COP28: Cosa lega la (dis)parità di genere e la crisi climatica?

La crisi climatica colpisce la vita, la salute e i diritti delle persone in tutto il mondo, ma le donne sono tra i gruppi sociali che subiscono più ingiustizie climatiche. 

Di Francesca Roseo

I cambiamenti climatici hanno un forte impatto sulla vita, la salute e i diritti di milioni di persone in tutto il mondo. Il clima e gli ecosistemi della terra stanno mutando a causa delle emissioni e delle alterazioni di natura antropica, portando sia ad un aumento delle temperature che all’inasprimento di fenomeni climatici estremi. L’impatto della crisi climatica però non è democratico e colpisce maggiormente nazioni e popolazioni che vivono nel Sud globale. Ma come si inseriscono tematiche come la parità di genere e l’emancipazione femminile all’interno della COP28? Non esistono risposte semplici a domande complesse, ma possiamo partire prendendo coscienza del diverso livello di impatto che i cambiamenti climatici hanno sulle persone in base al paese in cui vivono, allo stato socio-economico e al genere (la parola genere include uno spettro più complesso di identità ma in questo articolo ci soffermeremo sulle disuguaglianze tra uomo e donna, considerati rispetto al loro ruolo, in alcune società).

In molti paesi del Sud del mondo le donne si occupano non solo della cura dei bambini e della casa, ma anche dell’agricoltura e dell’allevamento per la produzione di risorse alimentari, nonché della ricerca e gestione delle risorse idriche. Uno dei tanti esempi è il caso del lago Ciad, ormai quasi prosciugato, che spinge le donne a percorrere tratte sempre più lunghe a piedi per raggiungere le fonti d’acqua esponendole a rischi maggiori di salute e a giornate di lavoro sempre più lunghe. Inoltre, nei paesi dove i diritti delle donne non sono ancora adeguatamente riconosciuti vengono negati i diritti all’educazione e alla proprietà, negando di fatto loro qualunque possibilità di autonomia ed emancipazione. Secondo lo studio “Gendered impacts of climate change: Evidence from Asia”, nelle aree rurali maggiormente colpite dai cambiamenti climatici vi è un incremento di matrimoni infantili, del tasso di maternità in età adolescenziale, della violenza di genere e un minor accesso alle risorse idriche. 

La crisi climatica sta quindi esacerbando le disuguaglianze tra donne e uomini in termini sociali, economici, di diritti e di opportunità. Ma perché? I numeri parlano chiaro: nonostante siano esse stesse in prima linea nella lotta contro i cambiamenti climatici, le donne coinvolte nelle politiche climatiche sia in ambito europeo che a livello di COP sono ancora poche e quindi meno rappresentate nei processi decisionali. La diretta conseguenza è che ad oggi continuano a mancare soluzioni che tengano conto delle necessità e delle problematiche delle donne di tutto il mondo. Per redigere dei documenti internazionali volti a garantire l’impegno dei paesi partecipanti alla Conferenza delle Parti (COP) nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nella protezione delle persone e dell’ambiente è dunque essenziale coinvolgere tutt3. Per questo motivo UN Women si assicurerà che alla COP28 diritti, necessità, abilità e conoscenze delle donne vengano adeguatamente inclusi all’interno dei dibattiti e incorporati nelle government policies.  

Le aspettative per il “Gender Day” che si terrà il 4 dicembre crescono, così come cresce la consapevolezza che non possiamo più permetterci di lasciare i diritti umani al margine dei trattati se vogliamo garantire la giustizia climatica e sociale.