COP28: Dizionario per non perdersi tra le sigle nelle prossime due settimane

La COP28 è ufficialmente iniziata e nelle prossime due settimane saremo tempestati da notizie in ogni forma da Dubai. Gli argomenti che saranno trattati sono già particolarmente complessi, e con questo articolo vogliamo sollevarvi dall’ulteriore difficoltà di chiedersi ogni volta il significato delle sigle e degli acronimi che vi compaiono. 

di Sofia Farina 

Partiamo dalle basi 

I primissimi acronimi da sapere è sono chiaramente COP, che sta per Conferenza delle Parti, in inglese Conference Of Parties, e UNFCCC, ovvero la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in inglese United Nations Framework Convention on Climate Change. Quest’ultimo è il trattato internazionale delle Nazioni Unite che è stato prodotto dal cosiddetto Summit della Terra, a Rio de Janeiro, nel 1992. Le COP invece sono le conferenze che si realizzano annualmente da allora e in cui si svolgono i principali negoziati sul clima. Chi si riunisce due volte l’anno, alla COP e alla Conferenza sui Cambiamenti Climatici di Bonn, sono i SB, ovvero subsidiary bodies. Gli SB discutono e negoziano vari aspetti della mitigazione dei cambiamenti climatici, come ad esempio l’adattamento, i finanziamenti, lo sviluppo delle capacità e il trasferimento tecnologico.

Gli attori principali di questa edizione 

Passiamo ora alle sigle che sono particolarmente importanti per questa edizione della COP, quelli che sentirete più spesso, perché connessi ai temi più caldi di discussione. 

Con GST ci riferiamo al global stocktake, ovvero il processo con cui si fa il punto sull’attuazione di quanto è stato deciso nell’Accordo di Parigi con l’obiettivo di valutare i progressi collettivi del mondo verso il raggiungimento dello scopo dell’Accordo e dei suoi obiettivi a lungo termine. Un altro termine connesso al bilancio del global stocktake, è NDC, ovvero Nationally Determined Contributions, che tradotto vuol dire contributi determinati a livello nazionale. Gli NDC sono impegni climatici nazionali autodefiniti dai Paesi nell’ambito dell’Accordo di Parigi, che descrivono nel dettaglio cosa faranno per contribuire a raggiungere l’obiettivo globale di 1,5°C, adattarsi agli impatti climatici e garantire finanziamenti sufficienti per sostenere questi sforzi. Gli NDC non vanno confusi con i NAP, che sono invece i National Adaptation Plans, ovvero Piani Nazionali di Adattamento, che vengono formulati e attuati dalle Parti. Questi sono uno strumento che permette di identificare quali sono le esigenze di adattamento a medio e lungo termine e di sviluppare e attuare strategie e programmi per affrontare tali esigenze. 

I party groupings

Ci sono anche dei raggruppamenti, definiti party groupings, che vengono citati continuamente nelle discussioni e nei report, che è bene tenere a mente. Quelli più utilizzati, sono i seguenti: EIG – Environmental Integrity Group, che comprende Messico, Liechtenstein, Monaco, Corea, Svizzera e Georgia; AGN – African Group of Negotiators, che è un’alleanza di 54 stati africani che rappresenta gli interessi della regione con una voce unificata; AOSIS – Alliance of Small Island States, che è una coalizione di 44 piccole isole e stati costieri; AILAC – Alliance of Latin America and the Caribbean, che è un gruppo di 8 paesi che condividono interessi e posizioni sul cambiamento climatico; ALBA – The Coalition for Rainforest Nations and the Bolivarian Alliance for the Peoples of our America; ABU che comprende Argentina, Brasile e Uruguay; BASIC che è un gruppo costituito da 4 paesi recentemente industrializzati, ovvero Brasile, Sudafrica, Cina e India; LDC – Least Developed Countries che comprende 46 nazioni particolarmente colpite dal cambiamento climatico e poco coinvolte nelle sue cause e infine LMDC – Like-minded Developing Countries, che è un gruppo di paesi in via di sviluppo.

Gli osservatori (o observers)

Per chiudere, riportiamo alcune sigle che indicano dei gruppi tra gli osservatori e in particolare tra i rappresentanti e le rappresentanti delle NGO, ovvero delle organizzazioni non governative. Queste si suddifividono in: ENGOs – Environmental NGOs, che si occupano di ambiente, RINGOs – Research and Independent NGOs, che si occupano di ricerca o sono organizzazioni indipendenti; BINGOs – Business and Industry Non-Governmental Organisations, del mondo dell’impresa e dell’industria; IPOs – indigenous peoples organisations, che rappresentano le popolazioni indigene e infine YOUNGOs -Youth Non-Governmental Organisations, che sono le organizzazioni giovanili.

Potete trovare il dizionario anche qui.