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Bielorussia: la marea bianca-rossa continua ad inondare le città

9 agosto 2020. Alexander Lukashenko è stato eletto presidente della Biellorussia per la sesta volta, ma il popolo non ci sta più. Dal giorno delle elezioni la popolazione continua a protestare, stufa della corruzione e del potere dispotico del presidente.

Di Francesca Mazzonelli, articolista di Qui parlo io (giornalino studentesco partner di Agenzia di Stampa Giovanile)

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«Se vedi una vettura militare devi correre, soltanto correre» avvisa una giovane ragazza intervistata durante una delle numerose manifestazioni che hanno avuto luogo in Bielorussia dal 9 agosto di quest’anno, quando le elezioni hanno riconfermato Alexander Lukashenko come presidente per la sesta volta

Inizialmente la polizia rispondeva alle proteste con gas lacrimogeno e proiettili di gomma, ma quando migliaia di persone hanno continuato a scendere in piazza ogni weekend, ha cominciato ad arrestare arbitrariamente manifestanti e passanti caricandoli con la forza su van diretti alle stazioni di polizia più vicine. Non importa, infatti, se fai parte di cortei pacifici come quello di donne vestite di bianco e rosso, se sei un’anziana signora di 73 anni come Nina Bajinskaya, un giornalista o una persona totalmente estranea alla situazione. Tutti possono essere arrestati dalle forze dell’ordine bielorusse. Numerosissimi i racconti di violenti pestaggi, minacce e grida di dolore provenienti dai van della polizia.

Chi è Lukashenko?

Alexander Lukashenko – spesso descritto come “ultimo dittatore d’Europa” – nasce nel 1945, in un piccolo e povero paese della Bielorussia orientale, dove cresce insieme alla madre. Laureatosi in economia e agricoltura, intraprende la carriera militare, ma alla caduta dell’Unione Sovietica entra in politica e sale al potere nel 1994

Durante questi 26 anni, che fanno di lui il presidente più a lungo in carica in Europa, Lukashenko si è impegnato a conservare elementi del comunismo sovietico, tenendo la maggior parte delle fabbriche sotto il potere dello stato, controllando i canali di comunicazione leali al governo e mantenendo la polizia segreta sotto il nome di KGB. Si è sempre dichiarato nazionalista, con la missione di proteggere il paese dalle influenze straniere, ottenendo così il consenso di molti. Le elezioni, in ogni caso, non sono mai state ritenute libere o giuste.

Il 23 settembre ha inoltre indetto una cerimonia “segreta” in cui ha prestato giuramento a impegnarsi a «servire la gente della Bielorussia lealmente, rispettare e proteggere la costituzione e i diritti e le libertà dei cittadini».

Cosa ha spinto migliaia di bielorussi a protestare?

L’opposizione è rappresentata da Svetlana Tikhanovskaya, Veronica Tsepkalo e Maria Kolesnikova – due delle quali si trovano attualmente in Lituania con i figli. Si sono candidate dopo che i loro mariti sono stati arrestati o espatriati.  Il loro programma è quello di protestare a oltranza, per non accettare brogli e chiedere nuove elezioni. Le proteste sono alimentate anche dal malcontento dovuto a corruzione, povertà, mancanza di opportunità e bassi stipendi. La situazione è aggravata anche dal nuovo Coronavirus e dalla cattiva gestione dell’emergenza sanitaria: in più di un’occasione Lukashenko ha infatti suggerito di combattere il virus con vodka, sauna e duro lavoro.

Cosa dice l’Unione Europea in merito alla situazione?

Per l’Europa il giuramento in segreto del 23 settembre «manca di qualsiasi legittimazione democratica». I cittadini hanno il diritto di «essere rappresentati da chi sceglieranno liberamente attraverso nuove elezioni inclusive, trasparenti e credibili». L’Unione Europea condanna anche la violenta repressione delle manifestazioni e ritiene che le elezioni svoltesi il 9 agosto abbiano violato tutti gli standard riconosciuti a livello internazionale. 

Bruxelles ha chiesto di inasprire le sanzioni economiche contro Lukashenko, ma Cipro si è tirato indietro, non intendendo dare il suo voto favorevole fino a quando non saranno inasprite anche le sanzioni contro la Turchia per le trivellazioni nelle sue acque territoriali.

In ogni caso, se tutto va per il verso giusto, dopo il 5 novembre – ovvero il termine del mandato del leader uscente – il Parlamento europeo non riconoscerà più Alexander Lukashenko come presidente e chiederà nuove elezioni.