Esiste un limite tra libertà artistica e responsabilità sociale?

Chiunque possieda manga che contengono scene erotiche rappresentanti minori può essere condannato per possesso di materiale pedopornografico. È quanto sancito dalla Corte di Cassazione lo scorso novembre 2023. Vediamo, allora, qual è il confine tra libertà artistica e responsabilità sociale, soffermandoci sull’importanza dell’educazione affettiva. 

Di Gloria Malerba. 
Mentor: Ilaria Bionda

La Corte di Cassazione ha stabilito, nella sentenza n. 47187 del 24 novembre 2023, che anche i fumetti possono essere categorizzati come materiale sessualmente esplicito che coinvolge e riguarda i minori. In particolare, essi possono essere classificati come materiale pedopornografico nei casi in cui ritraggano rapporti sessuali tra adulti e minori. Di conseguenza, chi possiede determinate categorie di fumetti può essere denunciato, rischiando una multa non inferiore ai 1.549 euro e la reclusione fino a 3 anni. 

Il divieto

Più precisamente, non tutti i manga erotici sono vietati, ma solo quelli che rappresentano minori. Il problema si pone nel comprendere quando il personaggio preso in considerazione sia un minorenne. La sentenza ha stabilito che sarà il giudice di primo grado a dover deliberare in tal merito: dovrà valutare le sembianze fisiche dei personaggi ritratti e l’eventuale sviluppo dei caratteri sessuali. 

La sentenza fa riferimento ad un caso specifico, in cui un uomo è stato condannato per possesso di tale materiale, prima dal Tribunale di Trieste, poi dalla Corte d’appello e, infine, dalla Corte di Cassazione. L’uomo possedeva sia fotografie, raffiguranti minori reali, sia fumetti di questo tipo. Per questo, la Cassazione, respingendo l’argomento della difesa, in base al quale le immagini da egli possedute non rappresentassero situazioni reali, ha condannato l’uomo per possesso di materiale pedopornografico. 

La legge italiana (Art 600, quarter 1), già annovera tra i reati il possesso di immagini di questo tipo, che pur non rappresentando situazioni reali, le riproducono graficamente. Queste immagini, però, nei manga sono piuttosto comuni, soprattutto nel sottogenere dei cosiddetti Hentai. In essi la sessualizzazione dei personaggi, soprattutto di quelli femminili, posti in un contesto giovanile, è molto sviluppata. 

… e la violenza?

Allo stesso modo, vi sono innumerevoli opere riguardanti violenza, uccisioni, atti criminali. Eppure, queste non vengono penalizzati allo stesso modo. Potremmo allora chiederci se esista e quale sia il limite tra la libertà artistica e la responsabilità di quello che si rappresenta nei confronti della società. La differenza non è solo da ricercare nel tipo di messaggio che si vuole mandare, ma anche in come esso viene interpretato. 

Possibile soluzione: l’educazione

Forse, più che censurare i contenuti artistici ci si dovrebbe concentrare sull’educazione, in particolare  a livello affettivo e sentimentale, in modo che i lettori siano autonomamente in grado di distinguere un comportamento giusto da uno sbagliato. L’Italia, nello specifico, è uno dei pochi paesi europei in cui l’educazione affettiva nelle scuole non è obbligatoria

In particolare, in Europa, dieci Stati possiedono un programma chiamato Comprehensive Sexuality Education curricolare nelle scuole, che si pone l’obiettivo di fornire ai giovani informazioni riguardanti la salute sessuale e riproduttiva. Tra questi figurano la Svezia, in cui l’educazione sessuale è diventata materia obbligatoria e integrata nei corsi curricolari fin dal 1955, la Germania, in cui ciò è avvenuto dal 1968, e, ancora, la Francia, che ha approvato la legge nel 2001. 

In Italia

Al contrario, in Italia, dove presenti, le attività formative si basano su un approccio ormai superato, che tende a concentrarsi più sull’ambito sessuale, tramite la trattazione delle malattie sessualmente trasmissibili e di gravidanze indesiderate, che su quello affettivo e relazionale. Si lasciano da parte l’esplorazione della sfera emotiva, il rapporto con l’altro e l’importanza del consenso.

Inoltre, nelle ultime settimane, a seguito di un altro caso di femminicidio avvenuto nel paese, il governo ha presentato un piano per migliorare l’insegnamento dell’educazione affettiva nelle scuole. Il piano, chiamato “educare alle relazioni”, appare, però, vago e superficiale e offre solo delle linee guida generali per le scuole che scelgono di aderire. In effetti, esso rimane facoltativo, da attuare in ore extracurricolari, e con un necessario consenso dei genitori e degli stessi studenti.

Conclusioni

Dunque, mentre la maggior parte dei ragazzi sono educati a non essere violenti e sono consapevoli di quali attività siano considerate criminali, a scuola e a casa, l’educazione sessuale è molto più scarsa, approssimativa, antiquata e spesso in mano a persone senza competenze. Ciò rende difficile un approccio sano e maturo al tema. In effetti, nelle nazioni che possiedono un adeguato piano di educazione sessuale, i giovani sono più informati sulla propria sessualità, sulla salute e sui propri diritti. Insegnando valori quali il rispetto e il consenso si riduce, inoltre, il rischio di violenza e di abusi. 

Dunque, potrebbe essere utile porre maggiore impegno sul piano educativo, in modo da formare donne e uomini consapevoli, che riescano ad approcciarsi in maniera matura alla propria sfera sentimentale ed emotiva e che, quindi, non si lascino influenzare da meri prodotti, quali i disegni. 

Per saperne di più

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