Generazione Europa – perchè essere giovani europei oggi conta più che ieri

di Enrico Chiogna, Alice Peconi, Gaetano Sciarotta, articolisti dell’Agenzia di Stampa Giovanile

DA DOVE VIENI?

La risposta a questa domanda, nonostante possa, di primo acchito, risultare banale, cela al suo interno un sistema di valori complessi che la determina. Ciò vale in modo particolare per noi giovani europei, cresciuti in un contesto in cui i confini dello stato e della nazionalità stessa si sono fatti sempre più fumosi, plasmando di conseguenza il nostro sistema di valori identitari, definiti da dinamiche sovranazionali e globalizzate.

Questa dimensione sovranazionale ha portato un’integrazione culturale e sociale fortissima tra i giovani europei, con una standardizzazione degli hobby, dei gusti, dei consumi culturali di vario genere anche veicolati dalla fortissima spinta della globalizzazione economica, finanziaria, culturale e sociale, ovviamente accentuata dall’integrazione determinata dalle istituzioni europee.

Possiamo dunque affermare che la generazione a cavallo tra i cosiddetti “millennials” (1982-1999 circa) e la “generazione Z” (1996-2013 circa), coloro che sono nati nella seconda metà degli anni ’90, poco dopo la creazione dello spazio Schengen e la ratifica del Trattato di Maastricht, sia la prima generazione che può, a pieno diritto, considerarsi europea nel senso più completo del termine.

COSA VUOL DIRE QUINDI ESSERE GIOVANI EUROPEI?

Essere giovani europei vuol dire parlare fluentemente più di una lingua, vuol dire essere cresciuto guardando le stesse serie animate dei nostri coetanei francesi o tedeschi ed essere scettici sul fascino che la Lira esercita ancora sui nostri genitori (in fondo cosa aveva di così speciale?). Vuol dire poter fare l’Erasmus e viaggiare in alcuni tra i paesi più belli del mondo potendosi sentire a casa. Insomma essere giovani europei vuol dire essere la principale dimostrazione che la convergenza non violenta tra Paesi e culture è possibile.

Noi siamo dunque la prima generazione che veramente può considerarsi europea, che veramente può affermare di avere un’identità sovranazionale e slegata nel profondo dalle dinamiche nazionali e nazionaliste che sussistono da centinaia di anni fra le popolazioni europee. A maggio di quest’anno, assieme a mezzo miliardo di individui, eterogenei a livello linguistico e culturale, parteciperemo per la prima volta a uno dei più grandi, complessi e affascinanti esercizi democratici dell’intero pianeta: le elezioni europee.

E per questo dobbiamo essere consapevoli del fatto che anche il nostro voto risulterà determinante per costruire il futuro dell’Europa unita.

PERCHÉ POSSIAMO CONSIDERARE LE ELEZIONI 2019 UNO SPARTIACQUE?

Le elezioni europee del 2019 saranno ricordate come uno scontro tra gli ideali europeisti e anti-europeisti, che trascendono i confini delle più canoniche destra e sinistra, categorie ormai cariche di significati perduti e forse inadatte al contesto politico mondiale, se non cedendo a facili generalizzazioni.

Si giunge a queste elezioni in un’atmosfera bollente, in un’Europa lacerata dalle sue contraddizioni interne, dal peso della burocrazia, dalle derive estreme dei partiti di destra, dalla spinta di movimenti popolari come i Gilet Gialli, dai progetti degli stati membri che sembrano contrastare con quelli dell’UE, dalla perdurante crisi migratoria, dai timori per il cambiamento climatico e dalla Brexit. La compresenza di tutte queste dimensioni nel dibattito e l’ascesa di partiti populisti complicheranno oltremodo il discorso politico attorno al futuro dell’Europa, passante appunto per queste elezioni, e sarà necessario avere gli strumenti per attraversare indenni la foresta tropicale della campagna elettorale, ricca di pericoli nascosti che solo occhi attenti potranno intravedere.

Come è facile comprendere, in virtù delle tensioni che attorniano questo evento, i risultati di queste elezioni saranno una pietra angolare per l’esistenza stessa del “sistema Europa”. Indubbiamente il futuro dell’UE, cioè i giovani che ne fanno parte, sono tenuti a considerare la propria identità per comprendere veramente cosa significhi questa struttura in termini tanto di possibilità quotidiane acquisite, quanto di dimostrazione che è possibile unire in maniera funzionante persone di provenienze, lingue e culture diverse.

CHI MEGLIO DI NOI PUÓ DECIDERE DEL FUTURO DELL’EUROPA?

Prendendo spunto da queste riflessioni abbiamo deciso come Agenzia di creare un appuntamento mensile, una rubrica che vuole essere una guida a tutto ciò che riguarda l’Unione Europea: dalle modalità di voto passando per le tematiche in gioco, per finire con le visioni politiche che concorrono alle elezioni.

Troppo spesso la voce dei giovani è tenuta ai margini del dibattito politico, noi pensiamo invece che essa sia fondamentale nella costituzione di un dibattito costruttivo e sostenibile sul futuro, imprescindibile per evitare casi come la Brexit (in cui le vecchie generazioni hanno deciso per le nuove) e le recenti brutture politiche causate dalla crisi migratoria, in cui ogni governo europeo ha dato il peggio di sè.

Vogliamo dunque sottolineare l’importanza del compito che abbiamo intrapreso, perché esso si propone di fornire delle basi verificabili attraverso cui ciascun lettore potrà orientare le proprie scelte di voto. Nessun fine politico è sotteso nella nostra azione, si tratta di informazione votata a generare una più ampia consapevolezza su temi che inevitabilmente vanno ad impattare sulle nostre vite, e una scelta inconsapevole, una scelta di convenienza o mal ponderata, avrà un effetto permanente su di noi e su mezzo miliardo di cittadini europei.

Quindi, come piccolo memorandum alla fine di questo articolo introduttivo e poco sostanziale, invitiamo ciascuno di voi, nel penultimo week end di maggio, in tutte le città d’Italia come in quelle degli altri ventisette paesi membri ad esprimere la vostra preferenza nell’intimità e nella privacy del seggio elettorale ed esercitare quel diritto e dovere civico che per primo ci garantisce di vivere in una società democratica.