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In viaggio per il clima

Un viaggio on the road che permetterà a un gruppo di attivisti di partire dall’Italia e arrivare sullo stretto di Bering, con l’obiettivo di documentare di persona i danni causati dei cambiamenti climatici; 18.000 km per il clima attraverso i deserti e i ghiacci dell’Eurasia: questo è The Climate Route.

Di Ilaria Bionda, articolista di Agenzia di Stampa Giovanile

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The Climate Route sarà una spedizione terrestre che percorrerà 18mila km, con lo scopo principale di avvicinare il pubblico agli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Dopo la presentazione durante il Religion Today Film Festival, abbiamo avuto l’occasione di intervistare Luca Barani, uno dei fondatori, che sintetizza il progetto nelle parole chiave clima, viaggio, speranza.

The Climate Route nasce nell’estate del 2020, quando Luca, Alberto, Giorgio e Andrea, quattro amici di lunga data accomunati dalla preoccupazione per le sorti del nostro Pianeta, concepiscono l’idea di aumentare nel pubblico la consapevolezza riguardante gli effetti negativi del cambiamento climatico, incentivando la presa di coscienza dell’estensione e della complessità del fenomeno, richiedendo un’azione più efficiente. Luca ci spiega che la parte centrale del progetto è una spedizione che prenderà le mosse dalla Marmolada il prossimo mese di maggio, per raggiungere il lembo più estremo del continente asiatico a sole 90 miglia dall’Alaska: lo stretto di Bering. Il viaggio attraverserà i Balcani, la Turchia, il Caucaso, l’Asia centrale, lo Xinjang cinese, la Mongolia e l’Estremo Oriente Russo. Ciò che li aspetta, oltre a un’area enorme da attraversare, è l’incontro con la rotta di migrazione balcanica e con diverse culture millenarie che subiscono – materialmente e ideologicamente – le alterazioni date dai cambiamenti climatici.

Il team che partirà per questo grande viaggio è composto da 12 persone, alcune delle quali già designate, altre ancora da selezionare, che parteciperanno a titolo volontario, spinte dall’importanza del tema trattato e dalla missione di sensibilizzazione. Il gruppo sarà eterogeneo e composto da esperti di logistica, videomakers, esperti di social media, documentaristi, fotografi e scienziati. Una componente fondamentale sarà Lia Giovinazzi Beltrami, la regista che – con i suoi collaboratori – realizzerà il documentario finale sulla spedizione.

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Un viaggio di tale portata necessita di una preparazione che vada oltre gli incontri da remoto e in presenza, prevedendo anche alcune brevi spedizioni “propedeutiche” in Italia, con lo scopo di team-building tra i volontari, oltre che anche in questo caso di documentazione degli effetti dei cambiamenti climatici vicino a noi. La prima spedizione si è tenuta in Sicilia, per documentare la desertificazione; la seconda nelle Foreste Casentinesi; la terza nelle zone funestate dalla tempesta Vaia, tra Trentino e Veneto.

Il progetto coinvolge al momento una quarantina di persone, provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Luca ci spiega che sono già attive importanti partnership e sponsorizzazioni – tra cui quelle con la FAO, le Guide Marco Polo, l’Università degli studi di Torino (con la quale è stato creato il Podcast Da clima in fondo) e il Festival del turismo sostenibile IT.A.CA – e a breve partirà la campagna di crowdfunding che si aggiungerà al fundraising relativo al conferimento del 5×1000 alla APS The Climate Route riconosciuta giuridicamente. 

Con Luca abbiamo poi trattato il tema della comunicazione, fondamentale per qualsiasi progetto si voglia realizzare. Secondo il giovane:

Non basta essere attivi solo sui canali tradizionali: è opportuno rilasciare periodicamente interviste, coinvolgere esperti del settore, inventarsi sempre nuove forme di divulgazione affinché si raggiunga il più ampio numero di soggetti interessati.

Proprio per questo motivo i mezzi di comunicazione utilizzati dai fondatori del progetto sono molto vari: social network, documentari, podcast, pubblicazioni e interventi di divulgazione permettono infatti di raggiungere una platea molto ampia, funzionando da “ponte tra scienza e società”. Per il team di The Climate Route è ancora più importante farsi conoscere poiché

il nostro scopo principale è proprio quello di lanciare un messaggio decisamente positivo, che corrisponde al nostro mood: è vero che i cambiamenti climatici possono condurre alla catastrofe, ma i margini per evitarla adottando un nuovo stile di vita sono ancora, per fortuna, ampi e concreti.

Questo progetto può dunque essere un ottimo esempio di ripartenza, dopo la pandemia, verso un mondo più sostenibile, con un approccio innovativo che non punta allo shock, ma offre fiducia, mettendo in luce chi e cosa si sta già muovendo verso questa direzione.