Fai, disfa, cambia, sciogli, cadi, ritenta, non ti bloccare.

Intervista a Noemi Tarantini, l’importanza dei giovani, della cultura e dei percorsi non convenzionali.

Di Sara Maria Barbaglia

Il primo ottobre ho avuto l’enorme piacere di intervistare Noemi Tarantini, social media manager e content creator, con background piuttosto variegato. Ci siamo incontrate al RAM Film Festival, a cui stava partecipando come ospite, nonostante nel 2018, allo stesso evento, portava le vesti di stagista.

Chiacchierando a fine intervista con Noemi, mi sono resa conto più che mai quanto gli studi di una persona non determinino per niente il suo futuro, la sua indole e la sua vita. Per arrivare a creare la pagina Tik Tok che ora gestisce, ha studiato archeologia preistorica paletnologia in triennale, in specialistica arte patrimoni e mercati alla IULM, e infine ha conseguito un Master Business School del Sole 24h in economia dei beni e delle attività culturali. Ha poi avuto esperienze in organizzazioni e società di consulenza che si occupano di audience engagement e audience development per i pubblici, e avvicinandosi alla comunicazione museale ha iniziato a fare corsi di web design e social media management. 

La svolta arriva con la pandemia. Fino ai 31 anni Noemi non aveva capito cosa voleva fare nella vita. Aveva capito di voler lavorare nella comunicazione, ma non si sentiva mai allo stesso livello dei colleghi, anzi, si sentiva un pesce fuor d’acqua. A seguito di una serie di scelte “scellerate”, tra cui lasciare un contratto a tempo indeterminato a gennaio 2020 per seguire un amore – ora finito – in Canada, arriva la pandemia, momento in cui la giovane ha intrapreso la via dei social. C’è stato un periodo di transizione in cui lavorava ancora in azienda e al contempo svolgeva i primi lavori da social media manager e freelancer, ma covava insoddisfazione nel suo lavoro. Iniziò a studiare TikTok, al tempo pieno di soli balletti. 

“Un giorno chiamo una mia amica e le dico che dobbiamo aprire un canale Tik Tok dove parliamo di tutte le nostre belle cose” 

Ecco che nasce @etantebellecose, un progetto inizialmente a 4 mani, che purtroppo non riusciva a trovare identità e forza, essendo molto vario. Dopo poco meno di un anno, Noemi si ritrova sola a condurre questa pagina e lì capisce da dove arrivava quell’insoddisfazione menzionata precedentemente, anche se “Già dall’università ho realizzato che esiste un vuoto nel mecenatismo culturale”. In particolare si riferiva a sponsorizzazioni al pubblico da parte del privato, in particolare in brand di make up e moda. La bibliografia mancava e si è detta: “La faccio io”. Il resto è storia. 

Il sorriso di Noemi Tarantini

Noemi lavora sui social, e per l’aspetto sociale che questi portano: la community che si crea intorno ad un creator, una niche. In generale, si dichiara soddisfatta dell’ambiente che è riuscita a creare sulle sue piattaforme, con rispetto per il lavoro che fa, gli incoraggiamenti e il sostegno principalmente dai giovani: “C’è un po’ di irruenza in generale, ma credo di aver seminato bene nella mia community”.

“Quanto tempo ci va dietro un tiktok?”, la risposta secca è Tanto. La maggior parte del tempo va in ricerca, quindi nell’individuazione di un tema, nel suo studio e approfondimento. Quello che rende i suoi video speciali è però la rielaborazione in chiave critica, che avviene nella fase della scrittura. Se il progetto è grosso e ci sono dei collaboratori, comunque è Noemi a presidiare la parte di scrittura, “Un po’ da control freak e un po’ da Virgo girl quale sono” afferma a proposito.  Dopo aver fatto lo script, la giovane registra, edita e pubblica il video breve, che normalmente è accompagnato anche da una live. Se il tema è complesso e vi è necessità di fare ricerca in biblioteca, un video breve può essere frutto di giorni di lavoro; altrimenti, se ha già un’idea precisa, intorno alle 5 ore. Per le rubriche, quelle già pubbliche e quelle ancora in corso d’opera, si parla di settimane e mesi.

