Cyberbullismo: fermarlo si può!

Può essere un compagno di scuola, l’amica conosciuta in palestra o il vicino del secondo piano, ma più delle volte il bullo virtuale resta nell’anonimato. Ed è per questo che il cyberbullismo è in crescita: è più facile rimanersene a casa e umiliare le vittime da lontano, senza essere visti.
Carolina Picchio, morta a 14 anni nel gennaio del 2013, è la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo. A novembre, Carolina è a una festa a casa di amici. Si beve parecchio e Carolina si sente male, va in bagno e perde conoscenza. Un gruppo di ragazzi entra in bagno e comincia a prendersi gioco di lei. Mimano atti sessuali e filmano tutto con lo smartphone. Il video passa di cellulare in cellulare, poi raggiunge i social. Migliaia di like, messaggi denigratori, chat piene di insulti. Il video – lei non ricordava niente dell’accaduto -, la violenza dei commenti e la vergogna, la raggiungono. “Le parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno”, scrive nel messaggio di addio.
Paolo Picchio, il padre, da allora ha intrapreso una battaglia contro il cyberbullismo, portata avanti tramite la Fondazione Carolina Onlus. Nel 2015 nasce CO.NA.CY., osservatorio nazionale che si occupa di offrire percorsi mirati nelle scuole primarie e secondarie e svolgere attività di ricerca su nuove tipologie di interventi, sia per le vittime, sia per i cyberbulli.

Grazie alla collaborazione con l’allora senatrice del PD Elena Ferrara, già insegnante alle medie di Carolina, è nata la legge 71/17, dedicata a Carolina, la prima in Europa contro il cyberbullismo, votata all’unanimità il 17 maggio scorso.

Per una spiegazione dettagliata della legge contro il cyber bullismo,  Alessia Sorgato, avvocato penalista specializzata in violenza sulle donne, stalking e reati informatici, è intervenuta a EDUCA, Festival dell’Educazione di Rovereto il 14 aprile 2017.  La legge introduce la possibilità da parte dei minori (di età superiore ai 14 anni) di agire in autonomia dai genitori. Ciò è importantissimo perché dover parlare ai genitori della propria condizione di vittima di bullismo è un ostacolo spesso insormontabile. “La vittima ha più pena del genitore che di sé stesso”, ricorda Sorgato. Gli strumenti pratici ora a disposizione delle vittime di cyberbullismo sono:La possibilità da parte del minore di richiedere la rimozione di un contenuto da un sito. Se la rimozione non avviene entro 48 ore, il minore può fare istanza al Garante della privacy, che provvederà a rimuovere il contenuto.L’ammonimento da parte del Questore. Si può chiedere che chi commette atti di cyberbullismo venga convocato in questura. Così, ad esempio, un adolescente che sottovaluta la gravità delle proprie azioni online, viene avvertito di cosa rischia dal punto di vista legale.
“I ragazzi”, spiega Ersilia Menesini, ordinario di Psicologia dello sviluppo a Firenze, coautrice con Nocentini e Palladino di Prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo (Il Mulino, 2017), “hanno una percezione distorta della vita online”. Spesso, proprio a causa della familiarità con gli smartphone, non si rendono conto che la rete non è mai un contesto privato e che qualsiasi messaggio, foto, video può diventare di dominio pubblico.

Il cyberbullismo, come il semplice bullismo, nasce da uno squilibrio di potere, è un attacco verso il diverso, un richiamo violento all’omologazione. È una patologia di gruppo. Nasce appunto dal desiderio dei cyberbulli di omologarsi, ma anche lo spettatore passivo finisce per rafforzare il ruolo del bullo. La distanza materiale dalla vittima, inoltre, aumenta la deresponsabilizzazione. I cyberbulli, ovvero, offendono in modo aggressivo come se non si rendessero conto che la vittima è una persona. Spesso accade anche che genitori e insegnanti incapaci minimizzino la gravità del problema. Bisognerebbe essere più attenti alle avvisaglie del fenomeno, ai cambiamenti di umore dei ragazzi.

Il cyberbullismo ha costi sociali elevatissimi e non è facile da combattere. Tuttavia, si stanno facendo passi avanti. Nelle scuole si fa sempre più prevenzione e sensibilizzazione. Presto sarà disponibile per gli insegnanti la piattaforma ELISA, strumento per la formazione (prevista anch’essa dalla legge) sulle tematiche di bullismo e cyberbullismo realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell’Università di Firenze. Il processo sarà lungo e faticoso, ma siamo sulla buona strada.