Generazione Europa – verso le elezioni, il Parlamento di oggi e di domani
In questo articolo della rubrica verso le elezioni europee del 26 maggio 2019 ci occuperemo di descrivere come si prospetta la costituzione del nuovo Parlamento Europeo, per poi passare ad analizzare quali siano le intenzioni programmatiche, ad oggi, dei principali partiti nazionali.
di Ciro Agostini, Francesco Dalle Ave, Luca Pecile , articolisti dell’Agenzia di Stampa Giovanile
Il parlamento europeo vanta un numero totale di 751 parlamentari, diviso in otto gruppi principali. Estranei ad essi i non iscritti, cioè coloro che non fanno parte di nessun gruppo. Qui a seguire l’elenco dei gruppi e il numero di seggi assegnatogli alle scorse elezioni:
– Gruppo del Partito Popolare Europeo(EPP), 219 seggi
– Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo (S&D), 189 seggi
– Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE), 72 seggi
– Gruppo Partito Verde Europeo/Alleanza Libera Europea (Greens/EFA), 68 seggi
– Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), 52 seggi
– Gruppo confederale della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica (GUE/NGL), 51 seggi
– Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (EFDD), 44 seggi
– Gruppo Europa delle Nazioni e delle Libertà (ENF), 36 seggi
– non iscritti, 20 seggi
Il Parlamento Europeo formatosi dopo le scorse elezioni vedeva, e vedrà fino al 26 maggio, una maggioranza solida formata da due gruppi storici, uno di centro destra ed uno di centro sinistra: il Partito Popolare Europeo e quello dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo. Questi, da sempre molto legati alla storia europea e all’importanza dell’Unione, si sono prestati ad essere interpreti del pensiero europeista in parlamento, assieme ad altri come ALDE e altri gruppi minori. Vi sono poi gruppi, quelli categorizzati come “euroscettici”, tra gli altri quello di EFDD e ENF, che invece hanno vita più giovane. Il PE (Parlamento Europeo) racchiude quindi al suoi interno tutte le posizioni sull’integrazione europea, dai federalisti convinti fino ai più scettici.
Dalle imminenti elezioni invece ci si aspetta di vedere un’Unione Europea dove il fronte più euroscettico guadagnerà spazio ma con difficoltà riuscirà a diventare la prima forza nel Parlamento Europeo. Stando agli ultimi sondaggi dello stesso Europarlamento, il Partito Popolare Europeo e i Socialisti e democratici, che assieme formano l’attuale maggioranza, rimarranno i primi partiti, ma per mantenere il ruolo di prima coalizione dovranno aprirsi a nuovi possibili alleati tra le altre forze europeiste, come ALDE (Alleanza per i liberali e i democratici europei), che dovrebbe ottenere 76 seggi alle prossime elezioni e i Verdi (nel caso in cui il tracollo fosse grave), superando così la soglia necessaria per ottenere la maggioranza. Potrebbe quindi essere la prima volta nella storia dell’UE in cui popolari e socialisti non riusciranno a raggiungere il numero di seggi necessario per formare la maggioranza, e questo perché le forze più critiche nei confronti di Bruxelles dovrebbero uscire rafforzate dai risultati delle urne.
Si delinea così una situazione per cui il prossimo Parlamento Europeo sarà in sostanza diviso tra partiti di tendenza europeista, i partiti storici che si rifanno al passato dell’Unione, e partiti che invece la vogliono modificare radicalmente dall’interno, quali ad esempio, parlando a livello nazionale, Movimento 5 stelle e Lega.
Ha fatto molto scalpore la decisione di Lega e Movimento 5 Stelle di non confermare l’alleanza giallo-verde anche in Europa. Decisione che par esser nata dall’esigenza del leader pentastellato Di Maio di prendere le distanze dall’invadente ombra di Salvini per poter portare il Movimento alla ribalta, sfruttando la cadenza delle elezioni europee, con un programma autonomo ed un inedito gruppo europarlamentare.
Il Movimento 5 Stelle, infatti, pare aver intenzione di staccarsi dall’EFDD, gruppo al quale aveva aderito all’inizio dello scorso mandato, per formarne uno nuovo composto da quei movimenti che faticano a collocarsi sia a sinistra che a destra all’interno dello scacchiere politico. Al momento pare che abbiano trovato il supporto di altre quattro forze politiche: i sovranisti croati di Zivi Zid, il neonato partito finlandese Liike Nyt, il partito dell’Allevamento e dell’Agricoltura greco (Akkel) ed i nazionalisti polacchi di Kukiz’ 15. Malgrado ciò, ai pentastellati sarà necessario trovare il sostegno di altri 2 partiti per raggiungere la quota minima di 7 partiti appartenenti a 7 nazioni diverse e riuscire dunque a dare vita ad un gruppo europarlamentare. Il programma del Movimento 5 Stelle per le prossime europee presenta tra le proposte, oltre al solito cavallo di battaglia della riduzione degli stipendi e dei vitalizi dei parlamentari, anche una forte lotta alle politiche d’austerity (filosofia comune, tra l’altro, a tutti i partiti della penisola) e, inoltre, spinge con forza per il riconoscimento del diritto all’identità digitale. Il Movimento pare anche essere intenzionato a consegnare più potere al Parlamento Europeo tramite la fondazione d’un sistema bicamerale ed alla consegna del potere legislativo agli europarlamentari. I pentastellati si sono schierati, infine, contro la creazione di un fondo monetario europeo mentre si sono dimostrati essere fervidi sostenitori del principio di precauzione andando dunque a schierarsi a favore d’una politica anti-OGM.
