Vado a lavorare a Milano

Intervista a Camilla Sorrentino, co-autrice del report “Per un salario giusto” a cura di Adesso! e Tortuga sull’applicabilità del London Living Wage (salario di sussistenza in vigore nella città di Londra) a Milano.

Di Ingrid Salvadori
Mentor: Alessandro Graziadei

Sulla tematica del salario minimo, abbiamo intervistato Camilla Sorrentino, dottoranda al Politecnico di Milano e co-autrice del report “Per un salario giusto”. Lo studio sull’applicabilità del London Living Wage a Milano, a cura del movimento di advocacy Adesso! e il think thank Tortuga, è stato presentato in data 22 marzo 2024 presso Palazzo Marino.

Camilla Sorrentino, come ti sei avvicinata al movimento di proposta Adesso!?

Sono tanti anni che vivo a Milano e mi sono piano piano resa conto del fatto che è una città che non offre a tutti le stesse opportunità. Chiaramente è qualcosa di intrinseco nel modo di vivere in generale, però a Milano credo che sia estremamente esacerbato. Ciò si scontra molto anche con la narrativa che si fa di questa città, che accoglie tutti, che sta bene, che appunto sta crescendo e dove tendenzialmente la qualità della vita è più alta. D’altra parte, negli ultimi due anni è esploso il tema soprattutto delle case e degli affitti troppo alti e forse adesso si sta andando all’estremo opposto dello spettro per cui sembra che Milano sia la culla di tutti i mali della società moderna. Non è neanche questa la lettura che almeno io mi sento di dare rispetto a quello che mi circonda, a quello che vivo tutti i giorni. Adesso! mi ha particolarmente colpita perché lavora su una proposta molto specifica, molto pragmatica, un programma di intenti ad alto livello e con due o tre proposte su misura alla realtà milanese.

Proponete il salario minimo?

Non è propriamente un salario minimo, è una forma di certificazione volontaria attraverso cui si possa garantire una retribuzione che sia almeno in linea con uno stile di vita dignitoso che, nell’ottica di quello che fanno a Londra, vuol dire andare oltre. Gli individui devono anche poter partecipare alla società moderna e quindi il salario che percepiscono deve essere in linea con questo tipo di opportunità di partecipazione.

Com’è nato il report?

Tomaso Greco, che è il fondatore del movimento di Adesso! ha iniziato a lavorare con Tortuga, un think tank interno all’università Bocconi per provare a fare degli studi sul London Living Wage. Questo salario di sussistenza, che si diffonde all’intera area di Londra nel 2004, nasce dal basso, dai collettivi di cittadini e dai sindacati. Tra il 2005 e il 2020, i dati raccolti dimostrano che quest’iniziativa vede coinvolto l’80% degli occupati dipendenti a Londra. Mi sembra un ottimo risultato, no? Considerando che si tratta di una policy a adesione volontaria.

La nostra idea era quella di studiare la policy, capire che impatti aveva avuto e se eventualmente questa potesse essere replicabile a Milano, con chiaramente i necessari distinguo del caso. Il report nasce con l’intento di formalizzare questa conoscenza. E di fatto poi di provare a portare la discussione anche a livello di Comune, avendo quantomeno un punto di partenza, che sono i dati, su cui ragionare insieme. È stato anche lo scopo dell’evento di venerdì a Palazzo Marino, provare a dire “mettiamoci a studiare quale sarebbe un salario minimo dignitoso a Milano”, quindi partire, come a Londra, da una commissione indipendente che fa questo tipo di valutazioni.

Come avete giustamente citato nel report, l’Istat ha calcolato che, a Milano, per un giovane che vive solo, il costo di un paniere minimo di beni e servizi è di €1175. Sicuramente il primo stipendio che un giovane trasferitosi nel capoluogo meneghino percepisce non raggiunge questa soglia di povertà.  

Secondo me mancano anche dei dati o magari noi non li guardiamo nel modo giusto; quindi, la forza della proposta (ndr. salario di sussistenza) sta anche in questo, andare sul pragmatico. Il tema di per sé è gigantesco, perché parliamo di mercato del lavoro, di salari e quindi necessariamente di collaborazione. Non solo il Comune di Milano, ma sicuramente sono temi che riguardano, su più ampia scala, anche il governo nazionale. I dati del report vengono da un’analisi statistica di dataset pubblicamente disponibili e, una volta che li analizzi, ti rendi conto che il paniere della soglia di povertà è sconvolgente.

Ti faccio un’ultima domanda, molto speculativa, che si ricollega a quello che hai appena detto. Secondo te quest’idea che avete presentato nel report avrà un seguito concreto?

Secondo me riuscire a sedersi al tavolo con il comune e con i rappresentanti dei sindacati – Cgil, Cisl, Confcommercio – e parlare di questo tema vuol già significare che qualcosa si sta smuovendo. Impatto concreto? Io forse non sono in grado di fare una previsione a lungo termine, però già se nascesse una commissione indipendente che si occupa di guardare i dati e quantomeno di dire “guardate in teoria il salario orario minimo in questa città dovrebbe essere questo”, sarebbe un passo avanti. È facile anche che le aziende si sentano più responsabili verso i propri dipendenti se la commissione stabilisce una cifra, soprattutto per l’aspetto reputazionale della faccenda. Come il Comune sarà di supporto però non so ipotizzarlo.

Per concludere

Il salario minimo è un tema che infiamma la politica da qualche anno a questa parte. Con la spinta inflazionistica persistente dalla fine della pandemia da Covid-19 il salario reale – quanto i cittadini possono effettivamente spendere – è costantemente al ribasso. Sebbene Milano, come diceva Camilla, sia ancora spesso considerata la città dove si può far fortuna e che accoglie chi ha voglia di mettersi in gioco, la classe media, gli studenti, i giovani lavoratori non possono più permettersela. Lo ribadisco con cognizione di causa, essendo io la prima a non potersi permettere un appartamento da sola a Milano pur lavorando 40 ore a settimana. Il salario di sussistenza però potrebbe essere il primo passo per riscattare la possibilità di vivere nel cuore lombardo.

Per approfondire

Vi consigliamo la lettura di ulteriori due articoli a tema salario: L’accordo europeo sui rider e Donna e lavoro: quanto fatto e quali gli obiettivi.