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Scrivere di guerra durante la guerra. Intervista ad Ahmed Masoud

Scomparso” è un romanzo di Ahmed Masoud, scrittore palestinese residente a Londra, ambientato a Gaza e che racconta tre decenni, dal 1980 fino ai giorni nostri. Nella cornice storica della prima e seconda Intifada, si sviluppa la storia della ricerca intrapresa dal giovanissimo Omar Ouda per trovare il padre scomparso improvvisamente una notte da casa.

Di Sana Darghmouni, Dottore di ricerca in Letterature Comparate presso l’Università di Bologna. Attualmente tutor didattico presso la scuola di Lingue e letterature, Traduzione e Interpretazione all’Università di Bologna. Articolo tratto da “La macchina sognante“.

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Il romanzo scritto originariamente in inglese sotto il titolo Vanished, the mysterious disappearance of Mustafa Ouda è stato tradotto in italiano da Pina Piccolo e pubblicato dalla casa editrice Lebeg.

D: In quali circostanze hai scritto il tuo romanzo Scomparso e come si potrebbe dire che Gaza è fortemente presente, dal punto di vista di alcuni eventi storici, i nomi, le strade e alcuni personaggi?

R: Ho cominciato a scrivere il romanzo Scomparso durante la guerra israeliana contro Gaza nel 2014 dopo aver fatto visita alla mia famiglia nella Striscia assediata, un anno prima che nascesse l’idea stessa del romanzo. Durante la mia visita ho capito l’importanza dell’esistenza di un’opera letteraria che parlasse della Palestina e della causa in modo umano più che politico e che presentasse la società palestinese come qualsiasi altra società nel mondo, con i suoi lati positivi e negativi. Ma la cosa più importante per me era presentare il luogo stesso a tanti lettori che non possono visitare la Palestina né conoscere questo spazio come una bella città estesa sul mar Mediterraneo e non molto diversa da Napoli nella sua bellezza, nella bontà dei cuori dei suoi abitanti, nel suo affollamento, nella sua spontaneità, nell’odore del cibo delizioso nelle strade, nei monumenti rilevanti e la cosa più importante sono i monumenti della vita con tutto il loro significato di innocenza.

Ho pensato a lungo al romanzo, alla trama e ai personaggi. Non volevo che fosse una storia normale, volevo presentare qualcosa di nuovo sulla mia città che adoro e dove sono cresciuto.

E quando è scoppiata la guerra e gli aerei israeliani hanno cominciato a bombardare gli edifici, le strade, le scuole e gli ospedali, e tutti questi monumenti cominciavano ad essere cancellati dalla mappa come se fossero disegnati a matita, ho sentito il desiderio di scrivere di questi luoghi così che potessero rimanere immortali nelle mie parole e nell’immaginario di chi legge il libro.

Era un periodo difficile della mia vita perché stavo sveglio molto seguendo le notizie per accertarmi che la mia famiglia stesse bene. Hanno cominciato a scappare dalla casa esposta al pericolo e ad aggrapparsi alla vita il più possibile, il che mi ha fatto considerare l’aggrapparsi alla vita il centro della storia e dei personaggi.

Alcune personalità e alcuni eventi hanno un impatto storico e un’influenza sulla storia, ad esempio l’arrivo di Yasser Arafat, capo dell’OLP, nella Striscia di Gaza nel 1994, e il modo in cui il piccolo Omar stava osservando e seguendo queste questioni.

Gli eventi del romanzo toccano queste sequenze storiche, ma non sono al centro della storia. Piuttosto, presentano questo romanzo dal punto di vista di un bambino che ha perso rapidamente la sua innocenza a causa di questi eventi.

D: Alla luce di ciò che sta accadendo ora a Gaza, possiamo dire che il tuo romanzo fornisce all’attuale lettore una chiave importante per leggere gli eventi e comprenderne il background e le implicazioni di alcune fasi storiche e politiche che hanno portato la situazione a Gaza a ciò che è adesso?

R: Sì, perché la storia segue una fase di crescita di un personaggio da bambino a giovane a uomo e la attraversa in eventi politici articolati come la prima Intifada, gli Accordi di Oslo e la seconda Intifada. Attraverso il suo viaggio personale, il lettore può conoscere il punto di vista del popolo su questi eventi e come lo ha influenzato in modo umano più di ogni altra cosa. In ogni fase della sua vita, Omar non scelse di essere un eroe o altro, ma furono la società e gli eventi politici che lo costrinsero a prendere decisioni che gli facevano rischiare quasi la vita.

Alcune persone pensano che la situazione a Gaza sia complicata e che sia difficile capire le cose lì, ma dal mio punto di vista il problema è molto semplice, è la storia di un popolo che cerca di liberarsi dalle restrizioni dell’occupazione che incide su tutto nella sua vita.

Conoscendo i personaggi semplici che possono esistere in qualsiasi luogo, il lettore può capire la semplicità dell’argomento e come questa faccenda può accadere a qualsiasi persona o popolo nel mondo.

