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Imparare ad imparare

Saper imparare è la skill che tutti dovremmo avere, ma che nessuno ci ha mai insegnato. Ecco come tu, conoscendo meglio il tuo cervello, puoi iniziare ad imparare in modo più efficace. 

Di Michele Castrezzati, articolista dell’Agenzia di Stampa Giovanile

Video-commento di Federico Palisca, videomaker dell’Agenzia di Stampa Giovanile

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Il saper imparare è spesso dato per scontato. Dalle scuole elementari all’università siamo messi di fronte ad uno specchio d’acqua ricchissimo di pesci, ma nessuno ci ha mai spiegato come usare la canna da pesca. E allora sprechiamo tempo e facciamo fatica ad inghiottire informazioni, senza pensare che, prima di tutto, dovremmo imparare ad imparare. Mi piace ricordare questo pensiero di Abraham Lincoln: “Se avessi 8 ore per tagliare un albero, ne userei 6 per affilare la mia ascia”. In questo modo, come Lincoln, affileremmo la nostra ascia alla perfezione, e abbattere l’albero della conoscenza diventerebbe un gioco da ragazzi.

Ma come si impara ad imparare? Basta farsi un’idea di cosa succede nel nostro cervello quando ci mettiamo sui libri, per poi usare questa conoscenza per affinare il nostro metodo di studio. Capire come vengono processate e conservate le informazioni ci permette di imparare di più in meno tempo. Ecco 2 semplici cose che dovresti sapere sul tuo cervello e 2 consigli su come metterle in pratica.

Il tuo cervello lavora in due diverse modalità

Ti è mai capitato di trovare la soluzione di un problema o di ricordarti una parola che avevi sulla punta della lingua quando ormai non ci stavi più pensando? Magari stavi giocando a nomi, cose o città o magari stavi cercando di ricordarti la formula dell’energia cinetica: un paio d’ore dopo, sotto la doccia o in macchina, ti viene in mente, all’improvviso. 

Come dimostra il neuroscienziato Terrence Sejnovski, questo accade perché il cervello ha due diverse modalità di lavoro: una modalità focalizzata e una diffusa. La prima, più rigida, si usa per analizzare un problema e per ragionare logicamente. La seconda ti permette invece di navigare liberamente per i meandri del cervello e di essere creativo. 

Per capirci, Albert Einstein formula le leggi della relatività sedendosi alla scrivania e utilizzando la modalità focalizzata. Lui si siede, si concentra, e il suo pensiero percorre una linea retta, collegando esclusivamente i neuroni interessati al problema specifico che sta affrontando.

Qualche ora prima però, c’è stato quel momento di assoluta genialità in cui Einstein ha concepito l’idea iniziale: tutto è relativo. Quell’idea, il nostro Albert, l’ha avuta utilizzando la modalità diffusa. Tutti noi usiamo quest’ultima quando non siamo concentrati su nulla di specifico e il nostro cervello lavora in sottofondo. Così il pensiero vaga liberamente, connette neuroni in modo originale e trova soluzioni creative. Per essere originali bisogna distrarsi. 

Un consiglio pratico per fare uso di quello che hai appena imparato: si chiama pomodoro techinque. Permette al cervello di alternare modalità focalizzata e diffusa. Che tu stia studiando o lavorando, prenditi una pausa di 5 minuti ogni 25 minuti di sforzo. Durante questa pausa, lascia che il tuo cervello si rilassi e si distragga un po’. Fai stretching, respira aria fresca, ma non scrollare su Instagram: limiteresti la libertà che stai cercando di lasciare ai tuoi pensieri. Quando ti rimetterai al lavoro, sarai pieno di nuove idee che il tuo pensiero è andato pescando qua e là per il cervello. Ah sì, quel nome bizzarro: si chiama pomodoro technique perché l’inventore, lo scienziato italiano Francesco Cirillo, teneva il conto dei minuti con un timer da cucina a forma di pomodoro. Tutto qui.

Use it or lose it

Il cervello è un muscolo, e come tale va allenato. Non è una spugna: non lo si può immergere in un mare di informazioni e sperare che assorba ogni cosa. Imparare è un processo attivo, in cui le nostre azioni, non il tempo impiegato, determinano la qualità del risultato. 

Per questo l’apprendimento passivo è uno spreco di tempo. Leggere decine di pagine fa sì che le informazioni rimangano per un po’ nella tua memoria a breve termine per poi essere spazzate via dopo qualche ora. Sarebbe come cercare di imparare a praticare uno sport guardando video su Youtube: non funziona. Bisogna andare là fuori e sporcarsi le mani.

E come ci si sporca le mani nello studio? Facendo quello che la scienziata americana Barbara Oakley definisce active learning. Mettendo in pratica quello che si sta imparando. Il migliore modo in assoluto per costringere il cervello ad utilizzare in modo attivo le tue conoscenze è quello di insegnare. Dare ripetizioni, per esempio, consente al tuo cervello di rielaborare le informazioni in modo originale perché escano dalla tua bocca in un linguaggio comprensibile. Quello che insegni a qualcuno non lo dimentichi più.

Purtroppo non sempre si ha un allievo a portata di mano. Fortunatamente, ci sono infiniti modi per imparare attivamente senza disturbare nessuno: riassumere, parafrasare, schematizzare, disegnare, esercitarsi. Tutte queste attività hanno 2 aspetti in comune: 

1) Si fanno con le mani: sono azioni, e in quanto tali richiedono l’utilizzo delle tue conoscenze attraverso degli strumenti;

2) Rendono il contenuto personalizzato: quando schematizzi o riassumi, stai rielaborando informazioni che vengono dall’esterno facendole tue.

Quando costringi il tuo cervello a utilizzare o a rielaborare informazioni, fai sì che esse si fossilizzino nella tua memoria. 

Un consiglio pratico per fare uso di quello che hai appena imparato: la regola dei 30 secondi. Alla fine di una lezione, dopo aver letto un articolo o dopo aver guardato un video, prenditi 30 secondi per riassumere con carta e penna le idee chiave di quello che hai imparato. Il limite dei 30 secondi obbliga il cervello a selezionare solo i concetti più importanti, mentre scriverli su carta fa sì che si rimangano nella memoria molto più a lungo.

Nota finale

Lungo il tuo cammino non smetterai mai di imparare. Nonostante ciò, più imparerai, più realizzerai quante cose ci sono che ancora non conosci. La conoscenza però, non è una corsa ad ostacoli: non vi è nessun traguardo, nessuna fine. È una mappa, e ogni nuova costa che vediamo comparire nella nebbia cela una distesa di nuove terre da scoprire. Vivi la tua esplorazione del sapere senza l’ossessione di conoscere ogni cosa, ma con la volontà di essere, ogni giorno, un po’ più saggio del giorno precedente.