COP28: Energie rinnovabili e stop graduale agli idrocarburi

Terminata la prima settimana di COP28 si tirano le somme dei primi giorni e stilano gli obiettivi per i giorni che mancano. Ecco un riassunto delle ultime novità.

di Ilaria Bionda

Settimo giorno di Cop28, fine della prima settimana di negoziati ed eventi. Siamo al giro di boa della Conferenza ONU sul clima di Dubai, è il momento in cui si tirano le somme dei primi traguardi raggiunti e si stilano gli obiettivi concreti da portare a termine prima che si chiudano i lavori il 12 dicembre. Nel frattempo, la delegazione trentina è arrivata a Dubai e si appresta a vivere da vicino ciò che accade dentro e fuori dai padiglioni dell’Expo City.

Un’importante notizia di questi giorni è il lancio, da parte dell’Unione Europea e della Presidenza della Cop28, dell’Impegno Globale sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica. Per ora sottoscritto da 118 Paesi – tra cui non si annoverano Cina e India –, questo documento segna un passo avanti importante nella transizione verso l’energia pulita e riconosce la necessità di un rafforzamento della collaborazione internazionale per raggiungere obiettivi comuni. Tuttavia, sarà poi dal documento finale alla chiusura della Cop che emergerà se tali impegni saranno confermati o meno.

Recentemente si è poi cominciato a parlare, all’interno di Cop28, di un tema chiave della lotta al cambiamento climatico: l’adattamento. Affiancato all’azione di mitigazione, incentrata sulla riduzione delle emissioni, l’adattamento mira a rendere territori e comunità più resilienti agli effetti dei cambiamenti climatici. Al momento i Paesi ad aver consegnato un Piano Nazionale di Adattamento sono solamente 40, e si trovano per la maggior parte nel Sud del Mondo. L’Italia – così come il Trentino – lo sta predisponendo, ma c’è ancora tanta strada da fare.

Sempre per quanto riguarda documenti in via di elaborazione, sta circolando in queste ore la prima bozza del testo relativo al Global Stocktake, ossia il bilancio dei progressi fatti, dei risultati raggiunti e dei nuovi obiettivi rispetto agli Accordi di Parigi del 2015. La notizia positiva (e quasi insperata) è che nel testo parrebbe essere stato inserito il tanto agognato termine phase-out, ossia l’eliminazione totale, seppur graduale, dei combustibili fossili. Troppo spesso questa espressione viene sostituita da phase-down che limita l’azione ad una riduzione, non sufficiente per frenare l’innalzamento delle temperature globali.

Un altro termine da tenere a mente, che sta cominciando fortunatamente a circolare all’interno della Conferenza e tra i delegati, è quello di transizione giusta. La giornata del 5 dicembre aveva tra i temi – oltre a energia e industria – proprio la just transition, affiancata ai diritti dei popoli indigeni. Questi due ultimi argomenti sono strettamente collegati tra loro, poiché non si può avere una transizione giusta senza che siano tenuti in piena considerazione i Diritti Umani. Una transizione è giusta solamente se pone al centro i Paesi vulnerabili e i gruppi più fragili, tra cui donne, giovani e, appunto, le popolazioni indigene. 

Il 6 dicembre, ultimo giorno prima della pausa – che a Dubai cade di giovedì – è dedicato all’urbanizzazione, all’azione multilivello e ai trasporti. Nel trattare l’argomento della mobilità sostenibile non viene lasciata da parte la mobilità attiva, ossia pedonale e ciclabile, con il riferimento a molti Paesi virtuosi da cui prendere esempio, come l’Olanda e la Colombia.

Articolo pubblicato anche su Il T quotidiano del 7 dicembre 2023