Qual è il futuro dell’Unione Europea?

Il 2024 sarà un anno intenso per l’Unione Europea. Sullo sfondo delle elezioni per il rinnovo del Parlamento, che si terranno il prossimo giugno, e la prospettiva di un nuovo allargamento dell’Unione, una proposta di modifica dei trattati è stata presentata al Consiglio. Vediamo insieme cosa prevede e perché è davvero importante.  

Di Gloria Malerba
Mentor: Ilaria Bionda

Lo scorso 22 novembre, il Parlamento europeo, anche noto come Eurocamera, ha approvato in plenaria, con 291 voti favorevoli, la risoluzione (con il termine si indica un atto adottato dal Parlamento europeo, che si pronuncia all’unanimità sul rapporto presentatogli da una delle sue Commissioni e di valore non vincolante) della richiesta di riformare i Trattati dell’Unione Europea, per rendere quest’ultima più adatta ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo.

Il testo è stato sviluppato dai relatori dei principali gruppi all’Eurocamera, che si sono basati sulle proposte emerse dalla Conferenza sul futuro dell’Europa, un esperimento di democrazia partecipativa lanciato dalle istituzioni europee nel corso del 2022. 

Quali sono le idee proposte

In primo luogo, si vogliono rafforzare i poteri conferiti al Parlamento, l’unica istituzione eletta direttamente dai cittadini a livello europeo. Si richiede il riconoscimento, per esso, del diritto di iniziativa legislativa, oggi nelle mani della sola Commissione Europea, e del ruolo di colegislatore per il bilancio a lungo termine. Così come si richiede la possibilità di nominare il Presidente della Commissione, che dovrà poi essere approvato dal Consiglio, e la possibilità di scegliere i Commissari sulla base delle preferenze politiche, tenendo conto dell’equilibrio geografico e demografico, e di poter eventualmente presentare su di essi mozioni di censura. 

Inoltre, si vuole intervenire sul Consiglio. Si chiede di rendere pubbliche le posizioni degli Stati membri sulle questioni legislative, in modo da garantire una maggiore trasparenza. In più, per evitare situazioni di stallo nel raggiungimento delle decisioni, si vuole ricorrere primariamente al voto a maggioranza qualificata, superando l’unanimità in molte materie in cui è attualmente prevista, evitando così che uno Stato membro possa porre il veto bloccando le decisioni. 

Infine, si propone di rafforzare il ruolo dei partiti politici europei e di introdurre strumenti di democrazia diretta, come i referendum europei, in modo da ascoltare maggiormente la voce dei cittadini. 

I prossimi passi

Dopo l’approvazione della risoluzione da parte del Parlamento, il Consiglio (composto da un rappresentante di ciascuno Stato membro a livello ministeriale) ha presentato le proposte al Consiglio Europeo, formato dai capi di Stato o di governo degli Stati membri. Ora, saranno loro a decidere, tramite una votazione a maggioranza semplice, se seguire la procedura ordinaria e, quindi, convocare una convenzione per la modifica dei trattati. 

L’eventuale convenzione sarà composta da rappresentanti dei capi di Stato o di governo dei paesi membri, dai componenti del Parlamento europeo e della Commissione che avranno il compito di approvare o meno tale modifica. 

In alternativa alla procedura ordinaria, il Consiglio Europeo può decidere di non convocare una convenzione, ma solo una conferenza intergovernativa. In quest’ultimo caso, una volta trovato l’accordo sulle modifiche da apportare, ciascuno Stato membro dovrà poi approvarle. 

Sarà possibile fare ricorso a quest’opzione solo se si riterrà che le modifiche da approvare non siano drastiche. 

La scarsa copertura a livello mediatico

La proposta fatta ha particolare importanza, sia perché implica un cambiamento dell’equilibrio istituzionale dell’Unione, sia per il modo in cui è stata concepita. Sono stati, infatti, i cittadini europei a proporre le modifiche presentate, facendo sentire la propria voce in un contesto in cui spesso ci si lamenta dell’impossibilità di farlo. 

Eppure, nonostante l’influenza decisiva che le riforme potrebbero apportare, poche sono state le informazioni fatte circolare a riguardo sia da parte dei partiti nazionali, sia da parte dei media. 

Dunque, appare evidente il problema dell’inesistenza di un quadro di informazione sviluppato a livello europeo. Spesso le notizie europee sono sminuite o trasmesse in maniera ingannevole.

L’attenzione ricade a livello nazionale, basandosi su rischi e opportunità che una determinata politica potrebbe avere nel paese di riferimento e senza mai prendere davvero in considerazione il quadro comune europeo.

Il futuro dell’Unione

I prossimi mesi saranno rilevanti per il futuro dell’Unione. 

Giugno è il mese in cui si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Inoltre, lo scorso dicembre il Consiglio ha approvato le ultime conclusioni riguardo ad un possibile prossimo allargamento dell’Unione ad una serie di Stati, quali Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Kosovo, Turchia, Ucraina, Moldova e Georgia. 

Sviluppare un allargamento senza prima risolvere i problemi connessi all’attuale sistema confederale potrebbe far sorgere nuove incertezze, ad esempio accentuando le situazioni di stallo nel processo decisionale all’interno del Consiglio, poiché più membri saranno in grado di esercitare il diritto di veto alle proposte che ritengono lesive dei propri interessi nazionali. 

È questa, forse, la vera questione. La continua concentrazione sugli interessi nazionali, dovuta alla mancanza di un’identità europea, alla mancanza di un insieme di persone che condividono valori e idee, che possono poi tradursi in un efficiente sistema politico democratico. 

L’alternativa alla costituzione di una vera organizzazione europea federale è quella proposta da alcuni partiti nazionalisti, ovvero trasformare l’Unione in una mera comunità intergovernativa, senza poteri comuni e senza una moneta. 

Riuscirà l’Unione ad evitare questa prospettiva e a rinascere in maniera più solida ed efficiente?

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