La capacità di dire di no

Uscire di casa e avere una vita secondo i propri piani e i propri desideri per chi ha una disabilità non è facile. Ma vale la pena provarci, come ci racconta Elena Rasia, che l’ha fatto.

di Jenny Cazzola
Mentor: Francesco Bevilacqua

Chiudete per un attimo gli occhi e visualizzate una persona disabile. Cosa vedete? Una persona giovane o vecchia? Come vive? Da sola, con i genitori oppure in uno spazio condiviso con altre persone come lei? Elena Rasia è una giornalista pubblicista, Content Creator, attivista e fondatrice del progetto Indi Mates. È una persona con disabilità che si batte per la vita indipendente e contro la ghettizzazione delle persone disabili nelle abitazioni di gruppo. Abbiamo parlato con lei del suo percorso personale e delle sfide che ha incontrato.

Ciao Elena! Vuole presentarsi?

Ciao! Certo! Mi chiamo Elena Rasia, ho quasi 32 anni e vivo muovendomi con una carrozzina da sempre. Sono una giornalista pubblicista e Content Creator e vivo a Bologna da cinque anni.

Che cos’è il progetto Indi Mates e come è nato?

Il progetto Indi Mates è un progetto di abitazione e collaborativo di indipendenza che è nato cinque anni fa. È nato da un mio momento di forte sconforto e necessità. Io ho sempre vissuto con i miei genitori adottivi in Campania, quindi in un posto raggiungibile solo con la macchina, dove avevo pochissima autonomia, e una casa poco accessibile.

Cinque anni fa, mia madre stava vivendo un periodo difficile di salute, quindi non riusciva più tanto ad aiutarmi. Io un pomeriggio feci un incubo, dove sognai che cinque anni dopo mi sarai trovata ancora nella stessa situazione e la mia vita non sarebbe cambiata di una virgola. Non avrei conosciuto nuove persone, non avrei avuto una relazione romantica, non avrei avuto un lavoro che mi piacesse. Quando mi svegliai, mi resi conto che non potevo andare avanti così, che stavo perdendo troppe opportunità nella vita, che altre persone della mia età invece avevano, soprattutto le mie coetanee senza disabilità. Questa cosa mi fece soffrire. E capii che dovevo andare via di casa e vivere la mia vita in modo indipendente, prima che fosse troppo tardi o che qualcun altro scegliesse per me.

Scorrendo su Facebook trovai l’annuncio di un ragazzo in carrozzina che metteva in affitto la sua casa accessibile e decisi di provare di vivere lontana da casa per qualche mese. Ne parlai con la mia migliore amica, perché ci era venuta l’idea di andare a vivere insieme. Quel piano però fallì. Ma ormai mi ero messo in testa che dovevo andare via di casa dei miei e continuai a cercare un’altra sistemazione. Trovai la casa dove vivo attualmente e mi ci trasferii.

Inizialmente, la mia migliore amica veniva ogni sera dal lunedì al giovedì a darmi una mano e a dormire da me, quando non avevo l’assistente. Dopo sei mesi, lei non riuscì più per motivi di lavoro e quindi ci venne in mente quest’idea: “Ma se trovassi una coinquilina con cui fare uno scambio?”. Lei mi avrebbe dato una mano nei momenti in cui non avevo un’assistente e io che in cambio le offrivo uno spazio in cui abitare. E così scrivemmo un annuncio sui social a cui rispose una ragazza, che poi venne a vivere con me per tre mesi. Dopo lei lasciò l’università e io mi misi di nuovo alla ricerca di una coinquilina. Incontrai Marghe, che ha vissuto con me per tre anni e mezzo. Invece da ottobre vivo con una terza coinquilina, di nuovo una studentessa universitaria con cui mi trovo molto bene. Perciò il progetto continua.

E Lei lo racconta anche sui social.

Sì! L’idea di raccontarlo sui social è proprio per far vedere che ci può essere una possibilità nuova di vita indipendente. Per far vedere che le persone con disabilità possono anche vivere al di fuori di strutture a loro dedicate ed insieme ad altre persone senza disabilità. Perché io credo che le nostre esperienze possono moltiplicarsi e possiamo imparare le une dalle altre. E a proposito di moltiplicazione: vorrei che il progetto Indi Mates venisse replicato da più persone possibili.

Ein Bild, das Person, Menschliches Gesicht, Im Haus, Wand enthält.

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Sarebbe bello! Ma quali sfide si pongono alle persone con disabilità e vorrebbero uscire di casa e iniziare una vita indipendente?

Allora iniziamo dal principio: ancora prima di uscire di casa ogni giorno si devono affermare e lottare per le proprie scelte, le proprie volontà e la propria autodeterminazione. Quando poi si esce di casa, la sfida più grande è riuscire a vivere come e con chi si desidera. Spesso ciò che i servizi sociali propongono non combacia con i propri desideri. Servono tenacia e pazienza per affermare e far vedere che i propri piani e i propri desideri sono realizzabili (e probabilmente costano pure di meno). Serve anche la capacità di dire di no ai piani fatti da altri, e farlo ogni giorno finché non si ha quello che si vuole davvero.

Perché avere una vita indipendente a Bologna è un po’ più facile che in altri posti?

Penso che Bologna sia una città molto aperta sotto tanti punti di vista, anche sulle novità e sull’abitare collaborativo. Però non penso sia più facile fare un progetto come Indi Mates a Bologna rispetto ad altre città. Penso invece che per farlo si debba innanzitutto buttarsi, superare le proprie paure, andare contro quello che viene proposto di norma dai servizi e riuscire a trovare delle strategie, rinunciando forse anche alla sicurezza e alla protezione che le sistemazioni tradizionali offrono, per poter vivere come si desidera. Quindi mi auguro che da Bologna possano prendere l’esempio anche tante altre persone in tante altre città d’Italia che desiderano farlo. Fra l’altro se avete dubbi, domande o incertezze, vi invito a scrivere alla pagina di Indi Mates e noi vi daremo volentieri una mano.

Per approfondire

La tematica della disabilità è stata approfondita anche negli articoli Evoluzione paralimpica e Un parco senza frontiere.