Polarizzazione nel conflitto israelo-palestinese: cause e implicazioni mediatiche
L’acuirsi del conflitto israelo-palestinese ha generato una forte polarizzazione tra i sostenitori delle due fazioni, anche alimentata dai media. Con i giornalisti Raffaele Crocco, direttore di Unimondo, e Ludovica Iacovacci, scrittrice per TAG24.it, abbiamo esplorato motivazioni e conseguenze di questo fenomeno nell’ambito dell’informazione.
di Maddalena Volcan
Mentor: Augusto Goio
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Il riesplodere del conflitto israelo-palestinese ha visto l’affermarsi di una feroce polarizzazione tra i sostenitori dell’una e dell’altra parte, alimentata anche dai media. Un fenomeno che è sempre più ricorrente. Come afferma il giornalista Raffaele Crocco, direttore di Unimondo, “negli ultimi dieci anni di guerra si tende sempre di più a polarizzare e a creare delle tifoserie. Questo per la implicazione delle democrazie nelle guerre.”
Il consenso intorno alle decisioni prese è cruciale nelle democrazie e i media giocano un ruolo significativo nel fomentare la polarizzazione delle posizioni, perché “hanno l’obiettivo di appoggiare una tesi” per sostenere un’opinione pubblica diffusa, afferma Crocco. In particolare, la stampa vicina al governo italiano, nel caso del conflitto Israele-Hamas, si schiera spesso a favore di Israele. “Non è una questione di appartenenza, è un problema del sistema-paese“, sostiene Crocco, riflettendo su un approccio sistemico del governo nel dividere il paese.
Come uscire da questa trappola della narrazione amico-nemico?
La giornalista Ludovica Iacovacci, di TAG24.it, suggerisce che la conoscenza della storia è necessaria: bisogna “avere le basi storiche e culturali per affrontare un conflitto così traumatico, così complicato e anche frainteso.” Non si può tralasciare il ruolo dei media e dei social nella polarizzazione dell’informazione. Un “andamento preoccupante”, come lo definisce la giornalista, trattandosi di strumenti significativi per l’informazione dei giovani.
Internet diventa fondamentale anche per la comprensione dei fatti depurati dalle opinioni di parte. “Le fonti sono tante”, osserva Crocco. Bisogna studiare e ricostruire la storia per comprendere i protagonisti, gli eventi e le motivazioni che hanno portato al quadro di oggi e per capire l’attualità. L’evoluzione del conflitto israelo-palestinese è precisa e lineare, ma – come afferma Crocco – bisogna avere la pazienza di rileggere la storia. Il web e i social ci permettono di avere un accesso libero alle informazioni e agli eventi. “Questo è uno strumento che dobbiamo imparare a comprendere e ad usare fino in fondo, perché è uno strumento di democrazia e di libertà profondissima.”
L’importanza dell’opinione pubblica
Nel conflitto israelo-palestinese, al centro dell’attenzione mediatica dal 7 ottobre scorso, quando è avvenuto l’attacco terroristico dalla Striscia di Gaza contro Israele, è evidente l’importanza della narrazione e dello schieramento dell’opinione pubblica nei media. Questo fenomeno gioca un ruolo enorme in questo conflitto e nella sua polarizzazione. “La polarizzazione serve appunto a giustificare l’azione di una delle due parti; ci dice che noi siamo i buoni e loro sono i cattivi” dice Crocco.
Iacovacci sottolinea come questo abbia un effetto diretto sul conflitto: “Le parti in campo, a seconda di quello che l’opinione pubblica crede, si sentono quasi costrette a dimostrare quanto dicono.” Ogni protagonista coinvolto, in qualsiasi conflitto, ha degli interessi a cui rispondere e utilizza l’informazione a suo favore, cercando di polarizzare l’opinione pubblica nazionale ed internazionale al sostegno della sua parte. Per questo, la competenza e l’onestà intellettuale dei giornalisti diventano essenziali per un’informazione corretta e indipendente. “Il compito del giornalista non è documentare un massacro. Il compito del giornalista è dar notizia per evitare che quel massacro avvenga” conclude Iacovacci.
Raffaele Crocco ritiene che il fenomeno della polarizzazione sia, avanzato nel tempo con la demolizione delle ideologie. Le ideologie forniscono dei modelli di società di riferimento, degli strumenti per raggiungere un certo ideale, una visione del futuro. Con l’assenza di basi ideali e ideologiche comuni, la polarizzazione diventa più probabile. Gli elettori, i cittadini della nostra democrazia di oggi “non hanno quello che dà l’ideologia: una visione d’insieme.”
E’ difficile negare come la polarizzazione nell’informazione si sia intensificata con l’avvento di Internet e il successivo diffondersi dei social media. Cosa fare per non cadere in questa trappola? “Bisogna allargare l’orizzonte”, risponde Crocco. L’apertura all’ascolto e il confronto con una pluralità di voci e fonti è fondamentale per evitare di focalizzarsi eccessivamente. Anche l’identità, secondo Crocco, è sostanziale: è “lo strumento di confronto alla pari con il resto del mondo.”
L’importanza delle fonti
Iacovacci sottolinea l’importanza della credibilità delle fonti e della massima onestà intellettuale del giornalista per una narrazione non polarizzata. Bisogna “mettere in risalto ciò che è certo e su ciò avere un riscontro di quella che è la narrazione da entrambe le parti.” In questo la propaganda gioca un ruolo critico per l’informazione, ma non necessariamente negativo: è uno strumento utile e necessario in un conflitto per entrambe le parti, per l’immagine data di sé al nemico e tra i propri sostenitori. Una valutazione critica di questo strumento è però necessaria, per il suo ruolo nell’azione di disinformazione e per la sua possibile influenza sui media internazionali.
Per concludere, Iacovacci ci congeda con un appello: “Non ci devono servire le guerre per ricordarci l’importanza della pace. Ogni guerra, anche quella apparentemente insignificante, riflette il funzionamento del mondo e delle relazioni geopolitiche globali. Non dobbiamo abituarci al male, non dobbiamo mai abituarci alla guerra, ma proprio per questo dobbiamo assolutamente continuare a parlarne sempre.”