L’arte come strumento per il cambiamento

Come l’arte può essere il mezzo per coinvolgere, influenzare e educare alla crisi climatica. Nuove generazioni e nuovi strumenti per stimolare l’immaginazione per futuri alternativi.

Di Emma Leoni

_

L’arte è da sempre uno strumento che comunica, una forma di linguaggio universale, che non necessita di traduzioni o mediazioni, perché è per sua natura diretta. Anche qui alla COP26, comunica, colpendo gli occhi e i sensi, raggiungendo i delegati e la stampa internazionale, sconfinando le barriere linguistiche. 

Disegno, fotografia, installazione sonora, cinema sono solo alcune delle forme espressive delle opere presenti all’interno dei padiglioni della Blu e della Green zone. Qui, l’arte perde la sua inutilità per diventare funzionale, non solo perché è rappresentativa delle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico ma anche perché si promuove esempio di interdisciplinarietà e strumento di educazione.  

Scienziati, biologi, climatologi e altri professionisti scientifici, oggi, si uniscono e collaborano sempre più spesso con artisti, architetti e scultori, creando opere estetiche, funzionali e utili per le comunità. AIRBUBBLE, un’opera installata all’esterno della green zone, Science Center di Glasgow, è un esempio di queste fruttuose collaborazioni. 

AIRBUBBLE

Un’architettura biotecnologica creata in collaborazione tra Otrivin, esperto di salute nasale, e ecoLogicStudio, uno studio di architettura e design specializzato nello sviluppo di soluzioni architettoniche modulari basate sulla natura per ambienti urbani. 

AIRBUBBLE è un’architettura biotecnologia immersiva, in cui 24 bioreattori, avvolti in una membrana di TPU sottile e trasparente, ospitano colture di alghe viventi fotosintetiche, Chlorella sp, che “mangiano” attivamente le molecole inquinanti e catturano l’anidride carbonica per poi rilasciare ossigeno fresco e pulito.

Ed è proprio l‘aria, uno degli elementi su cui è urgente agire. L’inquinamento atmosferico è considerato la più grande minaccia alla salute del mondo. Secondo l’OMS, ben il 93% dei bambini respirano aria inquinata ogni giorno. Proprio per aumentare la consapevolezza dell’impatto sulla salute di questa “crisi invisibile”, Marco Poletto, co-fondatore di ecoLogicStudio con Claudia Pasquero, hanno ideato e realizzato quest’opera. Il progetto, inoltre, è pensato per coinvolgere direttamente proprio i bambini, la fascia più colpita da questa crisi. 

AIRBUBBLE, dunque, non solo nella sua struttura architettonica aiuta alla purificazione dell’aria di Glasgow, tramite l’azione delle alghe, ma è pensato anche per essere un nuovo spazio ricreativo, un nuovo parco giochi, dove i più piccoli possano divertirsi, ma anche comprendere questa problematica e partecipare alla risoluzione del problema, tramite l’interazione con l’opera stessa. E’ un esempio di struttura educativa non formale, che con l’utilizzo di uno spazio, finemente strutturato e pensato, educa e insegna i rischi e la necessità di migliorare la qualità dell’aria. 

L’arte non è quindi, solo uno strumento comunicativo ma anche educativo e funzionale ed è il mezzo di cui abbiamo bisogno per poter trasformare e ripensare il presente, partendo dal creare spazi diversi, che stimolino, sensibilizzino e aiutino i più piccoli ad affrontare l’emergenza climatica, ma soprattutto ad immaginare futuri diversi.