Spostandosi sull’altro social, come spesso viene chiamato Instagram su Tik Tok, Noemi si sente più libera di esprimersi. Parla più spesso di politica, critica colleghi e cerca di sottolineare come “La cultura è intrinsecamente politica”

Al momento si dichiara nel substrato, pubblicando principalmente contenuti didascalici, quindi informativi. Ultimamente sta iniziando ad aggiungere il suo tocco, un po’ più politico. Il suo obiettivo non è l’accademia e gli istituti, quanto più quello di essere un interlocutore credibile di tali. Sui social ha una voce che può sfruttare non solo per sé stessa, ma per cause maggiori. Sin dalle superiori è sempre stata in prima linea per manifestare, ed esprimere la sua opinione. Iniziando a lavorare per altri, ha dovuto mettere questo spirito a tacere. Soprattutto con le elezioni però, questo sentimento dormiente è rinato forte. “Sento il bisogno di dire tutto quello che non va, non mi va di sentire coloro che si occupano di cultura fare finta di niente. Non riesco a stare ferma, non mi viene in mente di guardare solo le cose belle. Per onestà intellettuale devo dire che va male! Voglio fare un appello accorato che i creator prendano posizione. La cultura non salverà il mondo! Puoi essere la persona più istruita, ma se non metti il naso fuori, la cultura è inutile! è lo spirito critico che fa la differenza”.

Sempre su Instagram, Noemi documenta i suoi viaggi. Alla domanda “ Ti vedi in Italia o all’estero? I viaggi sono di piacere o di ricerca?”, la risposta istintiva è stata “Mi sono sempre sentita nomade”. Nata in Puglia, ha vissuto nelle Marche, poi a Firenze, Parigi, Milano, Roma, Bologna, di nuovo nelle Marche e poi Milano. L’esperienza di vita all’estero l’ha apprezzata tantissimo ed è il motivo per cui voleva andare in Canada. Si vede sempre all’estero, e le piacerebbe intraprendere una vita al di fuori dell’Italia, tuttavia a livello professionale, quello che fa è molto territoriale. “Lo scappare, il fuggire, il cambiare casa e il ricostruirsi, creare qualcosa di nuovo ogni anno mi dava una botta di adrenalina ogni volta. Stavo un po’ scappando da me stessa.”

I viaggi che fa  sono esperienze, mai vacanze. Li vive come momento di incontro culturale, e ne torna sempre cambiata. “Se tu mi facessi una domanda sulla Tunisia, mi metterei a piangere. Mi ha lasciato tanto dentro che non riesco ancora a parlarne con lucidità. Aborro la comodità e il lusso, sono cose che non cerco e non mi interessano. Faccio la Punkabbestia e vado a dormire in posti lerci e squallidissimi. Cerco il contatto umano”

Non perde mai l’occasione di parlare e conoscere persone, che siano artigiani che l’aiutano a trovare l’ostello o altri viaggiatori. Non fai mai piani preventivi, magari fa qualche ricerca, ma se si perde la visione di un parco archeologico perché si è fermata a parlare con qualcuno, è sicura di non star perdendosi niente. “Intendo il viaggio come un momento di confronto con l’altro e quindi con sé stessi. Non è un tentativo di fuga, ma più un tentativo di permanenza.”

Facendo noi parte della Gen Z, Noemi ci teneva ad esprimere la stima nei nostri confronti, come generazione. Spesso si ha paura di perdere l’identità e lei ribatte a questo proposito: “Se hai paura di perdere l’identità, vuol dire che ne hai una, se no il problema non te lo porresti. Se fai cose con coscienza, tutte le domande e i dubbi che ne derivano, vuol dire che hai un punto di riferimento. Il mio consiglio è di fare, mettersi in gioco e mai tenersi indietro. Grazie a ciò si impara anche a cambiare. L’identità cambia e muta. L’identità è una cornice e come ci stiamo dentro, lo decidiamo noi.”

Il mondo sta iniziando a premiare la multidisciplinarietà, la cross-fertilization. Le possibilità sono molte di più, e una volta individuato un vuoto, ci si può ritagliare un posto in questo. Noemi racconta che ogni giorno riceve un sacco di messaggi sul futuro personale di una persona. La responsabilità di dare consigli è molto grande, e il proprio suggerimento dato ad uno sconosciuto è grosso. L’unico consiglio che da sempre è quello di fare.

Fai, disfa, cambia, sciogli, cadi, ritenta, non ti bloccare, Il fare ti servirà, il non fare non ti servirà. Ogni esperienza, nel bene o nel male ti servirà.

Noemi Tarantini

E per concludere, Noemi fa una riflessione molto attuale e discussa sui social: la rabbia generazionale. “Se tutti abbiamo in bocca il termine vecchi di merda è perché evidentemente questo spazio nella società non ce l’abbiamo. Sarebbe il momento perfetto per la sinistra italiana per creare un sistema di valori. Invece si ritrovano a mettere su un teatrino sui social, come l’arrivo dei politici su tik tok dove tentano una captatio benevolentia aberrante”.