globale promossi dalle organizzazioni trentine di solidarietà e cooperazione internazionale. FArete, il coordinamento di queste organizzazioni, testimonia che studenti e insegnanti del Trentino hanno frequentato più di 2.000 ore di didattica su tematiche come cambiamenti climatici ed altri temi globali.

La marcia del 15 marzo è quindi un’eccellente lezione di cittadinanza globale data dai nostri ragazzi. È anche un’opportunità e un appello per conoscere, capire e agire consapevolmente in un mondo interdipendente, dove le scelte di ciascuno hanno ripercussioni a livello planetario e dove è importante rafforzare la responsabilità sociale ed economica di ciascuno per orientare il sistema verso il bene comune e lo sviluppo sostenibile.

L’attuale modello di globalizzazione deve prevedere il concetto di responsabilità. La maggioranza delle persone non si sente individualmente responsabile dei problemi globali e pensa di non poter cambiare le cose. Tuttavia, assumersi la propria responsabilità significa essere attenti agli impatti positivi e negativi delle nostre azioni qui e dall’altra parte del pianeta (spazio), ora e in futuro (tempo).