Il ritorno dei fuorisede – racconto di un’Odissea italiana

L’articolo analizza le difficoltà, ricorrenti ormai annualmente, che interessano i giovani fuorisede universitari italiani nel tornare a casa. Il tema è legato, in particolare, alle falle del sistema di trasporti pubblici. 

di Anna Rossi
Mentor: Paulo Lima

Le vacanze di Natale si stanno avvicinando e come ogni anno questo significa per molti studenti fuorisede, quasi 500 mila in Italia, poter finalmente tornare dalle proprie famiglie e nelle proprie città dopo i primi lunghi mesi dell’anno universitario. Ma per fare tutto ciò bisogna prima affrontare quello che per molti si rivelerà un’odissea: il viaggio di ritorno.

Fuorisede

Tutti i fuorisede in Italia, almeno una volta nella vita, hanno dovuto far fronte ad un problema legato ai trasporti pubblici. Spesso gli spostamenti sono influenzati dalla data di termine delle lezioni, sempre più a ridosso delle date “calde” (quelle che vanno dal 20 al 25 dicembre). E non solo. Gli studenti devono fare i conti anche con le date d’esame già a dicembre che spingono gli studenti a restare fino all’ultimo nelle città universitarie per poi dover tornare a casa in quelle date dove i prezzi lievitano. 

L’importanza di garantire la possibilità di tornare a casa ai giovani durante le vacanze di Natale è legata anche al fatto che, secondo le stime, meno del 40% degli studenti rientra ogni sei mesi, il 20% ha dichiarato di non rientrare mai durante l’anno proprio per i costi. Inoltre, il 15% circa degli studenti rientra ogni quattro mesi e sempre il 15% ogni due, mentre meno del 10% torna una volta al mese. Dunque, la stragrande maggioranza degli studenti torna pochissimo a casa e questo rende il ritorno di dicembre una necessità emotiva ed affettiva per molti ragazzi. 

Problematiche

Le problematiche, dunque partono ancora prima di mettersi in viaggio, a cominciare dai prezzi alle stelle per spostarsi. Si stima che per i ragazzi che studiano al Nord vi sia una spesa annua di 700 euro per rientrare a casa (600 euro al Centro e 300 euro al Sud). Per quanto riguarda i viaggi di lunga tratta per cui l’aereo è il mezzo favorito, gli studenti più svantaggiati sono di sicuro gli “isolani” che possono aspettarsi di spendere, per le date “calde”, sui 150€ per un viaggio di sola andata con il solo bagaglio a mano, e 200€ per un viaggio di sola andata con il bagaglio in stiva. Questi prezzi in realtà non si distaccano molto dai costi che interessano anche gli studenti del Sud Italia (Puglia, Calabria, Basilicata); inoltre, sempre i costi, si riferiscono a biglietti acquistati con almeno 3 mesi d’anticipo, non appena si hanno a disposizione i calendari accademici. Molti studenti però aspettano di scegliere fino alla fine d’ottobre per gestire eventuali date d’esame anticipate, fatto che, ovviamente, fa alzare ancora i prezzi. 

Le difficoltà maggiori dei viaggi aerei, oltre ai costi, comprendono la necessità di mezzi per giungere all’aeroporto e i limiti legati ai bagagli. Il primo fattore comporta un ulteriore aumento del prezzo complessivo del viaggio per acquistare biglietti di bus o treni, nonché l’accettazione di tutte le problematiche che questi mezzi comportano e che analizzerò in seguito. Il secondo fattore invece assume valore se si considera che la vera prima sessione universitaria si svolge tra gennaio e febbraio, obbligando di fatto gli universitari a studiare durante le vacanze e dunque a portarsi i numerosi, grandi manuali nel viaggio di ritorno. Questione non indifferente data la necessità di portare un minimo di bagaglio personale con a disposizione un solo bagaglio.

I mezzi di trasporto

Dunque, treni e bus (anche di aziende private come Flixbus) risultano essere la seconda opzione più diffusa per i viaggi di lunga tratta (coloro che non possono permettersi i prezzi proibitivi dell’aereo li scelgono), nonché la prima scelta per i viaggi di media e breve tratta. Tuttavia, questi mezzi presentano problematiche tutte nuove. Innanzitutto, i ritardi diffusi, specie per i treni regionali. Oltre a ciò, questi mezzi comportano rischi personali maggiori. Numerose sono ormai le esperienze pericolose vissute dalle categorie di persone a rischio, principalmente donne, minoranze e LGBTQ+. I racconti sono innumerevoli, sia di amici ma anche personali. Personalmente mi è capitato più volte di dover cambiare vagone o di dover sedermi con sconosciuti nella speranza di allontanare soggetti aggressivi e persistenti, che poi hanno fortunatamente desistito. Queste esperienze sono il meno, i casi di molestia ed aggressione sono in aumento, e non si tratta più di un fenomeno relegato alle sole grandi città (Milano e Roma) o a specifiche fasce orarie (orari notturni).

Le alternative

Tutti questi fattori hanno spinto molti giovani a trovare soluzioni alternative. Chi ne ha la possibilità utilizza veicoli personali, ma questo comporta alti costi famigliari per il veicolo stesso, la gestione dei costi di carburante e la consapevolezza dell’inquinamento ambientale. Nonostante ciò, circa il 30 % degli studenti utilizza l’automobile

Negli ultimi anni, proprio per far fronte a queste difficoltà, i giovani si sono ingegnati per trovare soluzioni collettive. Ad esempio, il fenomeno del carsharing, che prevede autonoleggio a tempo di un’automobile di proprietà di terze parti, è aumentato, arrivando ad interessare il 7,4% nei giovani tra 18 e 24 anni. 

Un’altra soluzione consiste nel carpooling, ovvero uso condiviso di veicoli privati tra due o più persone che devono percorrere uno stesso itinerario, o parte di essosenza finalità di lucro, ma con la condivisione dei costi della benzina. Intorno a questo fenomeno, che è legato al 14,5% dei giovani tra 18 e 24 anni, sono nate anche diverse aziende, come Blablacar, per connettere i richiedenti e gli offerenti. 

Una soluzione a uno dei tanti problemi sarebbe lo stanziamento di fondi pubblici per aiutare a gestire quanto meno l’aumento dei prezzi, ma dopo i tentativi fallimentari del 2021 (rivolto ai soli fuorisede siciliani con un reddito basso, prevedeva il 30% di sconto sui soli voli, e solo da Roma/Milano a Catania/Palermo), il governo non ha più creato possibilità per i giovani.

In conclusione, in mancanza di supporto statale, sia in materia di fondi che di sicurezza, i giovani si sono attivati per provare a gestire autonomamente il problema, ma è evidente quanto sia importante ed urgente un’azione da parte del governo.