Videogiochi: accettazione o disintossicazione?

All’incontro “Immaginari giovanili”, il 13 aprile a EDUCA Festival dell’Educazione a palazzo Fedrigotti a Rovereto, si è parlato del difficile rapporto tra la scuola e le nuove tecnologie usate dagli adolescenti. 

Solitamente, la notizia di un adolescente che rimane sveglio tutta la notte a leggere un romanzo è accolta da genitori e insegnanti come tutto sommato positiva. Se invece, come spesso capita, sta alzato a giocare alla playstation, si parla di un problema, di una dipendenza.
Simone Laudiero, scrittore e autore televisivo (Camera Cafè, Kubrik), e Giorgio Fontana, scrittore (vincitore del premio Campiello nel 2014 con Morte di un uomo felice) e sceneggiatore di fumetto (Topolino), cercano di fare luce sulla questione. Alla base dell’immenso successo dei videogiochi c’è il bisogno da parte dei ragazzi di narrazioni avvincenti. Spesso genitori e insegnanti minimizzano la ricchezza narrativa e culturale di questi prodotti. “Non ci si può meravigliare se un ragazzo a cui a scuola è stato richiesto di leggere un romanzo, arrivato a casa trascura il libro a vantaggio dei videogiochi; in un certo senso ha ragione!”, sostiene Laudiero, autore de La difficile disintossicazione di Gianluca Arkanoid (Fazi, 2008), storia di un venticinquenne che cerca di farla finita con la playstation.
Bisogna prendere atto che i videogiochi sono prodotti da team di centinaia di persone, tra cui sceneggiatori e registi abilissimi, oltre che ai programmatori, con budget milionari. La povera industria editoriale non può certo competere.
Secondo Fontana, “gli aspetti negativi dell’uso della tecnologia da parte dei giovani sono ingigantiti dai media”. Comunicare tramite il cellulare, ad esempio, appare comunemente come una novità negativa, che va a discapito delle relazioni vissute “dal vivo”. In realtà, non c’è nulla di nuovo nei problemi del comunicare a distanza. “Basti pensare alle incomprensioni e le conseguenti frustrazioni legate ai rapporti epistolari, uno su tutti quello tra Kafka e la fidanzata Felice Bauer.”
La sfida del futuro del mondo della scuola sarà perciò quella di coniugare le nuove tecnologie con il senso critico, senza stigmatizzarle.