Nel 2017 record storico di emissioni: occorre un cambio di rotta

L’Emissions Gap Report presentato da UN Environment analizza gli studi relativi alle attuali e future emissioni di gas serra e li confronta con i livelli di emissioni che possono portare a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi. Il cosiddetto “emission gap” può essere definito come la differenza tra il “dove probabilmente saremo” e il “dove dobbiamo essere” in termini di emissioni globali di gas serra. La nona edizione di questo report si affianca al rapporto speciale dell’IPCC. Entrambi dimostrano che, ora come non mai, è richiesto a tutte le nazioni di agire con urgenza e immediatamente. Gli attuali NDCs (contributi determinati a livello nazionale) per limitare le emissioni di gas serra sono infatti ampiamente insufficienti a coprire l’emission gap entro il 2030. Il messaggio è chiaro: è tecnicamente possibile raggiungere gli obiettivi di Parigi, ma se le riduzioni volontarie di emissioni degli stati non saranno estese, non sarà più possibile contenere l’aumento della temperatura globale entro 1.5°C rispetto ai livelli pre-industriali.
Le emissioni globali non dimostrano possibilità di giungere ad un picco. Dopo tre anni di stabilizzazione, nel 2017 le emissioni di CO2 sono aumentate e hanno raggiunto il livello record di 53.5 GtCO2. Grazie ai nuovi dati è stato possibile stimare la necessità di triplicare gli attuali sforzi di riduzione delle emissioni, da parte degli stati, per contenere il riscaldamento globale entro i 2°C, mentre questi sforzi dovranno aumentare di 5 o 6 volte affinché si possa fissare il limite a 1,5°C. Nel caso invece in cui gli stati si dimostrino pigri nel ridurre le proprie emissioni di gas serra, il report stima il raggiungimento dei 3°C entro la fine del secolo e l’esaurimento della quantità massima di CO2 emettibile per poter limitare il surriscaldamento a 2°C (il cosiddetto “carbon budget”) entro il 2030. Attualmente il carbon budget per abbassare l’asticella a 1.5°C è terminato. Un’ulteriore motivo di aumento dell’emission gap è dovuto al peggioramento delle previsioni circa le possibilità di un’innovazione tecnologica per la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera terrestre nel medio-lungo termine.
Oltre a consegnarci questo quadro della situazione, il report identifica anche le possibili soluzioni adottabili per coprire l’emission gap. In primo luogo, è richiesto agli stati di rafforzare le proprie ambizioni di mitigazione e di accrescere l’efficacia delle proprie politiche interne. Un’ulteriore soluzione che può giocare un ruolo centrale consiste nelle riforme delle politiche fiscali e l’introduzione di tassazioni sul carbone tramite cui è possibile eliminare i sussidi sui combustibili fossili. Di questa strategia troviamo già esempi in Svizzera, Svezia e Canada. Un’ultima componente indicata dal report come chiave per chiudere il gap consiste nell’accelerazione dell’innovazione tecnologica. In questo modo, sarebbe infatti possibile modificare profondamente gli atteggiamenti della società e di conseguenza ridurre le emissioni di gas serra.
In conclusione, i redattori del report mandano ai governi nazionali un messaggio chiave: il fatto che il gap sia preoccupantemente grande è incontrovertibile; allo stesso tempo, però, le possibilità di ridurre questa differenza sono ancora più grandi. Nel momento in cui si devono prendere delle scelte nel settore climatico, non è possibile rischiare troppo perché è proprio dalle soluzioni messe in atto in questo settore che dipenderà la futura vivibilità del pianeta.

Tommaso Orlandi