“Oltre Frapporta”: un inaspettato viaggio nel passato

Se avete voglia di percorrere uno straordinario viaggio nel passato all’insegna della storia e di luoghi dalla silenziosa e misteriosa bellezza, il film “Oltre Frapporta” fa al caso vostro. 

Di Kiria Zunica

Oltre Frapporta” è un film di Sabrina Shannon Santorum, scritto da Sabrina Shannon Santorum e Alessandra Marocchi. Il progetto è pensato e prodotto dalla filodrammatica teatrale La Voojce di Babele APS con il patrocinio del comune di Tenno. 

Il film è una straordinaria fusione tra il passato e il presente; un inaspettato tuffo nella storia, tra tradizione, natura e costumi di un’epoca che torna a fiorire grazie all’attento e scrupoloso lavoro svolto da Sabrina e Alessandra. Un film che sa coinvolgere e trasportare lo spettatore in un’altra dimensione.

Ne parliamo nel dettaglio con la regista e viviamo insieme a lei le emozioni e il percorso che ne hanno portato alla realizzazione. 

Com’è nata l’idea di “Oltre Frapporta”? 

L’idea alla base prende origine da La Voojce di Babele, associazione culturale di Tenno, sviluppata con l’intento di fornire una proposta culturale ai giovani del territorio. Nel dettaglio, hanno concepito di coniugare turismo e tradizione all’interno di un unico progetto, elaborando un itinerario turistico per mezzo di totem fisici in uno dei borghi di Tenno chiamato Frapporta. Sono presenti, infatti, 5 totem di ferro, ognuno dei quali illustra e racconta la storia e la memoria di uno specifico monumento presente all’interno del borgo medievale. 

Come si è arrivati poi al film?

Per poter raccontare e valorizzare l’identità e la storia del borgo di Frapporta, mi hanno chiesto, inizialmente, di realizzare alcuni video. Il mio intento però era quello di creare qualcosa di maggior rilievo e coinvolgimento. Così, sulla base degli elementi di cui disponevamo, tra cui delle storie interessanti e degli attori – grazie a La Voojce di Babele che è un’associazione filodrammatica –  abbiamo deciso di progettare un film. Pertanto, ho arricchito la loro idea iniziale con un film di finzione, un mediometraggio con protagonisti due giovani che si ritroveranno immersi in un continuo viaggio nel tempo nel borgo di Frapporta. Durante la loro avventura, saranno costantemente attratti e affascinati da qualcosa di nuovo che segnerà le loro tappe. In ognuno di questi cinque passaggi, infatti, si ritroveranno catapultati in momenti storici differenti. 

Quali sono questi momenti storici?

Nella prima parte, troviamo una protesta contro Federico Vanga nel 1211; successivamente, una tipica scena medievale delle lavandaie. Il racconto prosegue poi con storiche scene di vita del borgo di Frapporta e dell’incontro con il cardinale Castellesi, figura illustre sia nell’impero Vaticano, in quanto destinato a diventare Papa, sia nel territorio di Frapporta, per esserci stato per lungo tempo. Ancora, la battaglia del 1474 nella quale i veneziani hanno pagato i tennesi con l’obiettivo di farli infiltrare e conquistare il loro stesso castello. Sino ad arrivare alla scena finale del film, girata presso la Chiesa di San Lorenzo, dalla non molto nota risonanza ma dal grande rilievo culturale e storico.  

Perché ha scelto come ambientazione proprio Frapporta? Ha qualche legame in particolare con questo luogo? 

Parte della mia famiglia è originaria del territorio del tennese, quindi in parte conoscevo già questo luogo. Ciò che ha determinato la scelta di questa specifica ambientazione però è stata la volontà dell’associazione stessa nel dare maggior rilevanza e luce a Frapporta, uno dei borghi di Tenno meno conosciuti. Le persone, infatti, molto spesso conoscono Tenno per il suo lago turchese e per l’altro borgo medievale, Canale di Tenno, ma pochi sanno dell’esistenza di questo luogo caratteristico. Per tal motivo, dunque, l’associazione La Voojce di Babele ha deciso di investire proprio in questo borgo e tanti sono stati i partner e gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione e concretizzazione di questo film. 

