Come sbagliare diventa impossibile

Il 1° dicembre è la Giornata Mondiale contro l’AIDS. Grazie alla scienza e allo sviluppo tecnologico, la sieropositività oggi in Europa e in Nordamerica non è più una condanna a morte. Negli ultimi anni ci sono stati importanti sviluppi nel combattere la malattia. Ecco quali.

di Jenny Cazzola
mentor: Francesco Bevilacqua

Il 1° dicembre è la Giornata Mondiale contro l’AIDS. Una giornata dedicata ad accrescere la conoscenza della epidemia mondiale di AIDS dovuta alla diffusione del virus HIV. Virus, che si trasmette tramite sangue infetto, rapporti sessuali non protetti e da una madre ai figli durante la gravidanza, il parto o l’allattamento e che provoca un’immunodeficienza non riversibile e letale, l’AIDS.

Ma anche se manca ancora una cura certa e definitiva per l’AIDS, la sieropositività oggi non è più una condanna a morte. Grazie ai medicinali antiretrovirali tante persone sieropositive vivono a lungo senza aver sintomi. Oltre a questo, negli ultimi anni ci sono stati sviluppi importanti e noi vogliamo presentarvi due.

U=U

U=U sta per “Undetectable equals Untransmittable”, ovvero “non rilevabile è uguale a non trasmissibile”. Vuol dire che una persona che è sieropositiva, ma che non presenta una carica virale nel sangue, cioè nelle sue analisi del sangue non c’è traccia del virus o degli anticorpi del HIV, non può trasmettere il virus ad altre persone. La carica virale non trasmissibile si raggiunge e si mantiene con una terapia antiretrovirale, prendendo dei farmaci che bloccano la replicazione del virus nel corpo.

U=U implica due cose fondamentali. La prima è la tranquillità. La tranquillità di poter far sesso anche in modo non protetto, partorire e allattare dei figli, di non dover temere che altre persone vengano a contatto con il proprio sangue, per esempio in caso di incidenti o ferite. Ma anche la tranquillità di avere la stessa aspettativa di vita di una persona sieronegativa, perché la terapia antiretrovirale allunga di molto la finestra fra l’infezione da HIV e l’insorgere dell’AIDS. O come lo pone una campagna sui social portata avanti da dieci associazioni italiane, U=U significa che sbagliare diventa impossibile, perché il rischio di trasmissione del virus è zero.

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Una delle immagini della campagna “Impossibile Sbagliare” © DiversityLab

L’importanza dei test HIV

La seconda implicazione di U=U è l’importanza dei test per l’HIV. La terapia antiretrovirale è più efficace, se iniziata subito. È perciò fondamentale sottoporsi regolarmente ai test HIV, per conoscere il proprio stato sierologico.

I test del HIV non rilevano la presenza del virus stesso, ma parte di esso, come alcune proteine, o gli anticorpi e antigeni che il corpo umano produce contro il virus. Perciò non è possibile fare il test subito dopo un cosiddetto comportamento a rischio (sesso non protetto o contatto con il sangue di una persona sconosciuta). A seconda della tipologia di test usato, serve aspettare dei 40 ai 90 giorni per potersi sottoporre al test.

È importante sapere che il test viene fatto solo con l’esplicito consenso della persona, che è sempre anonimo, spesso gratuito e che non serve una ricetta medica per farlo. Per sottoporsi a un test HIV, basta rivolgersi al proprio medico, o a un centro o servizio apposito. Oltre ai test su sangue fatti con prelievo, esistono anche dei test rapidi che si possono effettuare su saliva o su una goccia di sangue punta dal dito. Essi sono acquistabili in farmacia e da somministrare in autonomia. Ulteriori informazioni sui test HIV si trovano qui. E qui si trova una mappa che indica i luoghi dove farsi testare in tutt’Europa.

Ma anche per le persone sieropositive è importante controllare la propria carica virale regolarmente per poter aggiustare la terapia antiretrovirale.

PrEP e PEP

Il secondo sviluppo importante è l’introduzione di farmaci in grado di prevenire un’infezione anche in caso di comportamenti a rischio.

La profilassi pre-esposizione (PrEP) è un farmaco da prendere prima di un potenziale comportamento a rischio. Tutte le persone sieronegative possono prendere la PrEP, a prescindere dall’orientamento sessuale, dal sesso e dal genere.

Esistono due modalità di assunzione della PrEP. La PrEP giornaliera si assume tutti i giorni e protegge 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Per essere efficace, la PrEP giornaliera deve essere assunta a partire dai 7 giorni prima di un potenziale comportamento a rischio e può essere interrotta dai 2 ai 7 giorni dopo di esso. Il vantaggio della PrEP giornaliera sta nel fatto che oltre a questo non serve pianificare l’assunzione. Diversamente per la PrEP on demand o al bisogno. Essa va presa solo quando serve e si presta a persone che non fanno sesso in modo regolare o che sanno pianificare molto bene i comportamenti a rischio. A seconda dei piani, ci sono vari schemi di assunzione.

La PrEP è un farmaco e dev’essere prescritta da un infettivologo. È rimborsata dal sistema sanitario nazionale e perciò gratuita, anche se non tutte le regioni hanno già implementato la gratuità. Chi assume la PrEP deve sottoporsi a dei controlli ai reni e agli screening per le malattie sessualmente trasmissibili ogni 3-6 mesi. Esistono dei centri per la PrEP appositi. La lista è visibile qui.

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Una pillola di PrEP © Magann via Adobe Stock

La profilassi post-esposizione (PEP) sono dei farmaci di emergenza da prendere dopo un contatto a rischio. Chi vuole accedere alla PEP, deve recarsi al pronto soccorso di un ospedale che abbia un reparto di malattie infettive e parlare con un infettivologo. È importante farlo entro 2 giorni dopo il contatto a rischio. Anche la PEP è gratuita e va presa per 28 giorni, ai quali seguirà un test dell’HIV. Per sapere di più sulla PEP.

Non è ancora finita

Anche se U=U, PrEP e PEP sono dei traguardi importanti e positivi, HIV e AIDS rimangono una minaccia reale per la vita e il benessere di molte persone intorno al globo. È perciò importante prenderli sul serio e cercare di proteggersi in ogni modo possibile. Inoltre, intorno a HIV e AIDS ci sono ancora stigmi e pregiudizi da combattere.