I vari attori e le varie attrici della lotta al cambiamento climatico

La Conferenza ONU sui Cambiamenti climatico non è solo una questione di negoziati tra i leader mondiale intorno a un tavolo o in un’assemblea plenaria. Anche la società civile sta discutendo del futuro del movimento di giustizia climatica a livello locale e globale. Dopo tutto, non c’è alcun dubbio sulla capacità di mobilitazione e di pressione politica che ha il movimento di lotta al cambiamento climatico oggi.

Di Abel Rodrigues

Traduzione: Carlotta Zaccarelli

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A Glasgow, si è già concluso il terzo giorno della COP26. E in questa piccola città scozzese, si discutono le politiche pubbliche da adottare per affrontare la grande sfida della nostra generazione: la crisi climatica. Proprio come il Protocollo di Montreal e gl Accordi di Parigi, ci si aspetta che da queste discussioni emergeranno progetti e soluzioni per combattere efficacemente la crisi climatica. Ma molto altro sta accadendo contemporaneamente alle negoziazioni dei grandi leader mondiali.

Non c’è dubito sulla capacità di mobilitazione e pressione politica che possiede il movimento climatico. Dalle ONG ai movimenti sociali, il movimento climatico conta in sé una serie assai variegata di strumenti e orientamenti, dai moderati ai radicali, dal dialogo con le istituzioni alla chiamata alla disobbedienza civile. A Glasgow, si combinano tutte queste anime – e molto altro. Qui i leader mondiali discutono il futuro del Pianeta e la società civile discute il futuro del movimento di giustizia climatica. 

Nonostante sia un po’ reticente, la delegata di Fridays for Future Mikaelle Farias, da João Pessoa, spera che i leader politici dimostrino più ambizione e pianifichino azioni più significative per contrastare l’emergenza climatica. 

Credo che, per combattere una crisi, dobbiamo unire gli sforzi delle istituzioni con le organizzazioni non governative, le organizzazioni dei partiti politici, per fare pressione sui decisori politici perché sono loro ad avere il potere di fare qualcosa

Mikaelle Farias

Subito dopo il nostro incontro, Mikaelle ha ricevuto il Governatore dello Stato di San Paolo João Dória, insieme alla delegazione di Fridays for Future, per parlare di educazione climatica. Intanto, lo Youth Adviser del Segretario Generale delle Nazioni Unite Paloma Costa si stava preparando per l’arrivo di sei giovani indigeni alla COP. Per Paloma, le istituzioni sono importanti per la lotta contro la crisi climatica e, se le loro strutture sono criticate, è necessario promuovere un loro cambiamento. 

Più tardi, e lontano dalla pompa e dalla sicurezza della COP, il direttore esecutivo dell’Ayika Institute Marcelo Rocha ha preparato manifestazioni per le strade di Glasgow per criticare la mancanza di iniziativa climatica dei leader mondiali. Dal suo punto di vista, le manifestazioni di strada sono complementari alla COP, che funziona come una palestra per i leader.

Nel contesto della relazione tra le istituzioni e la lotta climatica, Marcelo dà poca importanza all’eventuale rivalità e riflette sul fatto che l’istituzionalità non sia molto di più che una ricerca per credere nella funzionalità delle strutture. Quindi, le istituzioni non sono un fine, ma un eterno tentativo di mantenere in vita ciò che si crede esista. 

Nei prossimi giorni, il mondo osserverà attentamente le negoziazioni tra i leader politici e la reazione dell’intera società civile che monitora ogni passo di questi decisori. Dopo tutto, questa è la Conferenza ONU sui Cambiamenti climatici decisiva – e fallire non è tra le opzioni.