D: Qual è il personaggio più vicino al tuo cuore e c’è un’identificazione con l’eroe o con uno dei personaggi? L’elemento autobiografico è presente anche se il romanzo, come è stato da te annunciato più di una volta, è immaginario?

R: Il personaggio più vicino a me è il personaggio della madre perché è molto complicata, ma non posso svelarne il motivo perché questo rovinerebbe il piacere della lettura. Ma il suo personaggio mi ha sfidato enormemente, per cui ho lasciato la scrittura per diverse settimane, a volte pensando a come ‘cuocere’ di più il suo personaggio.

Il posto delle donne e delle madri nella società palestinese è molto importante, in particolare il loro ruolo nel sostenere la causa palestinese, ma credo che siamo in una relazione complessa con le donne e le madri e che la società sia molto crudele con loro.

Pertanto, volevo discutere questo argomento in dettaglio e sfidare alcune idee maschiliste nella nostra società palestinese, che forse cambieranno in futuro. Questo per me era più importante degli eventi politici, dato che qualsiasi società che voglia essere libera deve essere completamente emancipata e vedere l’uguaglianza nella società come una priorità piuttosto che una libertà. La libertà non è solo politica ma sociale, intellettuale, ideologica ed economica, è un pacchetto completo che ogni società deve cercare di raggiungere.

Alcuni eventi del romanzo sono autobiografici, altri sono autobiografici di persone che conosco bene, che sono familiari stretti o amici intimi, ma la trama della storia è immaginaria.

D: Come puoi scrivere di guerra durante la guerra? Voglio dire, è un’operazione facile poiché ti riguarda direttamente?

R: Non esiste un modo specifico in cui scriviamo sulla guerra, per quanto possiamo conoscere la guerra, abituarci ad essa e pensare che siamo sicuri della sua forma, essa arriva sempre all’improvviso e in un modo diverso dall’altro, arriva da dove non ce la aspettiamo e risveglia in noi sentimenti che avevamo completamente dimenticato.

Scrivo della guerra durante la guerra attraverso ciò che mi ferisce di più, attraverso ciò che mi fa più paura, cercando di dimenticarla.

D: Dal momento che il romanzo è stato tradotto in italiano, pensi che la traduzione abbia un ruolo nella divulgazione di alcune opere contemporanee e nell’apertura di maggiori orizzonti al lavoro artistico in generale? Il processo di traduzione è stato facile e in che modo il ruolo del traduttore diventa decisivo in questo contesto?

R: Credo che la traduzione sia una delle cose più importanti che l’umanità abbia mai conosciuto, e senza di essa non avremmo conosciuto l’antica filosofia greca, romana ed egizia. La Nahda (lett. Rinascimento arabo o Illuminismo, è stato un movimento culturale fiorito in alcune regioni di lingua araba dell’Impero ottomano, in particolare in Egitto, Libano e Siria, durante la seconda metà del 19 secolo e l’inizio del 20 secolo)  non sarebbe avvenuta e non avremmo raggiunto la nostra attuale civiltà.

Penso che tradurre il mio romanzo in italiano permetta al pubblico di conoscere la società palestinese e la nazione sotto occupazione. E mi offre anche come scrittore un nuovo pubblico da cui posso imparare di più per le mie prossime opere attraverso le domande che pone e le questioni a cui è interessato.

Credo che il traduttore abbia un ruolo importante nel comunicare le idee dello scrittore in un meraviglioso modo letterario e culturale, ed è importante che la comunicazione tra lo scrittore e il traduttore avvenga direttamente in modo che vengano esplorate tutte le complessità e le sfide culturali che lo scrittore non può comprendere.

D: Alla fine cosa dici al lettore italiano?

R: Spero che il lettore italiano legga il mio lavoro con piena obiettività e lo consideri un’altra storia umana come qualsiasi altra storia. Spero che esaminerà alcune parole ed eventi in modo che comprenda di più la questione palestinese e cerchi di cercare oggettivamente la verità. Spero che i lettori scrivano le loro opinioni per me in modo che io possa imparare di più da loro.

Ahmed Masoud è uno scrittore e regista teatrale cresciuto in Palestina ed emigrato nel Regno Unito nel 2002.  Tra le sue opere teatrali comprendono Go to Gaza, Drink the Sea (Londra ed Edinburgo 2009), Escape from Gaza (BBC Radio 4, 2011), Walaa, Loyalty (Londra 2014, realizzato con fondi della  Arts Council England), the Shroudmaker. Ahmed è il fondatore della compagnia  Al Zaytouna Dance Theatre (2005) per cui ha scritto e diretto diverse produzioni a Londra che sono state poi seguite da tour in altri paesi europei. Dopo aver finito il dottorato ha pubblicato in numerose riviste, e ha scritto un capitolo in una collettanea sulla Gran Bretagna e il mondo islamico  Britain and the Muslim World: A Historical Perspective (Cambridge Scholars Publishing, 2011).