Diritto a Resistere: il viaggio è iniziato!

Alice Franchi, Sara Segantin e Magdalene Pellegrin hanno iniziato il loro viaggio per Diritto a REsistere, un progetto sull’intreccio fra la lotta alla crisi climatica e i diritti delle donne e delle comunità indigene.

Magdalene Pellegrin, Odi per gli amici e per il resto del mondo, racconta la partenza del viaggio e l’arrivo a Cancun, in Messico.

“Alla fine ce l’abbiamo fatta. Dopo lunghi mesi di chiamate, corrispondenze, ricerche e contrattazioni, è arrivato il momento della partenza. Forse l’istante più difficile, quello di voltare le spalle ai familiari, agli amici, alla propria terra, per volgere lo sguardo verso un altro posto e delle nuove persone.
Partire non è sempre facile, per quanto l’entusiasmo sia tanto. Quando arriva il momento di salutare, ci si sente un po’ come se un pezzo di noi si trattenesse con chi resta. Sappiamo che staremo via per mesi, lontane dagli affetti, da casa, dalla comfort zone, e questo genera un non so che di malinconia.

Passato il momento degli addii, però, la strada si fa più tranquilla. Arrivando da punti diversi, ci siamo trovate tutte nello stesso luogo, nella bella Toscana, per fare gli zaini e occuparci delle ultime questioni prima di prendere l’aereo per Cancun. Sabato sera ci siamo incontrate a casa di Alice, e dopo una cena a base di ceci, castagne e olio, siamo andate a dormire: l’indomani ci avrebbe aspettato una giornata di fuoco. Domenica, infatti, abbiamo ultimato i preparativi. Dopo aver rifatto gli zaini lasciando a casa tutto ciò che poteva risultare superfluo, abbiamo dovuto testare l’attrezzatura, scrivere le ultime mail, comprare le ultime cose, caricare i microfoni, stampare i documenti e chiudere tutte le piccole questioni ancora rimaste aperte. A fine giornata eravamo stanche morte: alle otto eravamo a dormire. Qualche ora dopo è suonata la sveglia e in poco tempo eravamo in treno, alla volta dell’aeroporto. Il momento di partire era arrivato. Entusiasmo, agitazione, anche un pizzico di paura; insomma, quell’intreccio di emozioni forti, difficili da descrivere, che caratterizzano gli istanti importanti.

Il compromesso dell’aereo è stata la decisione più sofferta di questo viaggio; ma date le condizioni compensare le emissioni era l’unica opzione plausibile. Non la soluzione ottimale, ma il meglio che si potesse fare.

Dopo quindici infinite ore di volo, finalmente abbiamo toccato terra. Sull’aereo, il tempo passava, eppure il sole non tramontava mai; il cielo era sempre azzurro, nonostante le ore si susseguissero lentamente: in un certo senso, stavamo “tornando indietro nel tempo”.
Nemmeno durante il viaggio abbiamo potuto rilassarci. Abbiamo fatto il punto della situazione, stilato una scaletta di cose da fare, raccolto materiale, suddiviso i compiti; solo dopo molte ore di lavoro ci siamo permesse una pausa per riposare.

Dopo 24 ore complessive, ieri alle 23 messicane eravamo al piccolo albergo Rey del Caribe, la nostra prima tappa, consapevoli dell’importante lavoro che ci aspettava stamani: l’intervista alla proprietaria Araceli, una delle attiviste più combattive di tutto lo stato messicano.
Abbiamo parlato con lei di molte cose: della nostra lotta che è anche la sua, delle nostre speranze ma anche della paura di un mondo sempre più in crisi. Ma Araceli ci ha rassicurate, dicendoci che non dobbiamo lasciarci abbattere, ma continuare a lottare, perché è vero: il momento storico che stiamo attraversando è un insieme scoraggiante di problemi e di caos, ma “dopo ogni momento di caos c’è sempre la calma”. È con la speranza nel cuore che ci avviamo verso la nostra prossima tappa: Casa Na’atik.”

L’attivista messicana Araceli