Clima, il tempo stringe: il rapporto dell’IPCC
Se il riscaldamento globale dovesse superare la temperatura di 1,5°C, sottolinea il rapporto pubblicato il 28 febbraio dall’IPCC, sarà ancora più difficile “realizzare un modello di sviluppo resiliente al clima”. In alcune regioni, se il riscaldamento globale dovesse superare i 2°C, sarà “una cosa impossibile”.
di Marianna Malpaga
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La finestra temporale per agire contro il cambiamento climatico è sempre più stretta. Il rapporto del gruppo di lavoro II dell’IPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), pubblicato lunedì 28 febbraio, afferma che “realizzare un modello di sviluppo resiliente al clima è già adesso, agli attuali livelli di riscaldamento, una sfida complessa”. L’obiettivo sarà ancora più diffiicle da raggiungere se il riscaldamento globale dovesse superare la temperatura di 1,5°C. “In alcune regioni – aggiunge il rapporto -, realizzare uno sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici sarà una cosa impossibile se il riscaldamento globale dovesse superare i 2°C”. Per scongiurare quest’ipotesi, servono “finanziamenti adeguati, trasferimento di tecnologia, impegno politico e partnership” e, al tempo stesso, anche “ridurre rapidamente e profondamente le emissioni di gas serra”.
In alcune regioni realizzare uno sviluppo resiliente ai cambiamenti climatici sarà una cosa impossibile se il riscaldamento globale dovesse superare i 2°C
Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico
“Cambiamenti climatici 2022: Impatti, adattamento e vulnerabilità”. Il rapporto del gruppo di lavoro II del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico
“Questo rapporto è un terribile avvertimento sulle conseguenze dell’inazione”, ha detto Hoesung Lee, presidente dell’IPCC, in merito al rapporto del gruppo di lavoro II, la seconda parte del Sesto Rapporto di Valutazione (AR6), il quale sarà completato entro fine anno. “Mostra che il cambiamento climatico è una minaccia grave e crescente per il nostro benessere e per un pianeta sano – ha aggiunto -. Le nostre azioni di oggi determinano il modo in cui le persone si adattano e la natura risponde ai crescenti rischi connessi ai cambiamenti climatici”.
Le persone e gli ecosistemi più impotenti di fronte agli effetti del cambiamento climatico sono anche quelli maggiormente colpiti, sottolinea il rapporto pubblicato lunedì 28 febbraio, approvato dai 195 governi membri dell’IPCC. “Insieme, la crescente urbanizzazione e i cambiamenti climatici creano rischi complessi – ha spiegato Debra Roberts, copresidente del gruppo di lavoro II dell’IPCC -, specialmente per quelle città che già sperimentano una crescita urbana scarsamente pianificata, elevati livelli di povertà e disoccupazione e la mancanza di servizi di base”.
I rischi del cambiamento climatico
Eventi meteorologici estremi si stanno alternando, “causando – spiega il rapporto – impatti a cascata che sono sempre più difficili da gestire”. L’aumento di ondate di calore, siccità e inondazioni, che sta superando le soglie di tolleranza di piante e animali, sta causando mortalità di massa in alcune specie tra alberi e coralli.
Milioni di persone, poi, sono esposte a “grave insicurezza alimentare e idrica”, in particolar modo in Africa, Asia, America centrale e meridionale e nelle piccole isole e nell’Artico.
“Questo rapporto – ha commentato Lee, presidente dell’IPCC – riconosce l’interdipendenza tra clima, biodiversità e persone e integra le scienze naturali, sociali ed economiche in modo più forte rispetto alle precedenti valutazioni dell’IPCC. Il rapporto sottolinea l’urgenza di un’azione immediata e più ambiziosa per affrontare i rischi climatici. Le mezze misure non sono più una possibilità”.
Questo rapporto riconosce l’interdipendenza tra clima, biodiversità e persone e integra le scienze naturali, sociali ed economiche in modo più forte rispetto alle precedenti valutazioni dell’IPCC
Hoesung Lee, presidente dell’IPCC
La strada da percorrere: “salvaguardare e rafforzare la natura”
“Ecosistemi in salute sono più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici e forniscono servizi essenziali per la vita, come cibo e acqua”, ha detto Hans-Otto Portner, copresidente del gruppo di lavoro II dell’IPCC. “Ripristinando gli ecosistemi degradati e conservando efficacemente ed equamente il 30-50% degli habitat terrestri, d’acqua dolce e marini, le società umane possono trarre beneficio dalla capacità della natura di assorbire e immagazzinare carbonio. In questo modo possiamo accelerare il progresso verso lo sviluppo sostenibile, ma sono essenziali finanziamenti adeguati e sostegno politico”.
Le sfide a cui è chiamata la politica, il settore privato e la società civile sono molte, perché diverse sono le dinamiche globali che si intrecciano con il cambiamento climatico. L’uso insostenibile delle risorse naturali, la crescente urbanizzazione, le disuguaglianze sociali, le perdite e i danni da eventi estremi e la pandemia sono solo alcuni esempi. “Le città offrono anche opportunità di azione per il clima – ha aggiunto Roberts -: edifici verdi, forniture affidabili di acqua potabile ed energia rinnovabile, sistemi di trasporto sostenibili per collegare aree urbani e rurali. Sono tutte iniziative che possono portare a una società più inclusiva e più giusta”.