I “Vermi della memoria”: poesia indigena e lavoro comunitario in Messico

Nel 2010 è nato presso La Montaña (Guerrero, Messico) il seminario Jùmà mè’phàà, promosso da un collettivo di giovani interessati alla sistematizzazione della memoria orale, che ha avuto come obiettivo principale la mappatura dell’oralità a partire da elementi filosofici della lingua mè’phàà. 

Di Lucia Cupertino, scrittrice di La macchina sognante

_

A livello comunitario, il seminario ha formato gruppi di riflessione all’interno delle comunità di questa regione messicana e costituito la cooperativa Xtája mè’phàà, poi ribattezzata Producciones Xtája, dedicatasi alla documentazione fotografica e alla creazione di materiali audiovisivi.

Nella regione de La Montaña convergono lingue e culture diverse, il mè’phàà coesiste con il na savinahuatlñomndaa e col mondo afromessicano. Il territorio è costantemente colpito da violenza, razzismo, emarginazione economica ed esclusione culturale; spesso la mancanza di opportunità educative arreca grave danno al potenziale creativo dei bambini, molto sottovalutato. È inoltre in atto un processo di perdita di saperi, memorie e storie che parlano dell’origine, dell’etica e della vita del nostro territorio, oltre ad essere in pericolo la stessa modalità di trasmissione intergenerazionale.

Il processo di creazione e diffusione di una storia rende possibile ricollocarci nel territorio e nella memoria. Implica guardare, sentire e ascoltare il mondo, ricordare quanto vissuto e da lì trovare il modo di definirlo e ricostruirlo. Da dove viene la nostra voce per nominare ciò che vogliamo raccontare? In che lingua scriviamo e raccontiamo? Raccontare ci porta a pensare alla nostra identità e rivalutare ciò che è nostro. Raccontare ci fa ritornare a quella casa che è la nostra cultura, ci permette nutrirla e rafforzarla.

Nel 2017 un filone del progetto Jùmà mè’phàà si è concentrato sull’impartire laboratori ai bambini e ai giovani delle comunità mè’phàànahuatl e na savi, avendo come punti di riferimento la memoria orale e la creazione con la loro lingua originaria. Per raggiungere l’obiettivo, c’è stata sinergia anche con le istituzioni scolastiche di tutti gli ordini e gradi. Nel 2020, questo filone del progetto prende il nome di Gusanos de la memoria (Vermi della memoria), grazie a una poesia: 

Molto tempo fa, il verme misuratore fu incaricato di percorrere tutti i sentieri della terra, motivo per cui misurò ogni storia sul suo cammino, conobbe il dolore e la speranza di ogni popolo, imparò a camminare piano ma inesorabilmente, non cadere mai, anche se si era cacciato sulla foglia più alta, a trovare sempre il modo di tornare indietro o andare avanti, ecco perché è il verme della conoscenza, quello della giusta misura, quello della memoria dei nostri popoli

A febbraio 2020, il progetto inizia ad avere diffusione online, in particolare via Facebook e così scrittori e altri creatori sono invitati a organizzare laboratori di creazione letteraria, incontri culturali e presentazioni di libri. Ad aprile, esce il primo Premio di creazione letteraria in lingue originarie: Gusanos de la memoria, rivolto a giovani nativi di lingue originarie del Messico. Il progetto punta ad essere anche uno spazio editoriale, un ponte per far conoscere i lavori dentro e fuori l’ambito comunitario, materializzare lo sforzo dei laboratori con i giovani su creazione letteraria e memoria orale, a partire da La Montaña.

Vermi della memoria ha recentemente presentato il suo primo libro, in coedizione con Ícaro, una casa editrice il cui obiettivo principale è diffondere la poesia dello stato di Guerrero, del Messico e dell’America Latina. Il libro, di Hubert Matiúwàa, si intitola  Mbo Xtá rídà / Gente Piel / Skin People, originariamente scritto in mè’phàà e in spagnolo, tradotto in inglese, riunendo tre lingue e tre modi di sentire il mondo.

Gerardo Gutiérrez Mendoza, professore del dipartimento di antropologia dell’Università del Colorado, scrive:

“In questo libro, Hubert Matiúwàa ci presenta una poesia in lingua mè’phàà basata su un storia che sua madre gli raccontò quando era bambino: […] Hubert è un grande poeta e attivista che usa la fluidità linguistica come strumento di azione sociale per unificare i popoli mè’phàà e per sensibilizzare e generare empatia nel mondo non indigeno che domina la politica, l’economia e l’istruzione in Messico. Un Messico che deve imparare a mettersi nei panni (nella pelle) dell’altro, così come ad amare la propria pelle, che è la pelle che porta in sè il colore della terra.”

La pubblicazione del libro è stata possibile grazie alla solidarietà di Elizabeth Anguamea ed Eric Anguamea. Anya De León è stata incaricata della correzione stilistica in spagnolo, Iván Oropeza della correzione stilistica in mè’phàà e la post-prefazione affidata a Gerardo Gutiérrez. La traduzione in inglese a Elizabeth Anguamea, le illustrazioni e la copertina sono stati realizzati da Salvador Jaramillo.