L’umanità in pausa: uno sforzo ecologico sufficiente?

Negli ultimi mesi, abbiamo visto la natura rivivere e riprendersi gli spazi urbani. Ma la situazione ambientale è così positiva come sembra? Stando a casa riduciamo le emissioni di anidride carbonica, ma sfortunatamente non è abbastanza per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero fissato per il 2050. C’è però qualcosa che possiamo fare, anche se potrebbe non piacervi.

Di Veronica Wrobel, articolista dell’Agenzia di Stampa Giovanile

Tradotto da Carlotta Zaccarelli

Video commento di Federico Palisca, videomaker dell’Agenzia di Stampa Giovanile

Mentre la maggior parte della popolazione dei Paesi occidentali è stata chiusa in casa, abbiamo tutti letto articoli e visto immagini della natura che si riprende gli spazi urbani: acqua limpida nei canali di Venezia, delfini nuotare vicino alle coste italiane, cieli azzurri a Los Angeles e molte specie animali vagare nelle strade deserte. I voli si sono fermati, il numero di macchine circolanti si è drasticamente ridotto, molti negozi non essenziali sono rimasti chiusi. Ci aspetteremmo, naturalmente, che le emissioni di CO2 diminuissero, ma sfortunatamente non è andata così.

Come afferma l’International Energy Agency, le emissioni di anidride carbonica dovrebbero decrescere dell’8% quest’anno. Mettendo il dato in prospettiva, è la maggiore riduzione mai registrata, più alta delle riduzioni annuali verificate durante la Seconda Guerra mondiale. La percentuale corrisponde anche alla riduzione annua che serve per limitare l’innalzamento della temperatura globale sotto alla soglia rischio dei 1,5° C. 

In altre parole, abbiamo bisogno di ridurre annualmente le emissioni di anidride carbonica di circa l’8% per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050. Come fare? A livello individuale, sembra che dobbiamo rinunciare a molto per raggiungere l’8%. E il restante 92, da dove viene?

Stando a casa, continuiamo a usare la stessa quantità di energia elettrica e il nostro Wi-fi per stare connessi con amici e parenti. Continuiamo a comprare, cucinare, sprecare (!) la stessa quantità di cibo. I nostri acquisti non cessano, semplicemente avvengono on-line.

Anche se pare che sacrifichiamo molto, il nostro comportamento continua a basarsi sullo stesso sistema e sullo stesso consumismo di prima. E aggiungerei anche che alcune dei nostri comportamenti più “sostenibili” sono stati messi da parte durante questi tempi incerti. Basta guardare alla quantità di plastica che stiamo producendo e usando per convenienza o per paura del contagio: è più alta rispetto a quella di prima. 

Foto di Il Giornale di Montesilvano

Viviamo in un mondo in cui il problema non è il nostro comportamento personale, ma il funzionamento del sistema. Un sistema formato da complicati meccanismi indipendenti che hanno funzionato e si sono sviluppati per decenni, cercando una crescita insostenibile e illimitata in un mondo con risorse finite. 

Tuttavia, non risolveremo il problema solo puntando un dito. Oggi, abbiamo una scelta: possiamo continuare ad accusare e aspettare che le grandi multinazionali risolvano la crisi oppure possiamo fare qualcosa. Vi avverto: la seconda opzione è la più difficile.

Sinora, abbiamo ascoltato scienziati e ambientalisti dire che dobbiamo risparmiare acqua riducendo la durata della doccia, che dobbiamo ridurre il consumo di carne e spegnere la luce quando non ci serve. Se si vuole fare un passo ulteriore, si può diventare vegetariani, usare una bottiglia riutilizzabile ed essere creativi in cucina per evitare gli sprechi. Ma questo è esattamente quello che ci ha portato fin qui: non è abbastanza. 

Mi spingerei a dire che dobbiamo diventare più “estremi” e scomodamente consapevoli in tutto quello che facciamo quotidianamente. So che è un’opinione impopolare, ma a mali estremi, estremi rimedi. Nei prossimi mesi, affronterò diversi argomenti per proporre azioni concrete che ognuno di noi può fare per determinare un cambiamento. Il nostro futuro, il futuro dell’umanità e il futuro del nostro Pianeta dipendono dalla nostra prossima decisione. E quella dopo. E quella dopo ancora.

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Fotocopertina: foto di siviaggia.it