In Bulgaria per parlare di ambiente con i bandi Erasmus +

Grazie al programma Erasmus+ i giovani europei hanno l’opportunità di viaggiare in Europa per espandere le proprie conoscenze e competenze. Tramite uno di questi progetti, ho passato quattro giorni in Bulgaria parlando di cambiamento climatico e politiche ambientali e imparando che la vera ricchezza di questi progetti è il fattore rete.

Di Sara Taddeo
Mentor: Sara Marcolla
Fotografie di Giulia Chistè

Una classica “soffiata”: così è iniziato il mio viaggio in Bulgaria: un link inviato su un gruppo whatsapp e l’invito a non perdere una splendida occasione. L’opportunità in questione era la partecipazione al GROW camp, un progetto finanziato all’interno del programma Erasmus + con l’obiettivo di riunire 26 giovani provenienti da Italia, Polonia, Germania e Bulgaria per discutere insieme di ambiente e cambiamento climatico.

Le attività del camp

Presa dall’entusiasmo di visitare un nuovo Paese e di discutere di un tema a me caro, clicco sul link e invio la mia candidatura e dopo pochi giorni ecco la conferma: “sei stata selezionata”. Il viaggio sarebbe durato 4 giorni, trascorsi a Sofia svolgendo varie attività di gruppo: una prima giornata dedicata alla conoscenza dei partecipanti e al confronto su problematiche ambientali nazionali, seguita da un momento di riscoperta della natura, per concludere poi con una riflessione su possibili soluzioni pratiche.

Appena arrivata, però, diventa chiaro che non sarebbero mancati momenti meno “tecnici”: tra giochi scout e esercizi di teatro, ci siamo conosciuti meglio e al terzo giro abbiamo addirittura memorizzato la maggior parte dei nomi. Gli altri li abbiamo imparati durante il karaoke serale in centro a Sofia e l’acquagym nella spa dell’hotel. Alla seconda cena, poi, aldilà dell’interesse per le questioni ambientali, un altro si è rivelato il vero anello di congiunzione del gruppo: l’odio verso il cibo bulgaro.

Problemi comuni fra Paesi diversi 

E mentre i budini di pasta diventavano meme e il parmigiano circolava nei corridoio come merce di spaccio, abbiamo imparato ad apprezzare la pioggia che ci ha accompagnati durante la passeggiata nella natura. Ma soprattutto abbiamo imparato che Italia, Germania, Polonia e Bulgaria hanno tutte un problema di consapevolezza sulle questioni climatiche. Il sentimento comune, insomma, era di una generale mancanza di fiducia per una classe politica poco attenta alle questioni ambientali. 

Problemi e soluzioni specifici

Sono emersi, poi, problemi specificamente nazionali e differenze nella priorità di ciascun Paese. Durante la terza giornata, nel progettare proposte da applicare nel nostro contesto di riferimento, sebbene le questioni considerate fossero simili, si sono delineate percezioni diverse su cosa fosse un’emergenza e cosa no. Sono nate, quindi, proposte per limitare gli sprechi alimentari, altre per assicurare un utilizzo più consapevole delle automobili, altre ancora per coinvolgere le persone più anziane.

Utilità e ricchezze dei progetti Erasmus +

Ascoltare le idee di giovani provenienti da un Paese diverso, è stata una fonte di apprendimento preziosa: mi ha permesso di guardare a problemi vecchi con approcci e prospettive nuove e mi ha stimolato nell’elaborare nuove soluzioni. La possibilità di confronto con realtà distanti e le conoscenze che ne conseguono, sono risultati quindi fra gli indicatori principali del successo di un progetto Erasmus +. Me l’ha confermato anche Marianna, servizio civilista presso Inco (associazione che ha partecipare al progetto G.R.O.W. per l’Italia) e mia compagna di viaggio in Bulgaria.

È proprio il fattore rete, secondo Marianna, la vera ricchezza del programma Erasmus +. Mettersi in comunicazione con associazioni e persone provenienti da altri Paesi, genera uno scambio di pratiche, conoscenze, visioni, e approcci non solo fra i partecipanti, ma anche fra gli organizzatori. Questo si applica in particolar modo al progetto G.R.O.W., che è stato articolato in due fasi, di cui una dedicata nello specifico agli operatori giovanili. In questa fase gli operatori hanno avuto l’occasione di formarsi ulteriormente sul tema ambientale e progettare insieme il camp aperto ai partecipanti.

Competenze per gli organizzatori

Altre competenze che possono sviluppare gli organizzatori sono quelle legate alla progettazione. Questo è dovuto specialmente alla precisione e al tecnicismo richiesti nella scrittura dei progetti. Contestualmente, hanno l’opportunità di affinare anche competenze linguistiche e relazionali, in particolar modo qualora il bando richieda di co-progettare insieme ad altre associazioni.

Il successo del progetto GROW

Marianna mi ha poi parlato anche dei risultati raggiunti durante il camp in Bulgaria. Per lei il successo più notevole si è raggiunto sul lato umano: fin da subito si è creato un clima di condivisione, collaborazione e una generale predisposizione positiva a mettersi in gioco. La cooperazione da parte sia degli operatori che dei partecipanti ha permesso a tutti di godersi al meglio l’esperienza, senza tirarsi indietro davanti a pioggia, cibo mediocre e confronti di idee.

Dal confronto con Marianna ho quindi avuto la conferma che la vera utilità dei progetti Erasmus +, al di là delle competenze sviluppate, delle idee condivise e delle nuove conoscenze acquisite, è quella di creare connessioni: fra associazioni e Paesi, ma soprattutto connessioni fra persone.