Anche i bambini provano ansia climatica. C’è chi ha paura della scomparsa degli orsi polari

Mamma, non potrò più vedere i miei amici orsi?

Alcuni studi hanno evidenziato nei bambini l’insorgenza di problemi psicologici provocati dell’ansia climatica, a cui subentra la paura di non potersi costruire un futuro. Come si possono rassicurare i piccoli e aiutarli a vivere questa battaglia contro l’emergenza climatica in modo propositivo?

di Angela Dalpiaz

Potrebbe iniziare da una semplice domanda l’ansia climatica di vostro figlio e sfociare in qualcosa di incontrollabile che lo porterebbe a bloccarsi e ad avere paura di crescere e di progettare la sua vita. Perché i bambini sono così esposti all’ansia climatica? Lo spiega Tara Crandon, psicologa australiana e ricercatrice presso il Child&Youth mental health group, che fa parte del QIMR Berghofer Medical Research Institute nel Queensland. In uno dei suoi studi ha infatti notato come molti bambini arrivino ad avere timore di desiderare dei figli perché si rendono conto che non potrebbero dare loro la vita che vogliono. Si trovano quasi impotenti davanti a questo problema globale, che non tocca solo i più piccoli, ma persone di ogni età.

Perché i bambini si sentono più responsabili degli adulti?

A differenza degli adulti, che di solito fanno più fatica ad invertire la rotta, conservando le abitudini che portano alla distruzione del nostro ecosistema terrestre, le generazioni più giovani hanno davanti a sé moltissimi anni e sono più propensi al cambiamento. Loro dispongono di 70, 80 anni, durante i quali avranno il difficile compito di adottare degli stili di vita adeguati per preservare madre Terra, non sapendo però se queste strategie possano raggiungere l’obiettivo di salvare il pianeta. Non sono però ancora pronti per gestire l’ansia e la responsabilità. Gli psicologi sottolineano che in tenera età, lo stress cronico e l’ansia producono complicazioni a lungo termine sullo sviluppo del sistema nervoso centrale.

Come si possono aiutare i bambini ad affrontare questo stress?

Il primo passo è instaurare un rapporto con i più piccoli, facendoli raccontare, cercando di far uscire tutte le loro emozioni e preoccupazioni. Nel caso in cui non riuscissero a farlo a parole, l’opzione giusta è prendere carta e matite colorate e farli disegnare.

In un articolo del National Geographic sulle emozioni negative dei bambini riguardo ai problemi che il nostro pianeta sta attraversando, si menziona l’esperienza di Lisa Cohn e del suo piccolo Michael. Il bambino è da sempre un grande appassionato di animali, in particolare di orsi polari. Come dice il WWF il grande carnivoro bianco dell’Artico è in serio pericolo. Si stima che oggi ci siano circa 26.000 esemplari sul territorio polare. Purtroppo la situazione al Polo Nord sta peggiorando e il numero di carnivori è destinato a diminuire drasticamente a causa dei cambiamenti climatici. L’orso polare infatti vive principalmente tra l’oceano e la superficie ghiacciata. Ama particolarmente nuotare e si nutre di ciò che trova nel suo habitat: foche, trichechi, balene, piccoli mammiferi, pesci, uccelli marini e uova. Il cambiamento climatico in atto sul territorio artico provoca un notevole aumento della temperatura: si rischiano di raggiungere e superare i 40° in determinati periodi dell’anno. L’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ha infatti registrato, nel giugno 2020, +38° in Siberia, la stessa temperatura presente in Sicilia nel periodo estivo.

A conseguenza dell’aumento della temperatura, anche il ghiaccio inizia a ritirarsi. Perché questo influisce sulla presenza dell’orso nell’Artico? L’orso si trova costretto a cambiare stile di vita ed abitudini. Restringendosi la banchisa, il carnivoro ha minore possibilità di trovare cibo e deve compiere viaggi sempre più lunghi in mare aperto, rischiando di stancarsi ed annegare.

Michael, quando ascolta queste notizie, diventa triste e preoccupato. Mamma Lisa cerca di rassicurarlo e spiegargli cosa si può fare concretamente ogni giorno per evitare il collasso del nostro pianeta e della biodiversità. La psicologa Crandon sostiene che l’ansia climatica, se giustamente seguita ed affrontata, può portare a delle azioni concrete in favore della lotta al cambiamento climatico e alla responsabilizzazione degli individui. Le nuove generazioni non devono essere bloccate dall’ansia climatica, ma devono essere aiutate ad assumere un atteggiamento positivo e propositivo, ad approfondire le conoscenze e ad agire per salvaguardare il pianeta.

Le abitudini quotidiane: il terreno di prova per i più piccoli

La strada per le generazioni future è lunga e tortuosa: i giovani per rendere il loro stile di vita più sostenibile devono avere il consenso della famiglia, della scuola e della comunità. Il cambiamento si compie solo se le altre persone coinvolte facilitano il compito. Oltre a farli sentire accolti e capiti, gli adulti devono fornire ai piccoli delle opportunità, insegnando loro come possono agire, quali strategie possono mettere in atto, in che campo possono concentrare i loro sforzi. Bisogna aiutarli a gestire la paura e l’ansia. Allo stesso tempo possono prendere parte attivamente ai movimenti che si battono contro il cambiamento climatico, come Fridays for Future, o a altri movimenti legati alla salvaguardia dell’ambiente. Possono partire da piccole azioni quotidiane come abituarsi a prendere i mezzi pubblici per ridurre l’inquinamento, consumare meno acqua e meno energia elettrica. Le attività all’aria aperta li aiuterebbe a conoscere la natura o a prendersi cura del proprio giardino.

Con queste piccole azioni, le nuove generazioni possono sentirsi parte del cambiamento e aiutare gli adulti a migliorare il loro stile di vita e allo stesso tempo capire che è del tutto normale essere spaventati da quello che accadrà. L’impronta ecologica di ogni cittadino può salvaguardare il pianeta e gli animali, come gli orsi polari di Michael.