Una chiacchierata con gli Eugenio in Via di Gioia

Gli Eugenio in Via di Gioia sono una band giovane che parla ai giovani, oltre a celare dietro ad allegre melodie brani impegnati che, tra gli argomenti importanti, trattano anche dell’emergenza climatica. Abbiamo avuto il piacere di intervistarli e di farci raccontare qualche curiosità.

Di Ilaria Bionda, articolista di Agenzia di Stampa Giovanile

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La musica e l’emergenza climatica: ecco le ultime due cose a cui pensano gli Eugenio in Via Di Gioia prima di andare a dormire. Il gruppo torinese – il cui curioso nome è ispirato da tre dei suoi membri, Eugenio Cesaro, Emanuele Via e Paolo Di Gioia, mentre al quarto componente Lorenzo Federici è stato dedicato il primo album – nasce nelle strade del capoluogo piemontese nel 2012, intrattenendo il pubblico con canzoni allo stesso tempo allegre e profonde. Nonostante siano oggi ascoltati e amati in tutta Italia, i quattro giovani non hanno perso la loro spontaneità e simpatia, caratteristiche che abbiamo avuto modo di vedere e apprezzare durante quest’intervista, che ha avuto proprio il sapore di una bella chiacchierata.  

I brani della band (primo tra tutti 2050 – La punta dell’iceberg) trattano tra gli altri di un tema di cui (troppo) poco spesso si sente parlare nelle canzoni: il cambiamento climatico. Alla domanda da dove nascesse l’idea, o meglio l’esigenza, di cantare di questo importante argomento, risponde Eugenio. “È proprio l’esigenza, l’urgenza di parlarne più che l’idea, l’idea è secondaria. Il come (scrivere canzoni, ndr) poi diventa l’idea, il perché nasce invece dall’esserci resi conto che il pianeta in cui vivevamo non fosse un luogo adatto a un sistema come quello del consumismo e del capitalismo”.

Con qualche riferimento al passato di studi dei quattro ragazzi – design al Politecnico di Torino per Eugenio ed Emanuele, televisione e cinema al DAMS per Paolo e Lorenzo – ci viene spiegato che è proprio l’unione dei percorsi di vita che li ha portati a intraprendere questa strada insieme “i diversi corsi di studio ci hanno aiutato a capire l’urgenza e poi a unire questo contenuto con l’idea di comunicarla”, afferma Emanuele.

Eugenio ritorna sul tema: “Siamo tutti e quattro abbastanza soddisfatti dal punto di vista relazionale e sentimentale, trattare dell’amore nelle canzoni non è la nostra esigenza primaria e, per questo, il cambiamento climatico ha preso il primo posto”. Emanuele sfida poi i compagni: “E cosa succederà quando saremo appagati della situazione ambientale?” La risposta è all’unisono: “Non succederà mai”.

Le canzoni degli Eugenio in Via Di Gioia vanno ascoltate, non solo sentite. Sono brani che ci insegnano a leggere bene il testo, ad andare oltre la musica allegra e che potrebbe distrarci, ci obbligano a fermarci a riflettere. È Emanuele a parlarci di questo aspetto: “rispetto ad altri musicisti e cantanti, i testi delle nostre canzoni sono un po’ più logici, leggendoli si fa una comprensione del testo e si capisce chiaramente il significato”.

Anche Eugenio dice la sua a riguardo: “Nella maggioranza dei nostri testi – escludendone alcuni più poetici – c’è un chiaro discorso, un chiaro filo. Il nostro modo di fare musica, dunque, si avvicina meno al mondo del pop per accostarsi a quello del rap, dove si tende a trattare alcuni argomenti specifici in maniera più diretta”.

Sarà proprio la combinazione di testo e musica a essere apprezzato dal pubblico del gruppo torinese, per la maggior parte composto da giovani e da giovanissimi. Alla domanda “vi sentite di portare un messaggio importante alle nuove generazioni?” la risposta spontanea dei quattro è un netto “sì”. Dopo qualche secondo, però, l’argomento viene approfondito. Paolo inizia il discorso spiegando che “è qualcosa di indiretto” ed Eugenio continua in questa direzione. affermando che più che di lasciare messaggi si tratta di responsabilità: “Ogni parola che noi diciamo, ogni gesto che facciamo e ogni atteggiamento che abbiamo diventa più pesante maggiore è la gente che ci segue. È come se noi fossimo non solo responsabili della nostra vita, ma stessimo anche dando un esempio”.

In sintesi, “non è che noi ci siamo messi a tavolino e abbiamo deciso di dare l’esempio, è automatico che nel momento in cui ti metti in mostra e hai qualcosa da dire, se qualcuno ti segue, qualcosa stai smuovendo. È come un dialogo: le persone iniziano a seguirci e sono loro che colgono i nostri messaggi”. Paolo descrive questa situazione evocando il personaggio di Forrest Gump, seguito spontaneamente da molte persone durante la sua corsa, senza nessuna richiesta o spiegazione.

Eugenio, Lorenzo, Paolo ed Emanuele non sono attivi solamente nel panorama musicale, ma anche con importanti iniziative in ambito sociale e ambientale. Tra queste si annoverano una colletta alimentare organizzata a Torino durante il lockdown di marzo 2020 e la piantumazione – realizzata grazie a un crowdfunding con i fan – di 2000 alberi nell’area colpita della tempesta Vaia (precisamente a Paneveggio, in Trentino). Questo tipo di iniziative nasce “dal sentirci noi responsabili delle nostre azioni, dal lanciare dei messaggi con le canzoni e ad un certo punto dire «perché non coinvolgere il pubblico dal punto di vista pratico? Perché non trasformare una canzone in azione?» Visto che le nostre canzoni sono ascoltate da tante persone, queste tante persone possono anche trasformare gli ascolti in fatti”, ci spiega Emanuele.

Ciò è stato possibile anche perché il rapporto con il pubblico è sempre stato molto diretto: Lorenzo afferma a riguardo che il gruppo ha stretto amicizia con alcuni fan, che le persone con cui non c’è particolare sintonia sono veramente poche, e che questo deriva dal fatto che la loro è stata una crescita lineare. Il tema viene approfondito anche da Eugenio:

Crediamo nelle relazioni e nel fatto che queste non debbano consistere nel creare degli eroi o delle icone da mettere sul piedistallo e poi seguire come esempi, o da denigrare nel momento in cui ci deludono. Dobbiamo sentirci tutti noi in qualche modo normali ma allo stesso tempo straordinari, nel momento in cui scegliamo di fare certe cose invece di altre. Quindi noi non ci sentiamo assolutamente degli eroi.

Abbiamo terminato la chiacchierata chiedendo ai quattro musicisti il grado di soddisfazione rispetto alle loro azioni. “Dei risultati raggiunti nel nostro piccolo sì, siamo soddisfatti, ma questo è solo l’inizio”, inizia Emanuele. Poi è Eugenio a concludere: “Noi cerchiamo di unire l’utile al dilettevole o comunque a quello che ci viene da vocazione, ossia cercare di creare, scrivere canzoni, musicarle e fare video, comunicare questa nostra urgenza. Parallelamente, rendiamo quello che ci piace anche uno strumento utile, per il futuro nostro, dei nostri figli e delle persone che verranno dopo di noi. Quindi non saremo mai soddisfatti fermi, sarà sempre un continuo divenire”.