La pulce e l’elefante di Alessandro Anderle studia il rapporto tra uomo e “animale” nella storia della filosofia per tentare di rifondarlo

La pulce, l’elefante e l’uomo: un rapporto da ripensare

In “La pulce e l’elefante” (Edizioni Dehoniane Bologna, 2021), il professore di religione e filosofia Alessandro Anderle ripercorre la “questione animale” nella storia della filosofia e spiega perché c’è bisogno di una nuova etica basata sulla relazione. L’abbiamo intervistato chiedendogli di raccontarci il suo lavoro.

di Marianna Malpaga

Era il giorno prima di San Valentino, e un programma su Rai 5 parlava della vita affettiva degli animali, prendendo come esempio uno scimpanzé che, rimasto senza compagna, si era depresso. “Nel programma, emergeva come sia l’uomo a proiettare il suo modo di interpretare la vita sull’animale, anziché partire dal fatto che certi sentimenti ci accomunano a prescindere”, spiega Alessandro Anderle, insegnante di religione alle scuole superiori e di filosofia e storia delle religioni all’università della terza età, autore del libro “La pulce e l’elefante” (Edizioni Dehoniane Bologna, 2021). “L’animale non ama come l’essere umano – riprende Anderle -, l’animale ama a prescindere, perché le emozioni sono qualcosa di basilare. Invece è quasi come se l’uomo dovesse concedere all’animale di essergli vicino sotto tanti punti di vista. È come se dicesse ‘L’animale può addirittura amare’”.

Il professore di filosofia e religione Alessandro Anderle, autore del libro “La pulce e l’elefante”

“La pulce e l’elefante” nasce dalla tesi di laurea magistrale in Scienze religiose di Alessandro Anderle, supervisionata dal professore don Rinaldo Ottone. “Ho sempre avuto una certa fascinazione verso questo mondo – racconta – un po’ come capita a tutti, soprattutto quando si è bambini. Ho seguito il mio primo corso di filosofia con il professor Giuliani, che ora ha la cattedra di storia ebraica all’Università di Trento, mentre all’epoca teneva un corso di ermeneutica. Eravamo partiti con la lettura di alcuni testi di un filosofo ebreo francese, Jacques Derrida, che parla anche della ‘questione animale’. È così che mi sono appassionato e che ho cercato di approfondire questo tema sotto vari punti di vista, non solo attraverso la filosofia”.

“La pulce e l’elefante” è il nome di una favola per bambini, ma in questo caso il titolo del libro rappresenta la varietà del mondo animale. “L’animale in sé non esiste – commenta Anderle – casomai dobbiamo parlare di specie diverse: non è possibile racchiudere nella stessa parola una pulce e un elefante. Così nasce il titolo del libro”.

L’animale in sé non esiste: non è possibile racchiudere nella stessa parola una pulce e un elefante

Alessandro Anderle, professore di religione e filosofia

L’opera inizialmente ripercorre come è stata affrontata la “questione animale” nella storia della filosofia. Sono citati nomi importanti come Aristotele, Cartesio, Heiddeger, Lacan e Galilei. “Nella storia della filosofia – spiega l’autore – la definizione di ciò che è l’animale non serve ad altro che a capire chi sia l’uomo. Secondo Aristotele, la differenza tra l’uomo e gli animali sta nel linguaggio; così afferma indirettamente che l’animale non ha un linguaggio proprio. Heidegger toglie invece all’animale la possibilità di morire: dice che l’animale è ‘povero di mondo’, che non può morire ma che semplicemente ‘cessa di esistere’. C’era un vizio nella forma. L’interesse era autentico, ma l’approccio era completamente antropocentrico”.

La sensibilità nel mondo filosofico ora sta cambiando. “Oggi l’urgenza è quella di fondare una nuova etica verso il mondo animale – dice Anderle –; un’urgenza che deriva anche da alcuni problemi emersi con forza: uno su tutti è quello degli allevamenti intensivi”. Da una logica antropocentrica, in cui l’uomo attribuisce all’animale la capacità di amare e soffrire “come un essere umano”, si sta passando a un’altra visione, più relazionale. “È difficile però spiegare ciò che accomuna uomo e animale – prosegue Anderle – più lo si studia e più sfugge. E non si può parlare di animale in senso generale, ma piuttosto di una specie, come lo scimpanzé. Anche in quel caso, poi, si dovrebbe considerare non l’intera specie quanto il singolo soggetto”.

C’è una possibilità, grande e urgente, che il mondo animale potrebbe offrire all’uomo: quella di ripensare alla relazione con ciò che lo circonda. “Siamo in un momento in cui dobbiamo ripensare la relazione – commenta Anderle – quella con la R maiuscola. Rifondare la relazione con l’animale potrebbe essere propedeutico per rifondare quella con la natura e con il creato. Nel libro mi concentro sul rapporto con gli animali, ma le conseguenze potrebbero essere universali”. In questo viene in aiuto Derrida, padre del “decostruzionismo” e allievo di Levinas, il filosofo dell’alterità; a Derrida e al suo modo di “ripensare” assunti della filosofia dati quasi per scontati è dedicato il secondo capitolo del libro.

“La pulce e l’elefante” (EDB, 2021) parte dalla storia della filosofia per decostruire il rapporto uomo-animale

“Si tratta di un tema di nicchia, che però appassiona molte persone”, conclude Anderle. “Durante i miei corsi sull’etica ecologica, all’università della terza età, dedico sempre un paio d’ore alla ‘questione animale’. Sono rimasto stupito dalle reazioni dei miei allievi. Tanti fanno riemergere i racconti di com’era una volta il rapporto con gli animali. Ci sono alcuni che ti dicono che avere una mucca in casa un tempo voleva dire molto, e quindi quella mucca era trattata come un membro della famiglia, nonostante alla fine il suo destino fosse quello di finire al macello. C’era molta concretezza in quella relazione. E soprattutto le persone si raffrontavano con una pluralità nel mondo animale che è molto interessante”.

Il libro “La pulce e l’elefante” si può acquistare all’Ancora e alla Ubik di Trento. È disponibile anche per l’acquisto online.