D’altro canto il leader della Lega, Matteo Salvini, non può ritenersi completamente soddisfatto per il fatto di non essere riuscito a realizzare l’idea di riunire tutte le forze sovraniste ed euro-scettiche di destra sotto un unico gruppo parlamentare. Infatti l’EFDD par essere destinato a sciogliersi e l’ACRE, gruppo formato da partiti fortemente nazionalisti tra i quali si conta anche la presenza di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, non pare essere intenzionato ad attuare questa fusione pur essendo formalmente aperto ad importanti collaborazioni nel corso del mandato. Detto ciò, la Lega rimane comunque in un gruppo molto forte ed in costante crescita qual è l’ENF composto da importanti partiti di stampo sovranista come il Rassemblement National di Marine Le Pen ed il partito tedesco AfD. Anche nel programma della Lega per queste elezioni europee troviamo una forte campagna attua al superamento della politica di austerità tramite il rafforzamento delle economie nazionali ed ad una maggiore flessibilità. Molto dura par essere inoltre la posizione del partito di Salvini nei confronti della questione migratoria, in quanto viene manifestata l’intenzione d’ attuare una politica finalizzata all’espulsione dei migranti e alla costruzione di barriere capaci di limitare nuovi ingressi. Tra gli interessi della Lega pare esserci anche la necessità di contrastare il forte duopolio Francia-Germania, soprattutto in seguito al “Trattato di Aquisgrana”, oltre al fatto che sembrano non essere stati apprezzati i tagli dei fondi europei fatti nei confronti della Turchia di Erdogan.
Pure nel programma d’intenti di Forza Italia, che milita nel gruppo PPE, nel quale spiccano partiti a forte slancio europeista come il CDU-CSU della Merkel e i Repubblicani Francesi, si incita alla fine della politica d’austerity tramite investimenti su infrastrutture, tecnologia e ricerca finalizzati alla creazione d’ una vera e propria politica industriale europea. Per quanto riguarda il fenomeno migratorio viene riproposta l’attuazione del così detto “Piano Marshall per l’Africa” e inoltre vengono proposti ipotetici accordi da trovare con la Libia e con altre nazioni che si affacciano al Mediterraneo per limitare gli imbarchi e per consentire il rimpatrio dei migranti già presenti sul territorio europeo.
Per quanto riguarda il Partito Democratico, il neoeletto segretario Zingaretti non è riuscito a creare una lista di sinistra unita e compatta come era nei suoi intenti iniziali. Nonostante sia stato capace di trovare un accordo con la lista Siamo Europei di Calenda, non è stato messo nelle condizioni di trovare un accordo anche con +Europa siccome quest’ultimo partito ha rifiutato più volte d’entrare in lista col PD per divergenze a quanto pare incolmabili, preferendo dunque presentarsi alle elezioni da solo. Il PD si presenta alle elezioni all’interno del gruppo dei socialisti europei (PES) comprendente l’SPD tedesco, il Partito Socialista francese e quello spagnolo oltre a varie altre forze progressiste. La campagna di Zingaretti e Calenda si sta concentrando sul rilancio dei valori europeisti, nel tentativo di portare ad una maggiore integrazione delle realtà europee in Italia. Essi puntano a un’Europa più accogliente e unita anche per quanto riguarda la questione delle migrazioni e al contempo libera dalle catene dell’austerità e della tecnocrazia tramite la creazione di un governo europeo capace di sostenere lavoro e sviluppo.
Tra gli altri partiti di sinistra che hanno deciso di presentarsi alle urne troviamo “La Sinistra”, che raccoglie principalmente le correnti di Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista e la lista Europa Verde, formata dalla Federazione dei Verdi e da Possibile. Quasi tutto il resto della variegata galassia della sinistra italiana non si presenterà alle urne.
Una dovuta citazione va data al movimento transnazionale e paneuropeo Volt che, pur non essendo riuscito a toccare il quorum minimo di firme per presentarsi alle elezioni in Italia, sarà in gara in molti altri paesi europei.
In ultimo, è doveroso sottolineare che il vero scopo di tutti i programmi dei partiti europei è, come in molte altre tornate europee, la tutela dei singoli interessi nazionali. In Germania tutti i partiti sono a favore del mantenimento delle regole in materia di bilancio e deficit attuali, la famosa austerity, l’Italia si colloca in netta contrapposizione, nessuno infatti ha escluso dal programma la possibilità di aumentare il rapporto deficit PIL, e ancora, nel Regno Unito il voto sarà sulla futura modalità della Brexit e sulla capacità attuale di gestirla dei partiti tradizionali. La questione migratoria è poi divisiva ma, sorprendentemente, a livello internazionale: l’Italia, la Grecia e gli altri stati di “primo approdo” richiedono a gran voce la ridistribuzione dei migranti in base a quote europee trasversalmente nella loro scena politica.
L’UE, realmente, si riforma radicalmente attraverso i trattati che per essere stipulati necessitano della volontà politica coesa di tutti gli esecutivi degli Stati membri. In questo momento storico questa volontà manca e quindi, con ogni probabilità, la maggioranza in seno al futuro Parlamento Europeo rimarrà molto simile alla maggioranza attuale eleggendo una Commissione Europea analoga alla presente. Questa, presumibilmente, si limiterà a perseguire gli interessi economici generali dell’Unione e si occuperà di alcune riforme nel campo dei diritti civili e della tutela dei diritti dell’individuo.