Dal Brasile le donne parlano per il clima

All’evento “Women in climate action”, il primo del padiglione “Brazil Climate Hub” alla COP27 di Sharm El Sheikh, hanno preso parola le donne brasiliane attive nella lotta ambientalista.

Di Emanuele Rippa

Questa mattina si è tenuto il primo evento del padiglione “Brazil Climate Hub” alla COP27 di Sharm El Sheikh. L’evento, incentrato sul tema delle donne nell’azione climatica, ha visto una lunga lista di speaker appartenenti a diversi popoli e contesti, tutte fortemente impegnate nella lotta contro lo sfruttamento e la distruzione delle aree naturali. 

Il panel è iniziato con il potente discorso di una delle leader del popolo indigeno Krenak, della foresta atlantica brasiliana. La leader ha parlato a lungo dell’importanza di smettere di parlare solo di Amazzonia e di iniziare invece a ragionare parlando di biomi. Sono sei i biomi presenti nel territorio brasiliano ed è estremamente importante considerarli tutti nella sfida contro l’estrazionismo, la deforestazione e le violenze contro le comunità indigene. 

La leader ha affermato: “Quando le persone parlano e considerano solo l’Amazzonia mi stanno uccidendo, perchè io vengo dalla foresta atlantica” e ha chiesto di introdurre un fondo finanziario non solo per la foresta amazzonica, ma per tutti i biomi. 

Ha poi proseguito parlando della memoria dei popoli indigeni e nello specifico del suo popolo, uno dei più antichi ancora presenti nello stato del Minas Gerais, una delle zone più povere del paese. Lo ha fatto ricordando anche il 2015, anno in cui il suo popolo è rimasto vittima di un disastro ambientale, causato da una grande azienda mineraria, che ha “ucciso” i fiumi della sua comunità inquinandoli. 

L’intervento si è poi concluso con il canto, alternato tra la leader e il pubblico, di una canzone nella lingua del popolo Krenak. 

A seguire ha preso il via una plenaria dove 4 attiviste hanno esposto le loro visioni e raccontato le loro lotte per aumentare l’inclusione delle voci meno ascoltate nel dibattito riguardante la crisi climatica. Un argomento condiviso da tutte è stato quello dell’importanza di permettere alle persone più colpite di occupare spazi di dibattito ai grandi eventi come la COP o nelle piazze delle grandi città, per dare spazio ad una narrativa differente da quella dei paesi del nord del mondo. A questo riguardo è stata lanciata una chiamata all’azione generale, con la richiesta di amplificare le voci delle persone più colpite, allo scopo di dare spazio alla narrativa dei popoli indigeni. 

Uno dei passaggi più potenti dal punto di vista emotivo è stato all’interno del discorso di Val Munduruku, rappresentante dell’IPLC (Indigenous Peoples and Local Communities), che ha raccontato che le donne del suo popolo non vogliono più rimanere incinte, perchè sanno che il loro bambino nascerebbe in un ambiente contaminato. Per dare una nuova speranza al suo e agli altri popoli, ha detto Val Munduruku, è fondamentale lottare contro le miniere, la deforestazione e la contaminazione degli ambienti. 

Val Munduruku

Non sono mancati ovviamente i riferimenti all’importanza dei risultati delle ultime elezioni, Selma Dealdina, appartenente al popolo Quilambola e rappresentate del “Movimento Negro”, infatti ne ha parlato affermando: “abbiamo rimosso Mr. Bolsonaro dall’ufficio e questo è essenziale per noi per respirare, è una questione di libertà. Adesso è importante riportare il Brasile in linea con l’agenda globale”. Ma quest’agenda va “colorata di nero” per dare importanza a tutti i popoli, afferma Selma, perché per troppo tempo il suo popolo ha combattuto queste sfide senza essere considerato dalle agende globali. Al termine del suo intervento Selma ha affermato che non è possibile vedere un futuro senza che i loro territori vengano protetti, anche da alcune delle aziende sponsor di questa COP.

Le speaker sono infine giunte assieme alla presentatrice ad una conclusione comune, una dichiarazione che racchiude le loro speranze sul futuro: 

Il futuro è femminile.

Il futuro è condiviso.

Il futuro è etnicamente ricco e diverso.

Il futuro è territoriale.

Il futuro è per il clima.