In questo film c’è una perfetta fusione tra il passato e il presente, come se lei volesse creare un contatto fra queste due dimensioni. Da cosa nasce questa volontà?

Il mio presupposto non era quello di realizzare un film prettamente storico-informativo e, per tal motivo, ho deciso di avvalermi dello strumento del “viaggio nel tempo”, cercando di combinare elementi di contemporaneità con il viaggio nel passato, dando vita ad una storia che fosse avvincente e che potesse coinvolgere maggiormente il pubblico. Al tempo stesso, abbiamo dato origine al reparto di scenografia, il quale ha eseguito un incredibile lavoro andando a nascondere tutti gli elementi urbani dell’attualità attraverso l’utilizzo di componenti naturali. Osservando attentamente, infatti, è possibile notare la presenza di muri e pali completamente rivestiti da edere o altre piante. Il reparto scenografia, inoltre, ha eseguito un’attenta e scrupolosa ricerca degli oggetti di scena da poter esporre e combinare nella scenografia in modo da garantire una totale e completa immersione nel passato. 

I protagonisti del film si ritrovano improvvisamente catapultati nel passato. Com’è stato per loro immedesimarsi in un tempo così distante dai giovani di oggi? 

Alessandra Marocchi mi ha prima aiutata ad entrare nell’ottica della logica medievale, essendo una grande appassionata di storia di quell’epoca, poi abbiamo svolto insieme un percorso preparatorio con gli attori. I due giovani protagonisti all’interno del film non sono né visti né ascoltati, non possono interagire con le figure del passato, ma sono dei visitatori all’interno di un contesto storico che gli si anima davanti. Loro due, quindi, hanno dovuto prepararsi a recitare senza la considerazione del contesto e delle persone attorno, una modalità piuttosto difficile da mettere in pratica. Appurato ciò, però, i due protagonisti non hanno dovuto adattarsi all’ambientazione medievale, lo hanno fatto di più gli altri attori, i quali, rappresentando le figure e i volti del passato, hanno dovuto mantenere le posture dell’epoca ed eliminare i micromovimenti che ricordano le nostre attuali movenze. 

Ha altre curiosità da rivelarci sugli attori?

Nel film, dovendo rievocare il panorama storico dell’epoca, c’è una minima presenza femminile nei ruoli principali. Questo perché all’epoca coloro che prendevano parola o assumevano decisioni erano uomini. Di conseguenza, e purtroppo, le donne in questo film hanno ruoli secondari. C’è da sottolineare, però, che uno dei combattenti presenti in una delle più importanti scene relative alla battaglia, in verità è una ragazza, della quale abbiamo camuffato l’aspetto. In questo caso ci tenevo particolarmente, perché la ragazza era davvero molto brava e ho deciso di prendermi questo rischio facendola ugualmente recitare. 

Come si sono svolte le riprese?

C’è da dire che c’è stato un lungo periodo di preproduzione, abbiamo iniziato a scrivere il film ad agosto e terminato a febbraio. Verso novembre/dicembre, io e il direttore della fotografia abbiamo iniziato a fare i sopralluoghi, decidendo di girare il film con delle demo. Il film, dunque, prima delle riprese ufficiali, era già stato girato in forma ufficiosa con degli attori diversi da quelli scelti appositamente per la versione ufficiale e con una camera differente, questo perché avevamo bisogno di comprendere quale sarebbe stato il risultato finale. Esiste, infatti, una demo completa del film, girata durante l’inverno, che ci ha aiutato a renderci conto di tutti gli elementi scenografici che avremmo dovuto eliminare, per capire più dettagliatamente i movimenti e per far sì che venisse fuori un lavoro studiato nei minimi dettagli. Il film, dunque, era estremamente preciso e definito in ogni singolo particolare già nella fase precedente alla realizzazione vera e propria. 

E com’è stato, poi, vivere le riprese reali del film e osservare, scena dopo scena, come questo prendeva forma diventando sempre più concreto?

