Il Dialogo tra scienza e politica è possibile?
Oggi, sono diventata guyanese per un giorno. Sì, proprio del Guyana: uno dei Paesi più a nord del Sudamerica, situato davanti al Mar dei Caraibi. Com’è possibile?! Beh, perchè ho partecipato alla plenaria della prima “Giornata dell’informazione sulla Terra” della storia delle Conferenze delle Parti (COP). E il moderatore ha invitato tutti gli osservatori presenti a prendere posto là dove normalmente sono sedutini rappresentanti delle Parti. Devo ammettere che è stato piuttosto divertente: per una che come me di mestiere fa la ricercatrice, questa attività risulta perfettamente in linea con lo spirito della giornata, quello di allargare il processo decisionale della COP22 a tutti i soggetti che si occupano di clima. La “Giornata dell’informazione sulla Terra” è infatti un’opportunità per tutta la comunità scientifica di fornire informazioni rilevanti e partecipare attivamente alla implementazione dell’Accordo di Parigi: l’evento, organizzato dall’UNFCCC Secretariat, dalla World Meteorological Organization (WMO) e dall’UNESCO, ha presentato un aggiornamento completo sulla situazione climatica globale e nuove possibilità concrete per supportare i processi decisionali avviati a livello regionale e nazionale in tema di contrasto al cambiamento climatico.
Nella plenaria di apertura, Omar Baddour (WMO) ha presentato i risultati chiave del rapporto “The Global Climate” in 2011-2015, il cui scopo è supportare l’azione dell’UNFCCC. Il report contribuisce a spiegare le tendenze che vedremo nei prossimi anni in tema di riscaldamento globale ed eventi catastrofici. I numeri che ha presentato sono (inaspettatamente) preoccupanti: il report conferma che il periodo 2011-2015 è stato il più caldo di sempre e il 2015 l’anno più caldo in assoluto, con il 2016 tendenzialmente in grado di battere il record. I ghiacci del Mare Artico hanno continuato a sciogliersi e la media del livello dei ghiacci nel mese di settembre è scesa a circa il 30 % di quella relativa al periodo 1981-2010.
Per quanto riguarda gli eventi estremi, il rapporto sottolinea che dal 2011 la probabilità di eventi estremi, specialmente per ciò che riguarda le alte temperature, si è moltiplicata, in alcuni casi addirittura dieci volte.
Tutto ciò sottolinea il bisogno di interventi urgenti, soprattutto per contrastare le enormi implicazioni in campo umanitario che si verificheranno sempre di più nei Paesi in via di sviluppo. Per fare un esempio, la carestia che ha colpito il Corno d’Africa nel 2011-2012 facendo più di 250mila morti è stata una conseguenza della estrema siccità dell’anno precedente.
Il 14 Novembre, alla COP di Marrakech, sarà presentato anche un rapporto sullo stato previsionale del clima globale per l’anno 2016, ha annunciato Baddour.
La plenaria ha anche ospitato la presentazione del “Piano di implementazione per un sistema di osservazione della situazione climatica globale”, recentemente approvato, che spiega le variabili climatiche fondamentali, gli indicatori e le misure necessarie per trasformare l’Accordo di Parigi in azioni concrete e raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
I lavori sono continuati nel pomeriggio con uno specifico focus sui sistemi di osservazione della terra a supporto delle misure di adattamento in Africa. La “Giornata di informazione sulla Terra” è stato un primo tentativo di rafforzare il dialogo tra scienza e politica, allo scopo di intensificare l’implementazione dell’Accordo di Parigi. La scienza ha giocato un ruolo chiave nella definizione dell’Accordo, esplicitando i rischi di un eventuale immobilismo politico. Ora, è tempo di portare la discussione ad un livello più alto, considerando il ruolo che essa giocherà nel sorreggere la revisione dei piani di azione climatica presentati ogni anno dalle Parti, revisione che avverrà nel 2018.