Generazione Changemaker: dai giovani per i giovani con Generazione T

Generazione T è un progetto nato in Umbria, partecipante alla prima edizione di Generazione Changemaker nel 2021. È un progetto giovane che ha al centro i giovani. Abbiamo avuto l’occasione di intervistare il fondatore Adriano Bertone, per farci raccontare la sua esperienza.

Di Ilaria Bionda

“Il termine stimolante rende bene quello che è Generazione Changemaker, un’esperienza che riesce ad inserire i giovani in un contesto, in un gruppo, in un network attivo di gente proattiva, in moto e in movimento” così Adriano Bertone, partecipante alla scorsa edizione di Gen C e fondatore di Generazione T, ci racconta i vantaggi di partecipare all’iniziativa promossa da Ashoka Italia e da Agenzia Nazionale Giovani. “È uno strumento per avviare processi virtuosi e con cui ho avuto modo di conoscere tante realtà. Questo è stato fondamentale per prendere spunto, confrontarsi, migliorarsi”: sicuramente un buon motivo candidarsi alla seconda call di Gen C, aperta fino al 7 novembre 2022.

Generazione T è una cooperativa che si occupa di politiche giovanili, in particolare del rapporto tra queste e le istituzioni. Le tre parole che Adriano utilizza per descrivere il suo progetto sono: intergenerazionalità, cerniera e coinvolgimento. “Intergenerazionalità perché tutte le nostre attività partono dalla considerazione che non ci possono essere politiche giovanili che riescono senza un incrocio tra la direttrice orizzontale del coinvolgimento peer to peer tra i giovani e quella verticale dell’interazione e del dialogo di questi ultimi, organizzati, con le istituzioni. Cerniera perché Generazione T fa da cerniera tra i due mondi, semplificando e organizzando il pensiero giovanile e aiutando le amministrazioni a comprendere le reali esigenze dei giovani. Coinvolgimento perché è necessario coinvolgere i giovani, tramite sistemi più orizzontali e vicini ai giovani stessi”.

L’idea di Generazione T nasce “dall’aver osservato per anni politiche giovanili inefficaci e incapaci di incidere veramente, in un Paese come l’Italia, uno degli ultimi a non avere una legge quadro sui giovani”. Lo scopo è quindi quello di rimettere in mano ai giovani ciò che li riguarda da vicino, in un’ottica di collaborazione e non di conflitto con le istituzioni, in particolare nei piccoli territori.

Il team di Generazione T

Un progetto di grande rilievo per Generazione T, definito da Adriano “una grande opera di attivazione civile e giovanile”, ha riguardato la creazione di una task force delle politiche giovanili. In otto comuni del Trasimeno, in Umbria, i giovani hanno svolto l’attività di intervistare coetanei per raccogliere pensieri e sensazioni sulla condizione giovanile nei territori e quella di elaborare proposte. “Le interviste hanno raggiunto centinaia di giovani, proprio perché sono stati i giovani stessi a condurle. Il risultato finale è stato un documento di 30 pagine scritto a più di 70 mani. È emerso che spesso non ci si rende conto che molte problematiche derivano – soprattutto in piccole aree come quelle prese in esame – da problemi incrociati, risolvibili con una collaborazione tra le parti”. Il successo è stato tale che ne è stata richiesta un’esportazione in Toscana. Inoltre, il progetto ha anche permesso di creare alcune consulte di giovani, al lavoro su tematiche importanti: discriminazioni di genere, Europa, ambiente. Da questo si comprende come la voce dei giovani si sia fatta sentire anche su altri tipi di politiche, in sinergia con altri soggetti.

Un altro progetto interessante che Adriano tiene a presentare è quello degli Osservatori delle Politiche Giovanili del Territorio, che ha riguardato lo sviluppo di una serie di spazi, in vari comuni della regione Umbria, in collaborazione con le amministrazioni interessate a creare degli hub che ragionassero sulle politiche giovanili sotto vari punti di vista. Sono dunque stati creati dei luoghi che potevano servire al co-working, per la ricerca sociale, per l’organizzazione di conferenze e altre attività di coinvolgimento delle associazioni giovanili del territorio. “Il progetto ha permesso di creare un unicum ed è stato molto richiesto dai territori, perché le ricerche sociali condotte dai giovani per i giovani sono ancora poche nel nostro Paese”.