La settimana di riprese ufficiali è stata incredibile e veramente emozionante. Sostanzialmente si è trattato di eseguire quello che avevamo già studiato e appurato, con l’obiettivo di intervenire nella recitazione in modo da poterla perfezionare. Quella settimana, infatti, erano presenti sul set 300 persone e, proprio per questo motivo, avevo bisogno di avere bene in testa la maggior parte degli aspetti riguardanti il film, in modo da poter lavorare con assoluta lucidità, concentrandomi su aspetti anche tecnici come l’audio, la recitazione e la scenografia. La settimana di ripresa è stata meravigliosa anche per un altro aspetto: nonostante i tanti imprevisti, siamo ugualmente riusciti a creare una “comunità nella comunità”. 

Ci può spiegare meglio questo concetto?

I membri della comunità di Frapporta, perlopiù over 60, ci hanno permesso di entrare nelle loro case, di eseguire il film anche con la chiusura delle strade e, cosa più importante, ci ha supportati e aiutati nella logistica e nelle scenografie. Dal lato opposto, anche noi under 35 abbiamo collaborato con loro. Per farvi un esempio: il reparto styling era gestito a metà. C’erano infatti persone over 60 e ragazze di 16 della scuola di estetica. Si è trattato, dunque, di un team intergenerazionale che ha cercato di trovare un linguaggio comune per poter collaborare. Durante le riprese abbiamo legato molto, tant’è che al termine delle stesse, nessuno sarebbe voluto tornare a casa: si era creata una comunità con un unico e grande obiettivo che faceva svegliare le persone la mattina con l’intento di dare il meglio di sé. 

L’11 maggio 2024 c’è stata la proiezione, in anteprima, del suo film: quali sensazioni ha provato, non solo da regista ma anche da spettatrice?

È stato davvero emozionante. Non mi aspettavo così tanta gente ma, soprattutto, non mi aspettavo che le persone fossero così prese e coinvolte nella visione in un mondo in cui si frequentano meno assiduamente i cinema e in cui il livello di attenzione si sta notevolmente abbassando. I bambini, ad esempio, abituati a contenuti di breve durata, erano estremamente concentrati, tutti in prima fila, seduti a guardare lo schermo con il naso all’insù. Ho ricevuto numerosi feedback e più che positivi, generosi, che non mi aspettavo. Questo anche perché gli sponsor e i partner non immaginavano una vera immersione nel passato. Questa è stata possibile non solo grazie alla storia raccontata e all’ambientazione ma, nel dettaglio, grazie ai reparti che hanno fatto completamente la differenza: la scenografia, le modalità di preparazione degli attori, il livello di recitazione e le musiche. Al momento della proiezione, sponsor e partner che credevano di ritrovarsi cinque spot promozionali, sono rimasti increduli di fronte alla capacità del film di “stare in piedi” da solo. Ogni componente, infatti, ha un sup ruolo e una sua importanza anche senza la storia in sé. 

“Oltre Frapporta” è un titolo che permette al pubblico di poter immaginare, ancor prima della visione del film, cosa potrebbe esserci al di là di questo borgo medievale. Come ha scelto questo titolo? 

Il titolo l’ho scelto in collaborazione alla designer degli spazi, Francesca Stoppa, la quale ha curato il progetto dei totem collocati all’interno del borgo. Insieme abbiamo ragionato su un titolo partendo dalla porta di Frapporta, che è molto particolare. La porta in legno, che vedrete all’interno del film, è un oggetto di scena, realizzato appositamente per il film. Seguendo la linea dell’entrata, dunque, nasce il logo, l’”oltre”, che richiama la forma della porta. Da questa porta, dunque, ha origine il titolo del film.  

Se dovesse descrivere il suo film con tre aggettivi, quali sceglierebbe?

Immersivo, intergenerazionale, ritmato e, se dovessi aggiungerne anche un ulteriore, direi storico. 

Per approfondire

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=ekG4xH_J4Po 

“Oltre Frapporta” backstage: https://www.youtube.com/watch?v=WbfVRNLxg6I