Marcia per il clima: al centro la gestione del territorio
Sindacati, associazioni ambientaliste, e movimenti sociali. Sono scesi in strada in centinaia il 13 novembre a Marrakech per la Marcia per il clima, l’evento che tradizionalmente da anni si tiene in parallelo ad ogni COP.
Oltre alle organizzazioni internazionali presenti all’evento, sono state numerose le realtà marocchine che hanno denunciato una cattiva gestione del territorio da parte dell’amministrazione. “Negli ultimi anni il governo ha favorito fenomeni come quello del Landgrabbing a causa delle politiche economiche che ha deciso di intraprendere – sostiene un esponente di Attac, movimento marocchino di educazione popolare -. Alcuni contadini nei pressi di Rabat sono stati costretti a svendere i loro terreni agricoli per 5 dollari all’ettaro, quando il prezzo medio si aggira intorno ai 1000 dollari. Tutto questo per cosa? Per costruire un campo da golf”.
Accaparramento delle terre, ma non solo. Anche i metodi di coltivazione sono stati oggetto di contestazione. “Si stima che circa il 70% dei semi utilizzati in Marocco per la coltivazione di pomodori provengano da aziende israeliane che li realizzano ad hoc in laboratorio. Il metodo è quello della Monsanto, le sementi sviluppate però sono create appositamente per il clima mediterraneo – afferma Sion dell’associazione Boycott, Divestment, Sanctions (BDS) -. Esiste una regolamentazione che limita l’importazione di questi prodotti potenzialmente dannosi per il suolo, ma attualmente non viene applicata”. A chiudere il corteo anche un gruppo di berberi, le popolazioni autoctone marocchine, che dichiarano: “stanno espropriando le nostre terre e le nostre ricchezze, in questo modo stanno eliminando l’identità storica del Marocco”.