Solo fuori dai binari prestabiliti si è veramente liberi

Durante Oriente Occidente abbiamo incontrato il coreografo Marcos Morau, che al Festival ha presentato il suo ultimo lavoro: Firmamento.

di Eleonora Forti

immagine di copertina: Guido Mencari

Un curioso macchinario, sei operai, due marionette, un eschimese e un orso polare. E poi un film, che diventa teatro che ridiventa film che ridiventa teatro in cui noi siamo sia spettatori che attori. E finalmente, le stelle.

In che modo si possono combinare tutti questi elementi? I ragazzi e le ragazze di Creature Selvagge – un progetto di avvicinamento alle arti performative promosso dal Festival Oriente Occidente – hanno interrogato in proposito il coreografo spagnolo. 

Spaesato dal continuo cambio di scena, dall’uso di marionette, dalle diverse tecniche rappresentative, il giovane pubblico cerca di dare un senso e un significato allo spettacolo che ha appena visto. Ma Morau risponde: “I vostri dubbi sono più veri delle risposte che posso darvi“.

Firmamento è nato così, come un alternarsi di suggestioni che non restano imbrigliate nella logica quotidiana, ma hanno un andamento onirico che riesce ad accostare elementi apparentemente inconciliabili: degli operai al lavoro con un orso polare, una spettatrice di un film con una marionetta che è sia bambino che anziano che viaggiatore dello spazio. 

Racconta il coreografo di aver abbandonato la struttura solida dei suoi precedenti lavori, per lasciare spazio all’illogicità dei sogni e della creatività, per presentare uno spettacolo in continuo mutamento, per chi è giovane e si sente perso. È uno spettacolo per adolescenti di tutte le età, dove tutto è possibile e non è necessario capire ogni cosa. Morau spiega ai giovani intervistatori: “Firmamento è pieno di nostalgia e di speranza, e anche di possibilità. È uno spettacolo che avrei voluto vedere io quando ero ragazzo”.

Firmamento, Marcos Morau, La Veronal, ph_Guido Mencari

Qualche spiegazione, però, se la lascia scappare.

Lo strano macchinario che si vede all’inizio parrebbe essere un dispositivo in cui si caricano diverse esperienze artistiche – musica, danza, cinema – che poi vengono raccolte e trasmesse a uno dei personaggi tramite un casco speciale. Un modo per imitare ciò che accade nel nostro cervello quando siamo sottoposti alla sovrastimolazione dell’arte.

E la marionetta che sale su, su, oltre l’atmosfera, oltre i pianeti, oltre Dio, fino alle stelle? – si chiedono le Creature Selvagge. Manipolata dai sei danzatori al ritmo di una struggente voce narrante, la bambola è protagonista di una rapida ascesa e una discesa repentina, muovendosi tra diverse prospettive sul mondo e sulla vita. Per Marcos Morau il suo viaggio vuole essere un invito a spingersi oltre, a cercare di raggiungere i propri sogni attraverso un percorso personale e unico, al di fuori degli insegnamenti che ci hanno impartito: “Solo fuori dai binari prestabiliti si è veramente liberi.”

E così Morau liberamente mescola il linguaggio della danza con quello del cinema, quello della musica con quello del teatro, creando un’opera totale che lascia attoniti (e probabilmente confusi) ma anche, forse, più inclini a cercare il nostro personale percorso. Verso il firmamento.

Firmamento, Marcos Morau, La Veronal, ph_Guido Mencari