Lento, violento. Il tempo sterminato del Camerun

Continuano i racconti dell’esperienza di un giovane in servizio civile in Camerun.

di Eugenio Sicher
Mentor: Paulo Lima

In Camerun la gente non corre né si affanna. Qui il tempo si vive e si lascia scorrere. Un minuto alla volta.

Mi trovavo fuori dalla maison des jeunes a fare pausa pranzo. Là non c’era nessuno, solo papà Assis e il caldo. Inizio a mangiare. Dopo qualche forchettata, gli lancio un’occhiata. Era lì seduto, con il telefono in mano, che guardava lontano in un punto indefinito. Quando stavo finendo il piatto, mi rivolgo a lui.

  • Che fai?
  • Aspetto – mi risponde.
  • Chi?
  • Jacques.
  • E non arriva?
  • Doveva arrivare un’ora fa.
  • E quindi?
  • Lo aspetto.

    Gli chiedo allora come mai non era spazientito.
  • Vedi – incalza calmo – cosa cambierebbe se mi arrabbiassi? Qui è così. O lo accetti, o è
    una sfida persa.

Papà Assis non è l’unico che attende.
Quando esco di casa, mi capita spesso di vedere questa scena: persone accovacciate o sdraiate, in un angolo o sulla strada, intente a fare nulla. Ma proprio nulla. Semplicemente e puramente intente a oziare. Un po’ come i vecchi che la domenica piazzano la sedia fuori casa e guardano le auto passare. Qui è all’ordine del giorno, e vale per tutte le età.

Queste persone lasciano che il tempo scorra, che corra pure, purché li lasci in pace. Non hanno bisogno di fare. Sono. E basta. Mi ha colpito la loro maniera di vivere il tempo. Come fosse un vento, lo lasciano passare sul proprio corpo. Non cercano neanche di acchiapparlo né di inseguirlo. Stanno dove sono, e lasciano che li accarezzi.

“Non puoi fermare il vento con le mani”

Non cercano di riempire il tempo come un palloncino, né di imbottirsi l’agenda di impegni. Se non c’è nulla, tanto meglio. Il tempo non è un qualcosa di cui approfittare o da utilizzare. È un buontempone con cui concedersi una birretta, ad esempio. Forse non arriveremo mai noi europei a viverlo così. Forse non hanno tutti i torti. Forse potrebbero utilizzarlo un po’ meglio.

Ma in fondo va bene così. La vita va avanti comunque. E loro, di sicuro, non le mettono fretta.

Gli altri episodi dell’emozionante esperienza di Eugenio: Partire per un’altra avventura, Il potere della condivisione, L’affetto di braccia sconosciute.