I numeri del riscaldamento globale: sempre più vicini a soglie di non ritorno

”Siamo su un’autostrada verso l’inferno climatico con il piede premuto sull’acceleratore”. Così il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è intervenuto in apertura della Cop27 che ha preso ufficialmente il via ieri a Sharm El-Sheikh. 

di Roberto Barbiero e Lavinia Laiti, APPA

Per capire la gravità dell’emergenza climatica che stiamo vivendo proviamo a farci aiutare da alcuni “numeri” estratti dai vari rapporti che gli scienziati del clima hanno messo sul tavolo dei negoziatori come monito alla Cop27. 

Il rapporto preliminare sullo Stato Globale del Clima per il 2022 dell’Organizzazione meteorologica mondiale conferma il progressivo riscaldamento e indica come, per l’anno in corso, la stima della temperatura media globale possa assestarsi 1,15°C al di sopra della media del periodo pre-industriale di riferimento (1850-1900). Si tratta di un riscaldamento globale che è stato attenuato in parte dalla presenza del fenomeno di “La Niña”, che provoca un anomalo raffreddamento delle temperature superficiali dell’Oceano Pacifico vicino alle coste del Sud America. Tuttavia, a livello globale diverse aree del Pianeta hanno fatto osservare contemporaneamente valori record di temperatura. L’Europa, in particolare, che negli ultimi trent’anni ha subito un riscaldamento accelerato ad un ritmo doppio rispetto alla media globale, ha attraversato l’estate più calda mai osservata. Quest’anno i ghiacciai alpini hanno perso un quantitativo eccezionale di ghiaccio, con spessori ridotti di circa 3-5 m e superiori al precedente record dell’estate 2003.

La preoccupazione dei climatologi è legata al progressivo avvicinamento alla soglia di 1,5°C di aumento delle temperature sopra i livelli pre-industriali, che potrebbe portarci al raggiungimento di modificazioni irreversibili e punti di non ritorno (i cosiddetti “tipping point”) per quanto concerne le conseguenze che potrebbero soffrire i sistemi fisici e naturali. Sotto osservazione sono in particolare le modifiche della circolazione atmosferica, come ad esempio nel caso dei monsoni, il rallentamento del flusso della corrente oceanica atlantica, la fusione dei ghiacci polari Artici e Antartici e la perdita della foresta pluviale amazzonica. Tutte modifiche che condurrebbero a impatti devastanti sugli ecosistemi e, di conseguenza, sulla società umana. La stima è che ci sia il 48% di probabilità che nei prossimi cinque anni la soglia di 1,5°C di aumento delle temperature possa temporaneamente essere superata in almeno uno di questi anni . 

Non è solo il mondo dei ghiacci a soffrire, anche le acque degli oceani si stanno modificando. Lo strato superiore dei mari, pari ai primi 2000 m di profondità circa, si sta scaldando ad un ritmo crescente negli ultimi decenni. Le ondate di calore marine stanno diventando molto più frequenti di quelle di freddo: nel 2022 più del 55% degli oceani ha subito almeno un’ondata di calore marina, mentre solo il 22% un’ondata di freddo. La fusione dei ghiacci è inoltre la principale responsabile dell’innalzamento dei livelli dei mari, che hanno più che raddoppiato la velocità di crescita tra il decennio 1993-2002 e il 2013-2022, passando da 2,1 mm/anno a circa 4,4 mm/anno.

Gli eventi meteorologici estremi stanno aumentando in frequenza ed intensità a scala globale e anche il 2022 ha fatto registrare una lunga serie di eventi con conseguenze spesso drammatiche, come elenca il rapporto sullo Stato Globale del Clima per il 2022. 

In Africa orientale, le precipitazioni sono state al di sotto della media in quattro stagioni delle piogge consecutive con segnali che anche la stagione in corso potrebbe essere secca. A causa della persistente siccità, nel mese di giugno tra 18,4 e 19,3 milioni di persone hanno dovuto affrontare una crisi alimentare o il peggioramento del livello di insicurezza alimentare. La situazione potrebbe precipitare se tale siccità dovesse prolungarsi ulteriormente, causando potenzialmente una crisi alimentare in Kenya, Somalia ed Etiopia.

La pioggia record di luglio e agosto ha portato a estese inondazioni in Pakistan che hanno colpito circa 33 milioni di persone e costretto ben 7,9 milioni a lasciare le proprie abitazioni. Le inondazioni sono state inoltre precedute da un’ondata di caldo estremo a marzo e aprile sia in India che in Pakistan.

La regione dell’Africa meridionale è stata colpita da una serie di cicloni all’inizio dell’anno, che hanno colpito più duramente il Madagascar con piogge torrenziali e inondazioni devastanti. 

Nel mese di settembre l’uragano Ian ha causato ingenti danni e perdite di vite umane a Cuba e nel sud-ovest della Florida.

Gran parte dell’emisfero settentrionale è stato eccezionalmente caldo e secco durante il 2022. La Cina ha avuto l’ondata di caldo più estesa e di lunga durata dall’inizio delle osservazioni nazionali e la seconda estate più secca mai registrata. 

Gran parte dell’Europa ha subito ripetuti episodi di caldo estremo. Il Regno Unito ha registrato un nuovo record nazionale il 19 luglio, quando la temperatura ha superato per la prima volta i 40°C. Ciò è stato accompagnato da una grave siccità, persistente anche in autunno in Italia, e da gravi incendi. I fiumi europei, inclusi il Reno, la Loira e il Danubio, sono scesi a livelli estremamente bassi.

L’aumento della popolazione esposta agli impatti dei cambiamenti climatici è considerevole in tutto il mondo, anche nella nostra Europa, ma sono soprattutto le popolazioni più vulnerabili quelle che devono e dovranno affrontare impatti socio economici sempre più rilevanti.L’attenzione per l’azione per il clima alla COP27 si è quindi estesa inevitabilmente alle necessarie politiche di adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici. Servono finanziamenti e tecnologie per consentire alle popolazioni più vulnerabili di ridurre i rischi ai quali sono esposte, soprattutto nei paesi africani. Un importante annuncio in tal senso è stato quello del segretario generale dell’ONU,  António Guterres, che ha rivelato i dettagli del suo “Executive Action Plan for the Early Warnings for All Initiative che punta a garantire che tutti gli esseri umani siano protetti da sistemi di allerta precoce entro i prossimi 5 anni prevedendo nuovi investimenti iniziali di 3,1 miliardi di dollari tra il 2023 e il 2027. Si tratta di un’iniziativa importante che tuttavia non può sostituirsi alla indispensabile necessità di rimuovere, o quantomeno ridurre, gli ostacoli socio-economici che sono all’origine della situazione di vulnerabilità di molti Paesi.