Salv(aguard)are il ghiaccio terrestre e marino

La criosfera è la porzione di superficie terrestre che è costantemente coperta da ghiaccio. Il riscaldamento globale legato al cambiamento climatico sta degradando questo ambiente, con conseguenze negative per l’intero Pianeta. È dunque assolutamente necessario invertire la rotta per salvare, oltre che salvaguardare, il ghiaccio terrestre e marino.

Di Ilaria Bionda

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Tra gli innumerevoli effetti del riscaldamento globale spicca, anche nel nostro immaginario comune, lo scioglimento della criosfera, ossia l’alterazione di quella porzione variabile di superficie terrestre coperta o intrisa di acqua allo stato solido, che comprende il ghiaccio che copre mari, laghi e fiumi, le calotte polari, i ghiacciai e la copertura nevosa, oltre al suolo ghiacciato in modo temporaneo o perenne. Solamente scenari futuri caratterizzati da emissioni “basse” o “molto basse” (con riduzione delle emissioni di gas serra almeno del 50% entro il 2030 e carbon neutrality entro il 2050) permetterebbero di prevenire ulteriori danni e perdite permanenti di questa componente fondamentale del nostro sistema climatico.

L’Artico – che rappresenta una parte considerevole della criosfera – è tra le aree della Terra che stanno subendo i peggiori impatti del cambiamento climatico: il suo riscaldamento è stato misurato come tre volte più rapido rispetto a quanto avviene a livello medio globale; il suo scioglimento è considerato rapido e irreversibile e le conseguenze – già attualmente visibili – interessano tutto il Pianeta . Nel 2019, venti nazioni hanno finanziato la missione multidisciplinare MOSAic  (Multidisciplinary Drifting Observatory for the Study of Arctic Climate) proprio allo scopo di studiare il sistema artico, per predirne le trasformazioni future e approfondire il legame con i cambiamenti che avvengono nei mari e negli ocean. La missione ha osservato anche le alterazioni degli ecosistemi, utilizzando modelli di previsione già esistenti ma anche innovativi strumenti subacquei di mappatura.

Questi studi sono considerati di vitale importanza poiché l’ecosistema artico apporta diversi benefici per la società, tra i quali quello fondamentale di intrappolare i gas serra. In particolare, l’Artico trattiene grandi quantità di CO2 all’interno dei ghiacci che lo costituiscono. Di conseguenza, la diminuzione dell’estensione del ghiaccio marino è tra i fenomeni responsabili dell’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera. La conservazione del ghiaccio artico è quindi assolutamente necessaria per rimanere entro l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a +1,5°C. Bisogna ricordare che solo mezzo grado in più di aumento ne causa alterazioni significative, amplificando ulteriormente la crisi climatica. 

Non è, però, solo la calotta polare ad essere in via di scioglimento: anche il permafrost soffre il riscaldamento globale. Il permafrost è la porzione di suolo che rimane perennemente ghiacciata, durante tutto l’anno. Si tratta di un mix di rocce, ghiaccio e materiale organico il cui scioglimento è causato dal graduale riscaldamento del terreno. Nel permafrost è intrappolato almeno il doppio del metano contenuto in atmosfera, che nel processo di scioglimento e decomposizione viene liberato. Per evitare ciò è indispensabile che il permafrost permanga nella sua condizione originaria.

I cambiamenti della criosfera dettati dal riscaldamento globale sono evidenti anche nel mare e negli oceani. Lo scioglimento dei ghiacci causa un rapido innalzamento del livello del mare, con conseguenze severe per gli stati insulari e costieri di entrambi gli emisferi. Ad esempio, in Alaska si verificano gravi problemi di erosione delle coste, un fenomeno che viene arginato con il posizionamento di borse di sabbia che, però, oltre a non essere particolarmente efficienti, sono anche inquinanti (in quanto composte di plastica). A questo si aggiungono l’allagamento dei centri abitati, problemi di stabilità delle infrastrutture e insicurezza alimentare. A causa delle temperature crescenti gli oceani subiscono, inoltre, un processo di acidificazione, che è estremamente dannoso per gli ecosistemi subacquei e per la catena alimentare, aggravando ulteriormente il quadro. 

Non da ultimo, un’altra componente fondamentale della criosfera si sta rapidamente riducendo: i ghiacciai e le coperture nevose tipici degli ambienti montani. Si stima che i ghiacciai che si trovano alle latitudini equatoriali stiano sparendo troppo rapidamente per essere salvati. Ad altre latitudini, come quelle tipiche delle Alpi, invece, lo scioglimento potrebbe ancora essere stabilizzato attuando un’immediata inversione di rotta nei trend di emissione di gas serra. Lo scioglimento della criosfera “montana” causa alterazioni del deflusso dei fiumi, nonché problemi e conflitti nell’approvvigionamento di risorse idriche (per l’uso civile, agricolo, industriale o idroelettrico), oltre a favorire frane e valanghe.

È provato che nell’arco di una sola generazione ci stiamo ritrovando con un mondo completamente differente rispetto al passato, per quanto riguarda sia l’estensione della criosfera sia il livello dei mari. Questo è il segnale inequivocabile che le azioni di contrasto ai cambiamenti climatici devono avvenire immediatamente, con l’obiettivo di salvaguardare e salvare il nostro ghiaccio terrestre e marino.