I fondatori della start up Vaia

Vaia, la tempesta ma anche un modello di business flessibile

Vaia è il nome della tempesta che tra il 25 e il 29 ottobre 2018 ha cambiato la percezione dei cambiamenti climatici dei cittadini del Triveneto. Ma è anche il nome di un’azienda fondata da tre giovani che oggi vogliono esportare il loro modello di business anche al di fuori dei confini provinciali.

di Enrico Chiogna, articolista di Agenzia di Stampa Giovanile

Le 4 notti tra il 25 e il 29 ottobre del 2018 hanno rappresentato un punto di svolta nella percezione dei cambiamenti climatici dei cittadini delle zone del Triveneto. In quei giorni il Nord Italia è stato colpito dalla tempesta Vaia, evento meteorologico estremo che ha portato piogge record e venti al 12° grado della scala Beaufort (il livello massimo, in cui la forza del vento è denominata “uragano”). In questi 4 giorni e quattro notti, la tempesta ha distrutto 42 milioni di alberi in 494 comuni del Triveneto, per un totale di 8.5 milioni di metri cubi di legno caduto. Il valore totale dei danni ammonta a quasi 3 miliardi di euro secondo le stime regionali a cui si vanno ad aggiungere danni inestimabili legati al valore intrinseco delle foreste abbattute per le comunità locali.

L’impatto sul territorio è stato devastante e il colpo d’occhio impressionante: intere foreste, fra cui quelle di abeti e larici delle Valli di Fiemme e Fassa – patrimonio storico-ambientale con cui il celebre liutaio Stradivari produceva i suoi violini – sono state rase al suolo dalla forza degli eventi atmosferici.

A seguito di un evento mai visto prima e talmente spaventoso, la prima reazione è quella della negazione, dell’evitamento. Ma quando la realtà si è fatta evidente e i danni si sono mostrati in tutta la loro magnitudo, non tutti hanno deciso di attendere per mettersi all’opera nella cura dei territori feriti. Siamo dunque andati a cercare questi esempi di spinta verso la protezione e cura del territorio e li abbiamo trovati a Borgo Valsugana, nella loro sede di via Puisle. Qui, esattamente un anno dopo la tempesta, grazie all’intraprendenza dei suoi fondatori – Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Daddamo – ha aperto i battenti Vaia Wood, una start-up che concentra la sua attività nel rigenerare le foreste sulle Dolomiti, attraverso la commercializzazione di oggetti di design costruiti con il legno delle foreste abbattute dalla tempesta. Abbiamo avuto modo di intervistare Giuseppe Daddamo, per scoprire questa esperienza imprenditoriale dalla viva voce di uno dei fondatori.

Vaia si basa su 3 fondamentali punti che definiscono il suo modello di attività: il primo riguarda ciò di più visibile al consumatore, ovvero il prodotto. Da questo punto di vista, l’imperativo di Vaia è quello di contribuire al recupero di una parte della materia prima che altrimenti andrebbe sprecata, creando un oggetto unico, che contribuisca a diffondere la consapevolezza sugli impatti locali del cambiamento climatico e allo stesso tempo sia in grado di raccontare la storia e le caratteristiche del territorio.

Il secondo punto riguarda invece la value chain dell’azienda. L’obbiettivo di dare nuova vita alla materia prima viene concretizzato attraverso il supporto di enti parastatali come le ASUC trentine per il recupero del legno, della rete produttiva artigianale locale per la fabbricazione dei prodotti e di cooperative sociali che supportano persone marginalizzate per l’impacchettamento dei prodotti. In questo modo, viene attivata una filiera in cui si concentra la conoscenza del territorio e il know-how necessario per lavorare il legno e generare un prodotto unico di design, Vaia Cube, amplificatore naturale di suoni.

Se da un lato Vaia contribuisce al supporto delle realtà locali, dall’altro essa stessa trova in queste realtà un fondamentale supporto nelle varie fasi produttive, grazie alla collaborazione con la loro expertise nella raccolta della materia prima, la sua lavorazione e la sua commercializzazione. Vaia si configura dunque come un nodo fondamentale di contatto tra enti pubblici e realtà imprenditoriali e sociali locali. In questo processo, stando ai fondatori, ha contribuito anche il clima di cooperazione verso le azioni di rigenerazione territoriale presenti nella realtà trentina.

Il terzo ed ultimo punto, probabilmente il più importante, riguarda invece l’impatto sul territorio di Vaia. A fianco dell’attivazione delle filiere locali, Vaia si impegna infatti a piantare un albero per ciascun prodotto venduto, contribuendo alla rigenerazione delle foreste delle Dolomiti. Per garantire la corretta messa a dimora degli alberi rispettando la biodiversità e favorendo la rigenerazione della foresta, Vaia si appoggia sul supporto tecnico di Etifor, uno spin-off dell’Università di Padova che offre soluzioni di consulenza per la valorizzazione del capitale naturale.

