Economia circolare in Sicilia, tra teoria e pratiche

Sud Onlus e Precious Plastic a Palermo si occupano di gestione innovativa e partecipata dei rifiuti urbani. E non solo. 

Di Alessandro Spoti, Alessandro Scola, Alessandro Caravello, Alessandro Ingrassia, Giovanni Drago, Gaia Iervolino e Alessia Lannino, alunni del Liceo Scientifico Statale Albert Einstein di Palermo per l’Agenzia di Stampa Giovanile

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Il 22 novembre ci siamo recati presso il circolo Arci Porco Rosso, un laboratorio di idee, collettivo politico e spazio d’incontro nato nel 2014 nel cuore del centro storico di Palermo, all’interno del quartiere Albergheria, vicino allo storico mercato di Ballarò. Abbiamo avuto modo di conoscere e parlare con Giulia Di Martino, una giovane attivista che ha da poco aperto una sede operativa dell’associazione A Sud Onlus a Palermo. A Sud Onlus si occupa di tematiche ambientali e la sua mission consiste nel costruire ponti di solidarietà attiva tra il Nord e il Sud del mondo. Con Giulia abbiamo parlato di economia circolare, di conflitti ambientali e dell’OSA – Osservatorio di Sostenibilità Ambientale. 

All’incontro hanno preso parte anche Silvia Duminuco e Luisa Cerami, due giovanissime architette che stanno mettendo a punto un piano per far partire anche a Palermo il progetto Precious Plastic. Precious Plastic, avviato da Dave Hakkens nel 2013 in Olanda, è un progetto che cerca di incentivare il riciclo della plastica attraverso la costruzione di macchinari low cost e facilmente costruibili, i cui progetti sono consultabili da tutti poiché pubblicati in modalità open source. Il progetto si sta velocemente estendendo in tutto il mondo con la costituzione di una vera e propria comunità di attivisti.

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Intervista a Giulia Di Martino, attivista di A Sud Onlus

Quali sono gli obiettivi dell’associazione A Sud Onlus in Sicilia?

Supportare i comitati territoriali, fare ricerca sulle questioni che riguardano l’ecologia, l’ambiente e capire quali sono i problemi ambientali, in Sicilia in particolare, legati all’industria e allo sfruttamento dei territori.

Quali sono i principali problemi ambientali che avete riscontrato esserci attualmente a Palermo?

Sono soprattutto problemi legati alla gestione dei rifiuti, quindi alla mancanza di un’organizzazione che permetta una raccolta differenziata efficiente e un coinvolgimento dei cittadini, con conseguenze in termini di rifiuti presenti nella città.

Ci potresti spiegare brevemente cos’è l’economia circolare?

È un tipo di economia che recupera gli scarti e che è attenta a tutta la filiera di produzione dei prodotti, in modo che non esistano più rifiuti, ma, al loro posto, flussi di materiali che vengono reimmessi nei cicli di produzione.

Esistono delle realtà in Sicilia e a Palermo che mettono in atto i principi dell’economia circolare?

Non sono tante. Nella zona di Catania abbiamo trovato un paio di realtà interessanti che si occupano di scarti della produzione agricola o della produzione della canapa impiegati, per esempio, nell’ottenimento delle bio-plastiche e di altri prodotti realizzati con la stampa 3D, oppure di stoffe intessute con gli scarti delle arance lavorati e filati.

Come pensate di coinvolgere e supportare le attività imprenditoriali?

Sicuramente dobbiamo studiare meglio le filiere dei materiali, capire quali sono le problematiche a livello normativo e quindi le istituzioni che possono fare chiarezza, soprattutto dal punto di vista giuridico, su cosa è ritenuto rifiuto e cosa non lo è più.

Ci puoi parlare dell’osservatorio di sostenibilità ambientale?

È uno sportello settimanale in cui facciamo ricerca insieme ai Comitati che coinvolgiamo e supportiamo. Se loro hanno difficoltà e vivono un conflitto nel loro territorio legato a un impianto o una grande opera, noi li aiutiamo a studiare le carte, la documentazione e a trovare dei percorsi di riscatto di quei territori.

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Intervista a Silvia Duminuco e Luisa Cerami

Che cos’è Precious Plastic?

Precious Plastic è una comunità globale che nasce dall’iniziativa di un ragazzo olandese, Dave Hakkens, che ha come obiettivo quello di diffondere la cultura del riuso della plastica tramite l’auto-produzione di macchine che possono tritare la plastica e trasformarla in materia utile per produrre nuovi oggetti.

Perché volete portare questo progetto a Palermo?

La comunità globale “Precious Plastic” ha creato una mappa con delle bandierine per segnare tutti i posti nel mondo in cui sono state messe in funzione le macchine ed è stata avviata un’autoproduzione di oggetti. In Sicilia non c’è ancora, quindi abbiamo pensato di dare noi avvio ad un punto Precious Plastic a Palermo, mettendo dentro anche le nostre competenze creative, che vengono dalla nostra formazione di architette.

Secondo noi può aiutare sicuramente a stimolare una nuova coscienza del rifiuto. Pensiamo che si potrebbero realizzare diverse macchine dislocate in vari punti della città, per un effettivo riuso creativo della plastica prodotta dai cittadini.

Come pensate di ricavare i fondi per avviare questa attività?

Uno dei modi potrebbe essere quello di avviare un crowdfunding, quindi di ricevere delle donazioni, per finanziare il progetto. Ma potrebbero esserci anche altre modalità, ad esempio quella di contattare un’azienda che produce degli scarti in plastica che per la sua realtà sono un rifiuto da smaltire ed un costo, e che invece per noi diventerebbe una risorsa. Questa sarebbe una maniera innovativa per sollevare le aziende dalla gestione degli scarti. Potrebbe essere quella stessa azienda a finanziarci, sostenendo il costo dello smaltimento e quindi del riutilizzo dei rifiuti.

Pensate che possa trasformarsi in una vera opportunità lavorativa?

Si, sicuramente nel futuro, e non parliamo solo di design e del designer, ci sarà sempre più richiesta di una figura specifica che sappia progettare oggetti nell’ottica di riutilizzare una materia già esistente.

Avete già pensato a quali oggetti si potrebbero realizzare con questi macchinari?

Si, abbiamo pensato di realizzare degli oggetti partendo da alcuni pezzi base, modulari, che comporranno il progetto finale. Vi spiego meglio, non intendiamo fare uscire direttamente dalla macchina un oggetto compiuto, ma crearne le parti, i componenti che, in un momento successivo, andremo a comporre.