Dolomiti Pride: orgoglio oltre il patrocinio
“Folclore ed esibizionismo”, così è stata definita dal presidente della Provincia Autonoma di Trento Ugo Rossi, la parata dedicata al Dolomiti Pride in programma per il 9 giugno a Trento. Il presidente ha infatti negato il patrocinio al corteo e alla giornata ad esso dedicata assicurandolo, però, a tutti gli eventi in preparazione. Essendo questo il primo Pride day, la posizione assunta da Rossi ha rappresentato un duro colpo nei confronti di una giornata dedicata all’emancipazione e ai diritti della comunità LGBTQI. Questo fatto è stato protagonista di un ampio dibattito che ha determinato molteplici reazioni. Ad esempio, a livello locale la vicina Provincia di Bolzano ha espresso tutto il suo appoggio, mentre sul piano nazionale Amnesty International ha affermato che “negare il patrocinio a una manifestazione simbolicamente così importante rema contro la costituzione di una società aperta e accogliente che ha a cuore il rispetto di tutte le persone”.
Ma chi sono? Cosa rappresenta la comunità LGBTQI?
Forse non tutti sono a conoscenza del significato di tale sigla, la quale fa riferimento a persone “Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer, e Intersex”. Dove per Queer generalmente si intende tutti coloro considerati come “strani”, “insoliti” o “eccentrici”, chiunque rompa i binari dell’eterosessualità, emancipandola anche esteticamente. Mentre, Intersex comprende chi è nato con caratteri sessuali non inclusi nelle tipiche nozioni del corpo maschile o femminile. Essa ricopre un vasto panorama di organizzazioni più o meno istituzionali che agiscono politicamente e socialmente in difesa della propria identità.
Quali sono le loro rivendicazioni?
Tutte queste realtà hanno sempre lottato, e lottano tutt’ora, contro i modelli classici di “uomo” e “donna” in favore di una libera identità sessuale ma non solo, anche personale.Come primo obiettivo c’è la volontà di venire riconosciuti come “categoria”. Infatti, quanti bagni vedete per persone che non si identificano né uomo né donna? Quanta educazione sessuale viene fatta per gay e lesbiche? Alcuna, e questo perché spesso non vengono nemmeno tenuti in considerazione nell’immaginario collettivo. Tuttavia, anche quando viene riconosciuta la loro esistenza si trovano a lottare con i denti per l’esercizio della propria libertà e dei propri diritti, che sembrano non essere, e spesso non sono, al pari di quelli dei cosiddetti “normali” cittadini. Per cui una diversa identità sessuale appare come un qualcosa di “strano”, “sbagliato” e perciò non viene tutelata. Ciò che accomuna tutti è quindi la volontà di uguaglianza e parità, principi alla base del Gay Pride.
Ma che cos’è quindi il Gay Pride?
Nato negli Stati Uniti come una reazione a violenti scontri tra la polizia di New York e alcune persone omosessuali sfociata nella rivolta di Stonewall (nome del locale in cui avvenne l’irruzione) nel 1969, è diventato oggi una manifestazione globale di fondamentale importanza. Il termine “pride” evoca un sentimento di orgoglio e affermazione in risposta alle continue violenze e discriminazioni subite per decenni, accompagnate dal sentimento di vergogna indotto dalla società. Inizialmente era una rivendicazione di una sola categoria (quella gay) ma, dopo la cosiddetta “rivoluzione sessuale”, è diventato sempre più inclusivo fino ad aprirsi a tutte le realtà LGBTQI, in continuo mutamento. Il Gay Pride è una parata di liberazione festosa, colorata, chiassosa e chi più ne ha più ne metta. Balli, danze, musica, giochi ed esibizioni sono all’ordine del giorno rispecchiando la fierezza di tutte le persone che vi partecipano.Questa grande festa viene spesso fraintesa come ostentazione o, a detta dal presidente Rossi, “folclore”. In realtà si tratta di una maniera alternativa di portare avanti una lotta politica di autoaffermazione e semplice riconoscimento. Ed è proprio ciò che avverrà a Trento nella giornata del 9 giugno con la partecipazione di numerose associazioni, volontari e pubblico in generale. Sarà un’occasione celebrativa per, almeno un giorno, buttarsi alle spalle il clima di quotidiana discriminazione e separazione.