COP 28: gli impegni sul clima, ancora a piccoli passi

Se seguite notizie relative alla crisi climatica e in particolare alle trattative delle COP, vi sarete sicuramente imbattuti nella sigla “NDC”, e magari vi sarete anche chiesti che cosa voglia dire. Ecco, oggi capiamo cosa sono, da dove arrivano, a cosa servono e come li stiamo usando.

di Sofia Farina

Cosa vuol dire “NDC”?

Gli NDC sono i Nationally Determined Contributions, ovvero i Contributi Nazionali Determinati, e sono uno degli strumenti principali per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Si tratta di impegni nazionali relativi alla lotta al cambiamento climatico che ogni Parte – ovvero ogni paese – è tenuta a sviluppare e che spiegano il modo in cui le stesse Parti contribuiranno a ridurre le emissioni di gas a effetto serra (GHG) e ad adattarsi agli impatti. 

In pratica, gli NDC rappresentano piani a breve-medio termine e devono essere aggiornati ogni cinque anni con ambizioni sempre più elevate, in base alle capacità di ciascun Paese. L’aggiornamento periodico degli NDC è connesso ad un principio chiave dell’Accordo di Parigi, che è quello che i Paesi “aumentino” i loro piani, cioè incrementino i loro sforzi ogni cinque anni per riflettere la “massima ambizione possibile” di ciascuna Parte. Idealmente, gli NDC rivisti e aggiornati ogni cinque anni, segneranno le tappe del percorso per portare il pianeta verso l’azzeramento delle emissioni entro il 2050.

Breve storia degli NDC

La prima generazione di NDC faceva parte dell’adozione iniziale dell’Accordo di Parigi nel 2015 e la seconda generazione rappresenta il primo aggiornamento, previsto per il 2020. Già considerando queste due generazioni di impegni, possiamo notare il meccanismo di cui parlavamo prima, dell’aumentare le ambizioni di anno in anno. Infatti, la prima generazione di NDC rifletteva una riduzione aggregata dell’obiettivo di temperatura media globale a 3,7 gradi Celsius, mentre la seconda generazione di NDC ha abbassato questo obiettivo a 2,7 gradi Celsius. E’ bene notare, tuttavia, che anche se questo passo si è mosso nella giusta direzione, siamo ancora ben lontani dal raggiungere gli obiettivi delineati nell’Accordo di Parigi.

Cosa sono, concretamente

Ma cosa troviamo, all’atto pratico, scritto negli NDC dei paesi del mondo? Partendo dal fatto che possiamo consultarli direttamente, quindi se avete voglia potete passare molto tempo a “girare” nell’apposito sito vediamo cosa comprendono questi piani. Gli NDC includono specificamente gli impegni dei Paesi per la riduzione delle emissioni e l’adattamento agli impatti climatici, con obiettivi quantitativi o qualitativi, scadenze e una serie di azioni in settori prioritari, come energia, trasporti, agricoltura, salute, acqua, infrastrutture, turismo e molto altro. La maggior parte dei Paesi ha anche incluso budget stimati per il raggiungimento degli obiettivi climatici, con molti Paesi in via di sviluppo che hanno indicato la necessità di un sostegno finanziario esterno per implementare alcune o tutte le loro azioni quando non hanno le risorse interne necessarie. Quando gli obiettivi dipendono da un sostegno finanziario esterno, sono indicati come obiettivi condizionati, mentre gli obiettivi che un Paese può raggiungere senza il sostegno finanziario esterno sono definiti incondizionati.

Gli NDC attuali, sono sufficienti?

Veniamo ora al dunque: uno dei motivi per cui negli ultimi mesi si è parlato spesso di NDC è che recentemente – qualche mese fa – è stata compiuta una valutazione complessiva degli obiettivi presentati da tutte le parti, per capire se sono sufficienti a rispettare gli obiettivi che ci siamo posti come umanità, oppure no. Purtroppo, come anticipavo prima, la risposta è no.

Infatti, secondo i piani attuali, le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare del 9% (rispetto all’11% dell’anno scorso e al 14% di due anni fa) entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010, quando dovrebbero diminuire del 45% rispetto ai livelli del 2010 entro la fine di questo decennio per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 C. 

Il segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), Simon Stiell, ha dichiarato che i governi stanno facendo baby steps (piccoli passi) per evitare la crisi.

Con queste premesse, ci avviamo verso una COP in cui la speranza è che vengano presi nuovi ambiziosi e drastici impegni da tutte le parti.