Quanto Pesano Le Donne Ai Negoziati Del Clima?
Come ormai (o per meglio dire, solamente) da 4 anni, oggi 8 dicembre si celebra alla COP21 la giornata della questione di genere. E siccome le donne sono spesso lasciate fuori dai negoziati (solo un terzo dei negoziatori di sesso femminile), in questa giornata particolare si parla principalmente di loro. Non si tratta di voler mettere gli uomini da una parte, ma di portare le donne in alto.
Nei numerosi eventi paralleli ai negoziati sono state invitate molte di loro a raccontare le proprie affascinanti esperienze di vita e ad esprimere la propria visione sulla questione dell’equità di genere. Si è dunque discusso del ruolo delle donne nel fronteggiare le sfide del cambiamento climatico.Di particolare rilevanza è stata la conferenza “Women and climate” che ha visto la partecipazione di Segolène Royal, ministra francese dell’Ecologia e dello Sviluppo Sostenibile, e Vandana Shiva, nota attivista e ambientalista indiana.La ministra francese ha aperto l’incontro portando l’attenzione sul ruolo delle donne come parte fondamentale della lotta al cambiamento climatico, in quanto attori importanti dell’economia. In Francia è stata creata ad hoc una strategia nazionale che riconosce il loro ruolo nello sviluppo sostenibile.
Anche la COP21, e in particolare il Gender day, è un’opportunità per evidenziare il ruolo della donna. ネ. E’ imprescindibile che la questione dell’equità di genere venga affermata non solo nel preambolo dell’accordo ma venga inserita nell’articolo 2.2 relativo alla protezione dei diritti umani. Le donne sono maggiormente colpite dagli effetti del cambiamento climatico perché spesso sono esse a doversi occupare del sostentamento della famiglia. E trovandosi a stretto contatto con i propri figli, sono loro che hanno maggiori difficoltà quando, in situazioni estreme, devono lasciare il proprio paese.
Nel suo discorso, Vandana Shiva ha voluto parlare del legame tra natura e uomo che si sta lacerando, facendo riferimento al rapporto tra fiume e templi nella sua India. Sulle rive dei fiumi ci sono i templi; il fiume è sacro, è divinità e le emissioni di gas effetto serra sono responsabili di distruggerne il corso. L’umanità si deve rendere conto che non è la padrona della terra, ma essa è parte della terra. “L’instabilità della natura è proprio l’esternalità che noi stessi abbiamo creato”.La chiave è dunque la diversificazione delle colture e il ritorno ad un’agricoltura biologica, in quanto la maggior parte delle emissioni in agricoltura sono prodotte da pesticidi e fertilizzanti. Non bisogna ’ingegnerizzare’ il mondo per controllarlo, ma essere parte del mondo e rispettarne gli equilibri.
L’ambientalista afferma il dovere della società di ricostruire un’economia naturale, non guidata dalla finanza e dall’idea del profitto, ma attenta alla terra e al pianeta che ci fornisce la vita. E in questo le donne possono giocare un ruolo importante in quanto portatrici di conoscenze tradizionali, che sono la chiave per aprire la porta del cambiamento, non climatico, ma di sistema.A fianco dei contributi di queste donne, che certo hanno rilevanza nel panorama dell’ambientalismo, esiste una ricchezza di esperienze e di voci che importante riportare.
Mary Robinson, di Foundation Climate Justice, ha affermato quanto sia stato difficile nel tempo e lo sia tutt’oggi riconoscere il ruolo della donna in questa sfida al cambiamento climatico. E sulla stessa linea c’è anche Winnie Byanyima, rappresentante di Oxfam International, che racconta della difficoltà nel tentare di costituire una constituency di rappresentanza delle donne all’interno dell’UNFCCC.Un altro punto di vista, in un certo senso opposto ai precedenti, è stato fornito da Marina Flevotomas nel suo contributo in un’altra conferenza. La Flevotomas propone una visione diversa. E’ arrivato il momento di cambiare la narrativa, spesso vittimista, costruita attorno alle donne in occasioni come le giornate dedicate alla questione di genere. L’intenzione è dunque quella di raccontare le donne non tanto come vittime degli effetti del cambiamento climatico, ma sottolineare al contrario il loro ruolo di eroine, protagoniste del loro successo. Quello della Flevotomas è un racconto per immagini, che mostrano storie di donne in grado di trasformare le difficoltà in opportunità.
Quello che si è voluto raccontare oggi qui alla COP21 che le donne hanno potenziale enorme: esse sono creative, combattive e tenaci. La questione di genere tuttavia non deve rimanere un tema autoreferenziale, trattato solo da donne e rivolto alle donne, perché così rischia di diventare un motivo di conflitto invece che un dibattito costruttivo per entrambe le parti della bilancia.