Quest’ultimo punto mette in evidenza la natura di Vaia e la sua mission, per cui possiamo definirla come un esempio rappresentativo del concetto di azienda “Net Positive”, ovvero un’azienda rigenerativa in grado di dare all’ambiente e alle comunità locali più di quello che viene estratto per le attività produttive.

In questo senso, Vaia fa parte della crescente frazione di aziende che mette al primo posto i propri valori per garantire la trasparenza e la fiducia da parte di tutta la sua struttura produttiva e di partnership, come dimostrato dalle loro molteplici collaborazioni basate sulla condizione di condividere una stessa visione del mondo, piuttosto che a considerazioni legate al mero profitto. Ciò comporta anche la possibilità di perdere opportunità di profitto, come ci ha raccontato Daddamo, ad esempio quando i fondatori di Vaia rifiutarono un’offerta da parte di una grande azienda impegnata nella produzione di oggetti di plastica monouso. Nonostante le notti insonni passate dopo questo rifiuto, il tempo ha dato ragione ai fondatori, poiché Vaia ha avuto modo di crescere proprio grazie al rispetto dei suoi valori fondanti, che da apparente limite si sono trasformati in un asset fondamentale, venendo addirittura insignita del premio Forbes Social Entrepreneurs Under 30.

Vaia è dunque la dimostrazione di come un’azienda possa avere successo e nello stesso tempo creare del valore per la società e l’ambiente nel loro complesso. Se pensate però che Vaia si sia adagiata sugli allori dell’eco mediatica ottenuta da parte dei media nazionali e del premio Forbes, siamo contenti di potervi dire che vi sbagliate. La vision di Vaia per i prossimi anni è quello di esportare il proprio modello basato sulla cooperazione con le realtà locali e la rigenerazione del territorio all’infuori del contesto trentino. Come spiegatoci da Addamo, infatti, il framework si può adattare a diversi contesti e a diverse materie prime, a seconda delle caratteristiche e delle specificità del territorio colpito da problematiche ambientali. Per esempio, i fondatori stanno attualmente studiando un modo per applicare questo modello alle zone della Puglia colpite dalla Xylella Fastidiosa, batterio che sta distruggendo le coltivazioni di olivi.

Dunque, guardando al futuro, l’obbiettivo di Vaia è proprio quello di diffondere il proprio modello e i propri valori, basati sulla cura e la rigenerazione dell’ambiente, nonché sull’attivazione degli ecosistemi produttivi locali e il supporto alle comunità colpite da danni ambientali.

Infine, la continuità del progetto Vaia è garantita anche dalla loro presenza in ambito formativo, grazie a continue collaborazioni con una rete di giornalisti e con le università che permette loro, attraverso seminari e presentazioni, di diffondere e raffinare il framework Vaia, grazie ai continui feedback provenienti dagli stakeholders, non solo su base locale.

La tempesta Vaia ha lasciato segni indelebili nel Nord Italia, e per la rigenerazione del territorio saranno necessari decenni. Un’altra Vaia, però, ha deciso di dare il proprio contributo per velocizzare questo processo rigenerativo, creando al contempo un modello di business flessibile e adattabile, basato sulle risorse del territorio, gestite in un’ottica circolare, e finalizzato alla generazione di best practices che puntino alla diffusione del loro modello rigenerativo su scale sempre maggiori.

La crisi ecologica che sta interessando la Terra e l’umanità intera richiede la collaborazione di tutte le componenti della società al fine di mitigare gli impatti degli eventi climatici estremi che si fanno sempre più frequenti in diverse zone del mondo. Per fare ciò, sono richieste soluzioni e metodologie innovative e olistiche, che riescano ad andare oltre alla soddisfazione dei propri interessi particolari, concentrandosi piuttosto sulla cosiddetta “bigger picture” integrando considerazioni sulle interrelazioni intervenienti nel rapporto tra i singoli, la società, l’economia e l’ambiente.

In questo contesto, il ruolo dell’azienda come luogo di sviluppo di innovazione e nuove pratiche risulta fondamentale e siamo persuasi che Vaia, come goccia in un mare di imprese innovative, rappresenti al meglio questa idea.

Sources:

https://www.weather.gov/mfl/beaufort

https://foresta.sisef.org/contents/?id=efor2990-015&lang=it

https://milano.repubblica.it/cronaca/2018/11/05/news/maltempo_lombardia_stato_di_calamita_danni_35_milioni-210848425/

https://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2018/11/23/news/maltempo-in-fvg-danni-complessivi-per-615-milioni-di-euro-1.17491581

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2018/12/14/maltempo-veneto-zaia-danni-176mld_5b3ba357-f22f-4157-bdb9-e65afaa97476.html

https://www.trentotoday.it/politica/danni-maltempo-trentino-foreste-agricoltura-fugatti.html

https://www.meteoweb.eu/2018/11/maltempo-alto-adige-danni/1178338/