Nel nome dell’umanità
Tre astronomi lessero nelle stelle la profezia dell’arrivo di un’ondata di pazzia sulla Terra, si nascosero in una torre. Quando uscirono l’umanità era in preda al delirio. Cercarono di mostrare ai compagni che i loro gesti erano irrazionali, ma la massa cominciò a puntare il dito verso di loro affermando che erano loro ad essere privi di senso.
Questo è quello che spesso accade oggi a coloro che tentano di mostrare come le nostre azioni e il nostro stile di vita non sono sostenibili per il Pianeta. Anche davanti ai fatti, come ad esempio il livello dei ghiacciai sempre in calo, c’è chi nega l’evidenza della nostra responsabilità.
È così che il giornalista Roberto Savio introduce la conferenza tenutasi lo scorso 3 novembre a Trento, in cui è stato presentato il libro di Riccardo Petrella “Nel nome dell’umanità”. “Viviamo in un mondo che si basa solo sul denaro, la cupidigia e la paura riescono a veicolare gran parte delle nostre scelte collettive. Il mercato e le sue esigenze dettano legge su tutto il resto”, protesta.
“Destra” e “Sinistra” politiche sono svuotate del loro reale significato, le decisioni politiche attraverso le votazioni sembrano basate più sull’emotività che sulla logica. Sembra che stia arrivando una nuova ondata di nazionalismo e chiusura. L’accesso all’acqua potabile, l’aumento delle temperature, l’innalzamento del livello del mare uniti a il terrorismo e le minacce nucleari; questi e molti altri sono i problemi che investono la nostra realtà e che sono stati tema della conferenza. “È semplice negare la nostra responsabilità, è semplice vivere come stiamo facendo, ma è necessario cambiare. Perché il Pianeta non riesce più a sostenerci, e stiamo cominciando a sentirne gli effetti”, sostiene Savio.
Ma forse è già troppo tardi. “L’uomo non è più in grado di risolvere i problemi che ha creato”, aggiunge Riccardo Petrella. “Non è sufficiente indignarsi, dobbiamo appropriarci del nostro futuro. Anche se i fenomeni sono sempre più preoccupanti non significa che dobbiamo lasciarci piegare dalla paura e dalla rassegnazione. In questa realtà che sta andando alla deriva non sembra esserci più umanità, tuttavia questa umanità esiste, solo che è sommersa da nuovi valori.”
Ambizione, ricchezza, acquisizione di “competenze” sembrano aver surclassato la solidarietà e la partecipazione, concordano entrambi i relatori. Questo può essere il momento di riscoprire una nuova umanità. Costruire una nuova umanità è possibile.
Tre sono le prese di coscienza necessarie secondo Petrella: “Renderci conto che siamo una specie vivente diversa dalle altre, capire che siamo però parte della natura e che ciò che facciamo alla natura si ritorce per forza contro di noi, prendere coscienza del fatto che noi umani siamo l’unica specie in grado di distruggere il Pianeta e per questo motivo ne siamo i maggiori responsabili. La presa di coscienza è solo il primo punto di un processo più ampio che dovrebbe vedere la creazione di un Consiglio di sicurezza per i beni pubblici mondiali: l’acqua, i semi e la conoscenza”. Temi a cui entrambi i relatori sono molto legati e a cui hanno dedicato la loro vita.
Daniela Sicurelli, dell’Università degli Studi di Trento e mediatrice dell’evento, ha chiesto quali soggetti possano sensibilizzare su queste tematiche. La risposta di Petrella è che i soggetti dominanti attuali non possono o non vogliono farlo. Dovrebbero prendere questo posto gli artisti, i contadini, le madri, gli operai, i rappresentanti religiosi, forse alcuni insegnanti universitari.
Il mondo di cui avremmo bisogno adesso, tornando sulle parole iniziali di Roberto Savio, è il mondo dell’utopia, dobbiamo riavvicinarci all’utopia per tentare di dare una svolta a questa realtà che sembra tendere verso un destino tutt’altro che roseo.
Ho chiesto a Savio e Petrella quale potrebbe essere il ruolo di noi giovani. Entrambi sono stati decisi nel dire che non possiamo aspettare che siano gli altri a decidere, che non dobbiamo diventare come gli attuali “potenti”. Dobbiamo ribellarci ad un sistema che ci vede solo come consumatori e che ci vuole passivi e innocui nel mondo virtuale. Come possiamo riuscirci è un punto critico, e spetta a noi trovare la risposta.