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Un nuovo giardino per sviluppare la comunità

Gli studenti del Liceo Albert Einstein di Palermo raccontano la nascita di un nuovo spazio verde a Palermo: il Giardino dei Danisinni.

Di Vincenzo Crisci, Alessandro Canestro, Eleonora Ciulla, Alessandro Sanalitro, Michela Cataldo, Giorgia Lazzara e Giorgia Lo Nero, alunni del Liceo Scientifico Statale Albert Einstein di Palermo per l’Agenzia di Stampa Giovanile 

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Da ormai 5 anni il quartiere dei Danisinni, a Palermo, è protagonista di un processo di riqualificazione. Oggi attraversando il quartiere, alle spalle della Chiesa di Sant’Agnese, si trova un ampio spazio verde, composto da un giardino sociale e una fattoria, gestiti in collaborazione con gli abitanti del quartiere, la parrocchia e diverse associazioni. Un tendone da circo si innalza nel mezzo del prato, colorato e sorridente: durante l’anno ospita gli spettacoli di clown, attori e giocolieri.

Nel 2018, l’associazione In Medias Res in collaborazione con Circ’All e insieme alla comunità del quartiere (soprattutto i bambini), hanno dato avvio al recupero del piccolo fazzoletto di terra, fino a quel momento incolto, che si trova racchiuso tra la fattoria e il tendone da circo.

Le condizioni originarie del terreno nel quartiere dei Danisinni di Palermo

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Noi studenti abbiamo visitato il giardino il 15 novembre 2019, durante una giornata di giardinaggio e piantumazione collettiva. Abbiamo esplorato la piccola fattoria e i tanti animali che la abitano, e attraversato l’orto, curato da volontari e detenuti del carcere Pagliarelli, inseriti in un percorso di reintegrazione sociale. Abbiamo aiutato i bambini del quartiere a sistemare un vialetto che attraversa il giardino e siamo stati felici di piantare alcune nuove piante, tra cui un giovane e rigoglioso alberello di limoni.

Caterina Strafalaci, membro attivo di In Medias Res e responsabile dei laboratori con i bambini, ci ha parlato più a fondo del progetto rispondendo ad alcune nostre domande. Abbiamo voluto intervistarla per capire come si può creare un giardino assieme alla comunità. 

Come mai avete deciso di creare un giardino proprio qui?

L’idea nasce dalla considerazione che sebbene in questo luogo vi sia una fattoria, mancano, però, degli spazi verdi di libera fruizione, dove sia possibile stare seduti su una panchina, rotolarsi su un prato. E quindi volevamo creare uno spazio verde che potesse essere attraversato e vissuto da bambini e abitanti del quartiere.

Cosa c’era prima nel luogo in cui oggi c’è questo giardino?

C’era uno spazio verde incolto e pieno di rifiuti sedimentati e stratificati nel tempo.

In che modo la comunità ha partecipato alla creazione di questo giardino?

Le principali leve per la creazione e la progettazione del giardino sono stati i bambini ed i ragazzi. Una parte della comunità adulta, invece, ci ha aiutati a decidere il posizionamento più opportuno per alcuni alberi.

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Com’è il rapporto tra il quartiere e l’associazione?

Positivo, soprattutto per il lavoro fatto con i bimbi. Il percorso laboratoriale ha risposto ad un bisogno del quartiere e quindi il nostro lavoro è stato apprezzato. Poi, certo, le criticità non mancano. Credo che la cosa più difficile sia il creare un legame di sintonia con gli adulti, facendo breccia nei loro animi.

Non avevate il timore di un fallimento?

Certo, come ogni volta che ci si affaccia ad un nuovo progetto c’è sempre la possibilità di fallire. Perché ovviamente c’è differenza tra quello che tu pensi di realizzare e quello che poi realmente sei in grado di concretizzare. È necessario, pertanto, avere una grande capacità di adattamento e di flessibilità mentale.

Nei laboratori per i bambini avete utilizzato la metodologia del “cartolario-del-bosco”. In cosa consiste?

È un format di eco-design, quindi è una metodologia che prevede la realizzazione di tutti gli strumenti che si possono reperire in cartoleria, direttamente dalla natura. Nasce dall’idea di un’architetta messinese: Antonia Teatino. Antonia ha ideato questo format esattamente con l’idea di sostituire le categorie merceologiche della cartoleria, che si serve di cose fatte con plastiche e componenti chimici pericolosi per l’ambiente e per le persone.

È applicabile non soltanto nei giardini e negli spazi aperti, ma, anche in luoghi urbani dove ci sia la possibilità di fare esplorazioni. Ad esempio, manipolando anche semplici erbe spontanee, si possono creare i mezzi per fabbricare strumenti e colori.

Perché la presenza di un giardino è importante per la vita di un quartiere?

È molto importante per diverse ragioni e fattori. Per una questione ambientale: gli spazi verdi migliorano senza dubbio la qualità dell’aria, depurandola, e sono luoghi in cui si sviluppa una grande biodiversità, anche in contesti urbani. Sono altrettanto fondamentali per la loro funzione sociale: uno spazio verde urbano migliora in generale la qualità della vita di una comunità e incentiva le persone a creare e curare le relazioni.