Circolo climatico, quarto incontro: moda (in)sostenibile e abitudini

Nel quarto incontro di Circolo Climatico si è dato spazio alla tematica dell’insostenibilità dell’industria della moda e a un’interessante riflessione: quanto è difficile cambiare le nostre abitudini?

Di Redazione

Mercoledì 26 ottobre, come di consueto presso il MUSE – Museo delle Scienze, si è tenuto il quarto incontro di Circolo Climatico. Dopo un iniziale giro di presentazioni per dare il benvenuto ai tre nuovi partecipanti, si è entrati subito nel vivo delle attività.

Prima di tutto una riflessione lasciata in sospeso allo scorso incontro: “Quale pensiero negativo vogliamo lasciar andare nel fiume dei pensieri?” Le risposte sono varie, ma si assomigliano, spaziando tra la paura, l’impotenza e l’ansia nei confronti della crisi climatica, oltre alla diffidenza e alla sensazione di essere incompresi. Come è possibile liberarsi di tutto ciò? “Reagendo – afferma Sofia, una delle partecipanti – trasformando queste emozioni in azioni”.

A questo momento è seguito un gioco per introdurre la tematica dell’incontro. Tutti i partecipanti hanno preso consapevolezza prima dello spazio che li circondava, osservando gli oggetti che componevano la stanza, e, in un secondo momento, del proprio corpo come territorio, cercando di rispondere a una serie di domande. Perché ho indossato questa determinata maglia? Perché ho scelto di vestirmi di questi colori? Ho un legame affettivo con qualcosa che indosso?

C’è chi ha scelto il rosso come colore del coraggio per l’inizio di una nuova avventura, chi alterna braccialetti e cappelli stravaganti a vestiti più neutri “forse per mimetizzarmi” e chi, invece, ammette “i vestiti mi hanno salvata, sono il mio modo per esprimermi”. Una partecipante indossa il maglione del papà – un metodo, anche questo, di riciclare gli abiti –, mentre un’altra abbina capi più soft ad altri più strong, perché così è la sua personalità. Si è poi parlato di swap party, momenti in cui tra amici ci si scambiano i vestiti che non si indossano più, e si è approfondita la riflessione sul fatto che ci si veste per comunicare qualcosa, infatti, generalmente si variano gli abiti in base al contesto in cui ci si trova.

Questa attività è servita per introdurre l’intervento di Giulia De Paoli che, con CSV-Trentino Non Profit Network, ha portato avanti alcune campagne legate al tema dell’insostenibilità ambientale e sociale dell’industria della moda.  Il primo progetto di cui ci ha parlato è “La bellezza che salva” che mira a portare nelle scuole problemi complessi per stimolare la partecipazione attiva. Uno di questi problemi è appunto legato al complesso tema della moda che presenta diverse sfaccettature, tra cui molte ombre. La campagna di comunicazione sociale ad esso legata è stata “Vesti trasparente”: una serie di manifesti audaci (diffusi online, per strada o alle fermate dell’autobus) presentavano dei QR code che rimandavano a una serie di informazioni riguardo le questioni ambientali, sociali ed economiche legate al mondo della moda.

L’intervento di Giulia De Paoli

Come ci spiega Giulia, l’industria della moda, infatti, è la seconda più inquinante al mondo e grande è anche l’impatto sociale, soprattutto per i diritti dei lavoratori. “Non dobbiamo pensare che ad avere la colpa sono solo i marchi di Fast Fashion, spesso anche le grandi firme sono insostenibili sotto vari punti di vista”, è il caso di Adidas contro la quale, proprio in questi giorni, è attiva la campagna #payyourworkers.

Con la nostra psicologa climatica Laura Endrighi, abbiamo poi approfondito il tema delle abitudini. Cosa sono? Come funzionano? Quali vorremmo cambiare? E soprattutto, perché è così difficile cambiarle? Abbiamo provato a rifletterci con un’attività in piccoli gruppi che ci ha portati a riflettere sulle resistenze che ci impediscono di cambiare un’abitudine che nuoce all’ambiente e su come potremmo effettivamente modificarla.

Attività in gruppi sul tema delle abitudini

A chi vuole ridurre le cene da asporto per la troppa plastica, è stato consigliato di ridurre gradualmente e di imparare a cucinare le stesse pietanze che prende fuori casa, oltre che di provare a portare i propri contenitori da casa. A chi, invece, vuole ridurre il consumo di carne, è stato consigliato di provare ricette alternative che però siano gustose, oltre che di approfondire le tematiche dell’insostenibilità della carne e dei prodotti di origine animale. Ciò che abbiamo compreso è che “Per cambiare un’abitudine è necessario fare un passo dopo l’altro ed essere misericordiosi con sé stessi”.